Incentivi per Industria 4.0, parla Andrea Bianchi: ecco le proposte (e i paletti) di Confindustria

Confindustria evidenzia diverse criticità formali e sostanziali del nuovo credito d’imposta per l’acquisto dei beni strumentali, mentre mostra interesse per l’allargamento del credito d’imposta per ricerca e sviluppo anche a innovazione e design. Sul punto Andrea Bianchi rilancia: bisogna premiare i progetti di innovazione che dimostrino di avere un impatto positivo sull’ambiente oppure di orientare l’impresa sulla strada dell’innovazione 4.0

Pubblicato il 06 Dic 2019

bianchi

“Confindustria ci sta, a patto che si facciano alcune correzioni fondamentali”. A parlare è Andrea Bianchi, direttore delle politiche industriali di Confindustria, e l’argomento sono i nuovi incentivi per Industria 4.0 – Impresa 4.0 che il Ministero dello Sviluppo Economico vorrebbe modificare nel passaggio della manovra di bilancio alla Camera dei Deputati. Ricostruiamo brevemente i punti salienti della proposta di riforma del Ministero e vediamo quali sono le criticità e i paletti sollevati da Confindustria.

Credito d’imposta per acquisto di beni strumentali

In occasione della riunione del tavolo per la Transizione 4.0 il Ministero ha presentato una proposta di modifica degli incentivi per Industria 4.0 prevedendo l’introduzione, al posto di super e iperammortamento, di un nuovo credito d’imposta per investimenti in beni strumentali utilizzabile in compensazione in 5 anni.

Il Ministero ha accompagnato la nuova proposta con l’intenzione di rendere il piano di incentivi triennale. Poiché però non ci sono le risorse, la bozza del testo dell’emendamento dispone il rinnovo solo per un anno.

“Questa è la prima, fondamentale criticità”, rileva Bianchi. “Se non ci sono le risorse per impostare il nuovo strumento almeno sui tre anni tanto vale confermare super e iperammortamento”, spiega.

Il cambio di paradigma da super e iperammortamento al credito d’imposta, secondo il Ministero, permetterebbe l’aumento della platea dei potenziali beneficiari del 40% e una velocizzazione dei tempi di fruizione (cinque anni a partire dal gennaio dell’anno successivo all’acquisizione del bene) rispetto al sistema attuale.

“Questo principio ci trova d’accordo, ma nella bozza dell’emendamento preparato dal Ministero emergono alcuni punti da correggere. In primo luogo occorre rendere esplicita la deroga al Decreto Fiscale per assicurare l’effettiva possibilità di utilizzare il credito d’imposta a partire dal gennaio dell’anno successivo a quello dell’entrata in funzione del macchinario. In secondo luogo l’attuale testo prevede che per l’utilizzo del credito d’imposta sia necessaria un’autorizzazione dell’Agenzia delle entrate. Questo meccanismo fa perdere l’automatismo della misura, che ha determinato finora il successo di super e iperammortamento”.

Sempre al fine di aumentare le opportunità di utilizzo dell’incentivo Bianchi chiede di estendere la possibilità di compensazione del Credito d’imposta – finora limitata ai debiti tributari – anche ai contributi previdenziali e assistenziali (INAIL e INPS).

Nella proposta del Governo il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali è differenziato a seconda della tipologia di investimenti, che corrispondono agli attuali superammortamento, iperammortamento e maxiammortamento per i software.

Il superammortamento verrebbe sostituito da un credito d’imposta del 6% per l’acquisto di beni strumentali fino a un massimo di 2 milioni di euro.

Il credito d’imposta per l’acquisizione dei beni 4.0 – che sostituirebbe l’iperammortamento – avrebbe invece due distinti scaglioni: il 40% per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro e il 20% per i beni di valore compreso tra 2,5 e 10 milioni.

Il credito d’imposta per gli investimenti in beni immateriali – software, anche se acquisiti con abbonamenti a piattaforme in cloud comuting, è invece del 15% con un limite massimo per il valore del beni incentivati di 500.000 euro. La fruizione di questo incentivo diventa inoltre indipendente rispetto all’acquisizione di un bene materiale, che oggi è un prerequisito indispensabile. Su questo punto Confindustria avanza la richiesta di aumentare il limite massimo per gli investimenti in beni immateriali da 500.000 euro “almeno a 1 milione”.

