La nuova generazione di cobot sta migliorando il lavoro manuale

La tecnologia nell’automazione può rendere il lavoro meno pericoloso, faticoso e noioso, ma richiede un’implementazione attenta e un impegno nella riqualificazione del personale. Questo articolo racconta le considerazioni di Nicola O’Byrne, global ambassador di ADI per la robotica.

Pubblicato il 15 Mar 2022

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Prima dell’inizio di questo decennio, erano già in atto sforzi per ampliare l’adozione della tecnologia robotica. I robot venivano installati in numero sempre maggiore, soprattutto nelle fabbriche, ma più ampiamente anche nei laboratori scientifici, nei magazzini e nelle strutture logistiche, e persino in settori tradizionalmente molto dinamici come l’orticoltura.

Successivamente, nel marzo 2020, questi sforzi hanno dovuto improvvisamente raddoppiare con l’insorgere della pandemia SARS-CoV-2. La nuova normalità dettata dalla crisi del coronavirus ha imposto la necessità del distanziamento sociale nei luoghi di lavoro, ha aumentato il volume delle transazioni di e-commerce nonché la domanda di servizi di fulfilment, e ha mostrato all’industria quanto le sue supply chain lontane e globalizzate fossero sorprendentemente fragili. Pertanto la robotica ricopre un ruolo importante nella risposta dell’industria a questi fenomeni indotti dal coronavirus.

Le innovazioni nella tecnologia dei sistemi robotici li hanno resi ancora più veloci e facili da implementare. Man mano che le sfide tecniche della robotica diventano più facili da risolvere, il focus si sposta sulle persone e sui processi. La tecnologia robotica può portare a profondi cambiamenti nei modelli di impiego del personale, nella richiesta di competenze e formazione, e persino nella cultura organizzativa e nella società in generale. Questi cambiamenti meritano una grande attenzione da parte delle organizzazioni e degli enti pubblici.

Linee guida di alto livello per le aziende che implementano programmi di robotica

Per supportare l’industria in questo cambiamento, Analog Devices ha nominato Nicola O’Bryne suo Global Ambassador per la robotica. O’Bryne è un’ingegnera che vanta anni di esperienza nello sviluppo di componenti e tecnologie per sistemi robotici come motori, moduli Slam e rilevamento degli eventi.

Attualmente O’Bryne fornisce consulenza ai clienti di ADI, e ai clienti dei suoi clienti, sulle questioni più ampie legate all’introduzione o all’estensione della robotica. O’Bryne sostiene che questa visione di livello superiore sia estremamente importante, poiché la pandemia sta spingendo le aziende ad adottare la tecnologia robotica molto più velocemente che in passato. E, se tengono conto dei problemi sollevati da O’Bryne, le aziende possono essere certe che le loro implementazioni non saranno solo rapide, ma anche efficaci e un bene sia per l’azienda che per le comunità in cui operano.

“Sappiamo in base all’esperienza del mondo reale che i robot sono enormi potenziatori di produttività sulle linee di produzione di fabbrica”, afferma Nicola O’Bryne. “Gli utilizzi classici dei robot comportano l’impiego di macchine grandi e costose, che per l’installazione, la messa in funzione e la programmazione, richiedono settimane “.

“Da quando la pandemia di coronavirus ha avuto inizio, abbiamo constatato un crescente interesse nell’impiego di nuove tipologie di robot, compresi i robot collaborativi, noti come cobot. Le assenze per malattia o autoisolamento rendono più difficile pianificare i turni di lavoro e la necessità di distanziamento sociale sul posto di lavoro significa che in alcuni ambienti i datori di lavoro non possono usufruire di tutto il team di lavoratori. Robot o cobot offrono il potenziale per prendere in mano la situazione”.

La pandemia ha anche messo sotto pressione le supply chain globali che stavano già risentendo delle tensioni commerciali USA-Cina e della Brexit. Una risposta comune è quella di attuare un reshore della produzione, in modo che i prodotti siano fabbricati più vicino al punto di acquisto o di utilizzo.

Anche in questo caso i robot giochino un ruolo importante, come afferma O’Bryne: “Il reshoring può essere positivo per la continuità e la resilienza del business, ma i produttori che operano in Europa occidentale o in Nord America non hanno accesso alla manodopera a basso costo come in Cina o in altre nazioni asiatiche. I robot risolvono il problema della forza lavoro, fornendo anche l’ulteriore vantaggio di consentire un approccio più modulare e flessibile alle operazioni di produzione, per supportare il passaggio verso la customizzazione di massa”.

