I tagli a Impresa 4.0 preoccupano le imprese. Bianchi (Confindustria): “Questione industriale torni al centro della politica economica”

Pubblicato il 19 Ott 2018

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Nonostante le rassicurazioni delle scorse settimane, sembra delinearsi il rischio concreto di vedere, nella prossima legge di bilancio, un taglio forte agli incentivi che hanno caratterizzato le politiche di Impresa 4.0. In attesa degli atti ufficiali – il disegno di legge di bilancio dovrebbe essere depositato il 20 ottobre, ma è probabile uno slittamento a lunedì – si prevede un ridimensionamento dell’iperammortamento e nessun rinnovo per superammortamento, credito d’imposta per la formazione 4.0Nuova Sabatini (le cui disponibilità sono ormai agli sgoccioli).

Di nero su bianco per ora c’è poco – solo le tabelle del Documento Programmatico di Bilancio – ma in chi ogni giorno si occupa di impresa la preoccupazione è molto forte. Il rischio, infatti, è che una discontinuità nelle politiche industriali del governo, possa in un certo senso bloccare quel percorso virtuoso di crescita che la nostra economia sembra avere imboccato.

Bianchi (Confindustria): “Così perdiamo un disegno complessivo di politica industriale”

La pensa così Andrea Bianchi, Direttore Area Politiche Industriali di Confindustria, secondo il quale “il Piano industria 4.0 ha funzionato perché ha sollecitato uno sforzo comune di governo imprese e sistema della ricerca sulla sfida dell’innovazione digitale. In questo contesto avevamo chiesto al governo una azione di manutenzione del piano finalizzata a consolidare il ciclo di investimenti e allargare la platea delle imprese coinvolte con una più forte attenzione alla formazione del capitale umano”.

Così purtroppo, salvo sorprese, non sarà. “Le anticipazioni sulla manovra – dice Bianchi – sembrano tradire queste aspettative con un ridimensionamento delle misure e soprattutto la perdita di un disegno complessivo di politica industriale che ci penalizza nel confronto con gli altri paesi europei che, al contrario, continuano a sostenere i propri sistemi produttivi con misure consistenti e orientate al medio periodo. Ci auguriamo che nel dibattito parlamentare sia possibile avviare un confronto con le forze politiche finalizzato a rimettere al centro della politica economica la questione industriale”.

Gay (Anitec-Assinform): “Poca attenzione al digitale, Impresa 4.0 ha accelerato la crescita”

“Da quello che oggi si può leggere – e questa è una precisazione doverosa – emerge un po’ di delusione e di preoccupazione“, dice il Presidente di Anitec Assinform, Marco Gay. “Delusione perché il mondo dell’ICT, quello del digitale, straordinario acceleratore della crescita economica e dell’industrializzazione moderna, sembra che non abbia l’attenzione che speravamo, e neanche quella che meriterebbe in una visione di medio e lungo termine di crescita dell’industria del paese. Ma traspare anche la preoccupazione di non vedere una traiettoria che ha dato risultato oggettivi negli ultimi anni, e che vediamo un pochino accantonata a fronte di operazioni che ritengo più assistenzialiste che creatrici di sviluppo”. 

“Questo, ovviamente, riguarda quello che possiamo vedere oggi – precisa Gay – e sarei molto contento, tra qualche giorno, di leggere degli allegati a una legge di bilancio che riportano al centro una politica industriale per la digitalizzazione, l’attenzione alle piccole e medie imprese innovative, all’ecosistema delle startup, che sono un industria da 10 mila aziende per 50 mila addetti, industria che può fare la differenza nel futuro del paese”. Per questo motivo, quindi, prosegue la strada del dialogo, che avrà uno dei momenti focali il 25 ottobre, quando Anitec-Assinform organizza a Roma l’iniziativa nazionale “Digitale per crescere”, un’occasione per raccontare “i numeri di un economia digitale che cresce il doppio rispetto al PIL, e quindi lo potenzio e trascino la crescita”.

Un’occasione, anche, per lanciare le proposte per la trasformazione digitale del paese che partono dalla richiesta di un Ministero per l’Italia digitale al mantenimento degli investimenti. “Noi auspichiamo che ci possa essere una continuità delle politiche di impresa 4.0 – conclude – ma chiediamo anche qualcosa in più, come l’inclusione dell’iperdeducibilità dei canoni per il software fruito su cloud, perché si tratta di una parte essenziale di quella catena di applicazioni di impresa 4.0 che oggi ancora manca”. 

Pagani (CNA) “Garantire continuità alle imprese”

Mario Pagani, Responsabile Dipartimento Politiche Industriali di CNA, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa, al momento, si attiene agli atti ufficiali disponibili. “Dalle prime indicazioni il governo parrebbe orientato a confermare le misure riferite al Piano Impresa 4.0 – spiega – e ci auguriamo di avere assicurazioni in tal senso dai prossimi dispositivi ufficiali. Dobbiamo, infatti, ricordare che siamo di fronte a un tema prioritario per il paese. Il Piano Impresa 4.0, infatti, è entrato in campo dopo una discesa drammatica degli investimenti privati che aveva portato a una perdita di circa 30 punti nell’arco dei primi 15 anni del nuovo millennio. Ora siamo in presenza, fortunatamente, di una ripresa degli investimenti nel privato, e sono investimenti qualificati, ma pensare di avere risolto in 24 mesi il gap precedente è, oggettivamente una follia“. 

Qualora vi sia un ridimensionamento, o peggio dei tagli, il rischio è che siano proprio le piccole e medie imprese, che CNA rappresenta, a soffrire maggiormente, anche perché si tratta di realtà industriali, che impiegano più tempo a raccogliere i benefici dei nuovi incentivi. “Siamo tutti consapevoli che in presenza di nuovi strumenti di incentivazione – spiega – ad arrivare prima sono le imprese più strutturate, mentre le  più piccole hanno tempi lunghi. Il nostro, però, è un tessuto produttivo fatto, in grandissima parte di piccole imprese, e anche per questo c’è la necessità di dare continuità a questi strumenti, per dare modo alle imprese di continuare a fare investimenti che rappresentano di fatto la rimessa in competitività del nostro sistema produttivo”. 

Depotenziare il piano Impresa 4.0, infatti, porterebbe a rompere gli equilibri su cui si basa la positività degli incentivi che devono essere “semplici, e questi lo erano – spiega Pagani – e certi nel tempo, con misure che possano consentire all’impresa di programmare l’investimento. Noi chiedevamo, da sempre, che fosse allineato tutto alla tempistica del credito di imposta sulla ricerca, e quindi fino al 2020. L’impresa avrebbe avuto, così, davanti una serie di strumenti rispetto ai quali poter ragionare in modo anche sereno, rispetto alle proprie realistiche prospettive di sviluppo”.

Per adesso, comunque, si aspettano le misure definitive anche se, dice Pagani, “penso sia giusto marcare la necessità di garantire un minimo di continuità, serenità e certezze alle imprese e mi auguro che in queste settimane si attivi un confronto atto a verificare, pur nell’ambito delle compatibilità di bilancio che rispettiamo, se è possibile garantire alcune priorità fondamentali per il sistema paese”. 

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Fabrizio Cerignale

Giornalista professionista, con in tasca un vecchio diploma da perito elettronico. Free lance e mobile journalist per vocazione, collabora da oltre trent’anni con agenzie di stampa e quotidiani, televisioni e siti web, realizzando, articoli, video, reportage fotografici. Giornalista generalista ma con una grande passione per la tecnologia a 360 gradi, da quella quotidiana, che aiuta a vivere meglio, alla robotica all’automazione.

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