Open Industry 4.0 Alliance, un’alleanza contro la babele digitale

Pubblicato il 12 Apr 2019

L'obiettivo della Open Industry 4.0 Alliance è realizzare un ecosistema aperto e standardizzato per la digitalizzazione degli impianti di produzione industriale (foto Endress+Hauser)

Open Industry 4.0 Alliance è un’iniziativa che è stata annunciata durante la Fiera di Hannover, da poco conclusasi.

Fondata da sette importanti aziende, prevalentemente tedesche, operanti nel mechanical engineering, nell’automazione industriale e nel software (Beckhoff, Endress+Hauser, Hilscher, ifm, Kuka, Multivac e SAP), alle quali si sono presto aggiunti sei ulteriori soci (Balluff, Gebhardt, Pepperl+Fuchs, Schmidtsche Schack, Samson e Wika), l’Alliance ha come obiettivo principale quello di superare le soluzioni proprietarie per realizzare un ecosistema, che si chiamerà Open Industry 4.0 Framework, interamente basato su standard esistenti come I/O Link, OPC UA e RAMI (Reference Architectural Model for Industry 4.0), capace di coprire tutte le fasi di vita dei prodotti, dalla produzione alla manutenzione.

In questo ecosistema dunque, le macchine dei vari produttori saranno in grado di interoperare grazie agli standard comuni. L’Alleanza dichiara di voler arrivare ad avere smart factory nelle quali l’80% delle macchine siano capaci di parlare lo stesso linguaggio.

Dopo aver completato il primo “proof of concept” nel 2018, con un sistema di produzione adattabile e flessibile installato in Kuka, al momento i membri dell’Alliance sono impegnati a completare ulteriori proof of concept anche presso clienti, con un target temporale fissato a metà 2019. Nella seconda metà dell’anno dovremmo infine vedere le prime proposte complete da parte dei membri fondatori.

In alto le aziende fondatrici dell’Alliance, in basso quelle che hanno già aderito all’iniziativa

La situazione attuale

L’operatività degli stabilimenti, degli impianti e nei centri logistici delle medie e grandi aziende è caratterizzata da una diffusa eterogeneità degli apparati: tanti macchinari diversi, di tanti produttori diversi. Purtroppo, oggi come oggi questo significa anche una eterogeneità di standard di connessione, gestione dati, sicurezza IT e via discorrendo, che rende difficile coordinare il tutto, limita fortemente la libertà di scelta delle aziende nella creazione degli impianti e agisce da freno sulla scalabilità dell’Industry 4.0.

Di qui l’idea di creare un’offerta di prodotti aperti, basati su standard non proprietari e compatibili fra loro, in modo che gli utilizzatori possano scegliere ciò di cui hanno bisogno da un insieme di soluzioni e componenti modulari, compatibili e scalabili. Queste soluzioni sono realizzate con il contributo fondamentale del know-how delle aziende che fanno parte dell’Alliance, e rappresentano un’opzione a basso rischio, indipendente dal venditore e proveniente da aziende note, per realizzare impianti industry 4.0.

Vantaggi per tutti

Poter adottare soluzioni e servizi basati su una sorta di piattaforma comune porterà ovvi vantaggi agli operatori e proprietari degli impianti industriali, che potranno contare su una maggiore libertà nella scelta delle apparecchiature che andranno a costituire le linee, oltre a godere a impianto installato di costanti risparmi sui costi e di una maggiore efficienza e ottimizzazione della produzione e della logistica.

Ma ci sono vantaggi anche per i membri di Open Industry 4.0 Alliance. La struttura dell’Alliance – sostengono gli associati – migliora la collaborazione tra clienti e produttori di risorse, attraverso una visibilità pressoché in tempo reale delle operazioni e dell’utilizzo delle risorse. I produttori possono inoltre espandere la propria offerta di servizi, aumentarne l’efficienza, fidelizzare i clienti e migliorare la progettazione dei prodotti. Ulteriori entrate attraverso servizi a valore aggiunto possono aiutare a differenziare le offerte di prodotti.

Le aree di interesse

L’Alliance propone, come abbiamo detto più sopra, soluzioni modulari. Scendendo nel concreto, la proposta si articola su quattro moduli, più una serie di servizi. I quattro moduli riguardano la Device Connectivity, che si occupa della connessione dei macchinari e dei sensori; l’Edge, visto come nodo centrale per tutte le funzioni necessarie in fabbrica; l’Operator Cloud, che fa da nodo centrale nelle aziende clienti implementando un layer aperto di interoperabilità e supportando tutte le funzioni e applicazioni enterprise-centric; e infine il Cloud Central, un sistema che permetterà alle aziende di comunicare e scambiare bidirezionalmente fra loro vari tipi di dati, dalle misure raccolte dai sensori di calibrazione, fino alla documentazione e manualistica di assistenza.

In aggiunta ai quattro moduli, l’Alliance proporrà un’offerta di servizi, creata con gli stessi requisiti di apertura e interoperabilità in modo da completare, con la parte logistica, l’ecosistema aperto.

L’esempio dell’ICT

Difficile a oggi quantificare in modo preciso i vantaggi derivanti da un approccio basato su apertura, interoperabilità e standard comuni; tuttavia, abbiamo un esempio molto interessante nel mondo ICT, dove già da decenni si è capito che le soluzioni proprietarie e le chiusure portavano più problemi che altro, e dove ormai praticamente non esistono aziende che pensano di poter fare tutto da sole, neppure se si chiamano IBM o Apple.

Nell’ICT il processo di convergenza verso standard aperti e interoperabilità si è evoluto al punto che oggi la prassi prevede di progettare gli standard in modo condiviso fin dall’inizio dello sviluppo, in modo da velocizzarne al massimo l’adozione eliminando le fasi di transizione da precedenti sistemi proprietari. Questo modo di operare ha velocizzato, per fare un esempio, l’adozione generalizzata delle reti cellulari wireless, facendo diventare pervasive in pochi anni tecnologie che richiedono infrastrutture complesse come le reti cellulari 4 e 5G, e trasformando quello che era un mercato di nicchia in uno dei maggiori business globali, con soddisfazione sia dei player che degli utenti.

È altamente probabile che il successo dell’approccio aperto adottato nel mondo ICT si possa ripetere anche nell’universo dell’industria 4.0. Se è così, i primi risultati potrebbero arrivare molto presto.

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Renzo Zonin
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