Il credito d’imposta per ricerca e sviluppo, innovazione e design

Ben diverso il giudizio sul nuovo credito d’imposta per ricerca e sviluppo, innovazione e design. Il testo integrale della proposta governativa è disponile qui. In estrema sintesi la nuova disciplina prevede che le tre attività siano agevolate secondo il seguente schema

  • Per le attività di ricerca e sviluppo il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 12%, nel limite massimo di 3 milioni di euro per periodo d’imposta.
  • Per le attività di innovazione tecnologica previste dal comma 4, il credito d’imposta è riconosciuto, separatamente, in misura pari al 6%, nel limite massimo di 1,5 milioni di euro per periodo d’imposta.
  • Per le attività di design e ideazione estetica previste dal comma 5, il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 6% nel limite massimo di 1,5 milioni di euro per periodo d’imposta.

Per alcune spese, come ad esempio quelle relative ai ricercatori e ai tecnici dipendenti oppure quelle relative ai contratti di ricerca extra-muros stipulati con università e istituti di ricerca, l’importo del credito è maggiorato del 50%. Il nuovo credito d’imposta sarà fruibile attraverso compensazione in tre quote annuali di pari importo, a partire dal periodo di imposta successivo a quello di maturazione.

Anche in questo caso Confindustria solleva le stesse criticità evidenziate per il credito d’imposta per i beni strumentali e cioè la necessità di introdurre una deroga alle regole di compensazione di cui all’art. 3 del DL Fiscale, di rendere il credito fruibile in compensazione anche con i debiti previdenziali e di evitare il meccanismo autorizzativo dell’Agenzia delle entrate.

Per quanto riguarda il credito d’imposta per il design, che la proposta ministeriale prevede valga solo per i settori tessile e moda, calzaturiero, occhialeria, orafo, mobile e arredo e della ceramica per la concezione e realizzazione di nuovi campionari, Bianchi rileva che “bisogna evitare l’esclusione di settori e problemi di compatibilità con la disciplina sugli aiuti di Stato“.

Innovazione 4.0 e green

Confindustria non si è però limitata a suggerire correzioni di possibili errori, ma si sta facendo anche portatrice di una proposta di integrazione del nuovo piano con un’ulteriore misura.

“Al Ministero abbiamo proposto di prevedere, nell’ambito del nuovo credito d’imposta per l’innovazione, una maggiorazione dell’aliquota dal 6% al 10% per quei progetti di innovazione che dimostrino di avere un impatto positivo sull’ambiente oppure di orientare l’impresa sulla strada dell’innovazione 4.0“, spiega Bianchi.

L’idea di Confindustria, insomma, è quella di sostituire la misura attualmente prevista nel disegno di legge di bilancio (10% di credito di imposta fino a 60 mila euro) con questa nuova previsione che si inserirebbe nell’ambito del più vasto credito d’imposta per l’innovazione e che avrebbe così un limite complessivo a 1,5 milioni.

In particolare, i progetti green sono quelli che possono generare incrementi di produttività a fronte di un minore utilizzo di risorse, generare ridotte emissioni inquinanti a parità o a fronte di minore intensità energetica; generare ridotte emissioni di carbonio da processi industriali, sempre a parità o a fronte di minore intensità energetica o maggiore produttività rispetto ai beni attualmente utilizzati; realizzare utilizzi alternativi dei materiali.

Per quanto riguarda i progetti 4.0, sono percorsi di innovazione (progetti quindi, non macchinari) che devono essere orientati a:

  • la digitalizzazione e l’integrazione dei processi aziendali attuati attraverso la creazione o il miglioramento di piattaforme di digital collaboration lungo tutta la catena del valore;
  • l’integrazione tra il modello digitale del processo produttivo e la realtà fisica;
  • il miglioramento del processo manifatturiero basato essenzialmente su un nuovo scenario tecnologico che punti all’interconnessione stabile uomo-macchina-prodotto-servizio
  • il miglioramento del processo basato sulla tracciabilità di materie prime, semilavorati e/o prodotti finiti, strumenti di verifica e collaudo più efficaci ed efficienti, logistica avanzata;
  • l’aumento della flessibilità del processo manifatturiero basato sull’introduzione di strumenti e tecnologie innovative (es. stampa 3D);
  • il miglioramento del processo manifatturiero basato sull’introduzione di strumenti, tecniche o servizi per analizzare e interpretare i dati acquisiti (Big Data, data analytics, ecc.);
  • il miglioramento della difesa del perimetro aziendale mediante l’introduzione di dispositivi, strumenti, tecniche o servizi finalizzati alla sicurezza informatica aziendale e alla difesa dalle intrusioni (Cybersecurity).

Questo credito d’imposta sarebbe cumulabile con quello per l’acquisto dei beni strumentali 4.0.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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