Molti nuovi casi d’uso e nuove aree di impiego vedranno coinvolti i cobot

Nuovi ruoli per nuove tipologie di robot

Secondo O’Bryne, questa nuova ondata di automazione si può riassumere come segue: le organizzazioni innovative stanno trovando nuovi modi per automatizzare che richiedono nuovi tipi di robot e nuove competenze dei loro operatori. O’Bryne afferma: “Uno dei maggiori nuovi sviluppi riguarda la progettazione e l’implementazione dei cobot. Il ruolo dei cobot è quello di eliminare la fatica e lo sforzo che comporta molto lavoro manuale. Possono svolgere i compiti noiosi, faticosi o pericolosi come lucidare, fresare, trapanare o tagliare, sotto la supervisione di un operatore”. Gli studi hanno dimostrato che quando si lavora con i cobot la sicurezza sul lavoro aumenta.1

Il funzionamento dei cobot a fianco di un collega umano richiede che la potenza utilizzata e lo spazio occupato debbano essere molto più contenuti rispetto a un robot standalone convenzionale. Questo significa che i cobot dovranno avere la consapevolezza del loro ambiente, in modo da rallentare o fermarsi quando rilevano una persona vicino a una parte in movimento come un utensile o il braccio del cobot.

I produttori di cobot stanno anche realizzando nuovi sistemi per consentire una messa in servizio e una programmazione più facili e veloci. O’Bryne prosegue: “I produttori di cobot hanno adottato un approccio alla programmazione altamente astratto. In molti casi, l’utente non ha bisogno di scrivere una sola riga di codice poiché le operazioni del cobot possono essere configurate tramite un tablet. Pertanto l’operatore può eseguire una programmazione guidata, posizionando il braccio del cobot in una sequenza di punti nello spazio e premendo un pulsante sul tablet per memorizzare la sequenza desiderata nella memoria del cobot”.

Umani e cobot possono lavorare fianco a fianco.

Cobot più piccoli ed economici, più veloci e facili da implementare: questa è la visione del settore per una più ampia adozione della robotica. La combinazione di un cobot e di un essere umano può permettere il raggiungimento di risultati migliori in modo più sicuro rispetto a quello raggiunto dai soli esseri umani. Questo sta dando origine a interessanti opportunità di re-immaginare il lavoro e il luogo di lavoro. Quello che siamo abituati a pensare come lavoro manuale potrebbe essere trasformato, eliminando lo sforzo fisico, la routine e il pericolo, così come la possibilità di errore umano, dando allo stesso tempo ai lavoratori tempo per svolgere attività più stimolanti e che sfruttino meglio le loro capacità cognitive.

Tuttavia O’Bryne insiste sul fatto che, se l’industria vuole mantenere il consenso delle comunità in cui opera, questa trasformazione necessita di una gestione attenta. A questo proposito afferma: “Ancora oggi le persone hanno paura che i robot sostituiscano i lavoratori, in particolare quelli meno qualificati e meno pagati della società. Anche se comprendo la paura, ritengo che sia mal riposta. In effetti, l’introduzione dei robot sottrae compiti agli umani, ma non posti di lavoro. Le persone devono fare quello che i cobot non possono fare: gestire il processo, usare la creatività per affinarlo o reinventarlo, e costruire la squadra che lavora con i cobot. Queste sono funzioni che richiedono l’intelligenza umana, non le macchine”.

O’Bryne sostiene anche che coloro che sono già impiegati per svolgere un compito, sono spesso le persone migliori per configurare, far funzionare e gestire il cobot: “In una fabbrica, sono le persone in officina che hanno la conoscenza più profonda del processo, quindi sapranno come integrare i cobot al meglio. Naturalmente, questo cambiamento nel loro ruolo richiede alcune competenze e conoscenze aggiuntive, ma le organizzazioni possono portare il loro personale e la comunità dalla loro parte se riusciranno a sostenere questa transizione con consistenti programmi di formazione e riorganizzazione. Penso che gli enti pubblici possano giocare un ruolo utilissimo anche in questo caso, ad esempio, estendendo l’offerta di corsi di robotica professionale per i laureati allo scopo di aumentare il loro valore per un primo impiego.”

Un risultato vantaggioso per tutti dall’adozione di nuove tecnologie robotiche è possibile, ma la lezione impartita da esperti come Nicola O’Bryne di ADI è molto chiara: “La tecnologia è al centro delle implementazioni di successo della robotica, tuttavia occorre prendersi cura anche delle persone e del processo se si vuole godere di tutti i benefici che la nuova generazione di robot ha da offrire”.

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Redazione

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