L’automazione? Alcuni dicono che sia troppo rigida e complessa. Ma tutti sono concordi nel ritenere che sia un driver fondamentale per le aziende che vogliono mantenere se non guadagnare competitività. E la ragione non è (sempre) quella a cui tutti pensano, la sostituzione di lavoro umano con tecnologia più redditizia. “Oggi – spiega Jürgen von Hollen, presidente di Universal Robots – c’è un problema demografico, che porta difficoltà nel reperire manodopera: la forza lavoro è una risorsa sempre più scarsa e i lavoratori iniziano ad avere un’età media sempre più alta”.
In un contesto del genere, se automazione e robotica vogliono rappresentare una soluzione e non un ulteriore problema, devono dimostrare di essere “semplici e accessibili per tutte le applicazioni, sicure, veloci e flessibili”, chiosa von Hollen.
E sono proprio queste – ça va sans dire – le caratteristiche della robotica collaborativa, nata per condividere gli spazi di lavoro con gli operatori umani e per “eliminare la complessità”.
La Casa danese è leader indiscusso nel settore della robotica industriale collaborativa, dove vanta (ma numeri ufficiali non ce ne sono) una quota di mercato di circa il 50% grazie al lavoro di 740 dipendenti. Il fatturato 2019 è stato di 248 milioni di dollari generati con una gamma di bracci robotici collaborativi (solo 4 i modelli, con payload dai 3 ai 16 kg) che si sono fatti apprezzare sul mercato per la semplicità d’uso e l’economicità.
Va detto che Universal Robots non si limita a vendere cobot, ma conta molto sull’idea di “ecosistema”, sulle partnership e sulla formazione.
La robotica collaborativa è comunque una tecnologia relativamente giovane che ha ancora molto terreno da conquistare davanti a sé e non soltanto in ambito industriale. Come sottolinea von Hollen, permette di “ridurre gli ingombri, la complessità, di aumentare flessibilità, efficienza, qualità, sicurezza ed ergonomia”. E per questo ha dimostrato il suo valore anche durante l’emergenza Covid-19.
A tutti questi temi, dagli approfondimenti tecnologici alle potenzialità applicative, la Casa di Odense ha deciso di dedicare We Are Cobots una fiera virtuale che durerà tre giorni – dal 16 al 18 giugno – in cui sarà possibile ascoltare presentazioni (ben 50 keynote disponibili in 5 lingue, compreso l’Italiano) e visitare 30 stand virtuali.
La partecipazione è gratuita e ci si iscrive da qui
Il programma degli speech in Italiano tre giorni è questo
WeAreCOBOTS, agenda keynotes Italia