Caro umano, i robot hanno bisogno di te (ma servono formazione e soft skill)

Il lavoro del futuro è stato uno dei temi in discussione al World Economic Forum. I robot non sostituiranno gli esseri umani, anzi: entro il 2022 è previsto un calo di 984.000 posti di lavoro e un guadagno di 1,74 milioni di unità. Ma per poter sfruttare appieno le opportunità di crescita offerte dalla Quarta Rivoluzione Industriale il 54% dei dipendenti delle grandi imprese avrebbe bisogno di una significativa riqualificazione.

Pubblicato il 24 Gen 2019

robot

La ricerca di talenti, lo sviluppo dei robot, l’industry 4.0. Il lavoro non poteva non essere uno dei temi del World Economic Forum di Davos che se ne è occupato in “Finding future jobs”, l’incontro al quale ha partecipato anche Christine Lagarde, managing director del Fondo monetario internazionale.

Lagarde ha ricordato che “nei paesi emergenti il 20% dei giovani non ha accesso all’istruzione, all’occupazione e alla formazione e il 18% è disoccupato”. La mancanza di lavoro colpisce più le donne che gli uomini e nella stessa sessione il direttore generale dell’organizzazione internazionale del lavoro Guy Ryder ha detto che gli esseri umani devono essere rimessi al centro del processo decisionale. Inoltre, c’è una grande necessità di investimenti in aree che hanno un forte potenziale di creazione di posti di lavoro per il futuro come l’economia verde, ha aggiunto Ryder.

Christine Lagard

Robot vs esseri umani?

Ma c’è un altro spettro che fa paura ai lavoratori. E’ il dispiegamento nelle fabbriche dei robot che potrebbe sottrarre ampie fette di occupazione. Del problema si è occupato il report “Humans Wanted: Robots need you” di Manpower presentato al World Economic Forum. Già dal titolo si intuisce che l’essere umano sarà ancora centrale nelle fabbriche del futuro. Il report infatti spiega che non bisogna preoccuparsi: la percentuale di datori di lavoro che prevedono di aumentare o mantenere la loro forza lavoro come risultato dell’automazione è passata dall’83% all’87% in tre anni. Allo stesso tempo scende dal 12% al 9% la quota di aziende che prevedono perdite di posti di lavoro.

E nell’area Emea due terzi dei datori di lavoro non prevedono cambiamenti nell’organico a causa dell’automazione. “Solo Bulgaria, Ungheria, Repubblica Ceca, Norvegia, Repubblica Slovacca, Slovacchia e Romania prevedono una diminuzione dell’organico”, si legge nel rapporto. Il vero problema, sostiene Jonas Prising, chairman & Ceo di Manpower Group non sono i robot che sottraggono posti di lavoro, ma comprendere come integrare gli esseri umani con le macchine.

Aggiornamento professionale

L’indagine di Manpower spiega che la domanda di competenze tecnologiche e digitali sta crescendo in tutte le funzioni e i datori di lavoro attribuiscono un valore crescente alle competenze umane, in quanto le macchine si dimostrano migliori nelle attività di routine. Esiste però un problema di competenze. Mentre il 38% delle organizzazioni afferma che è difficile formare competenze tecniche su richiesta, il 43% ha detto che è ancora più difficile insegnare le competenze trasversali di cui hanno bisogno, come il pensiero analitico e la comunicazione.

Entro il 2025, più della metà di tutte le attuali attività lavorative saranno svolte da macchine, contro il 29% di oggi. Tale trasformazione avrà un effetto profondo sulla forza lavoro globale, ma in termini di numero complessivo di nuovi posti di lavoro le prospettive sono positive, con 133 milioni di nuovi posti di lavoro che dovrebbero essere creati entro il 2022 rispetto ai 75 milioni che saranno trasferiti.

Anche il World Economic Forum ha analizzato il mondo del lavoro con un’indagine condotta tra i responsabili delle risorse umane e i responsabili delle strategie rivelando che il 54% dei dipendenti delle grandi imprese avrebbe bisogno di una significativa riqualificazione e aggiornamento professionale per poter sfruttare appieno le opportunità di crescita offerte dalla Quarta Rivoluzione Industriale.

Allo stesso tempo, poco più della metà delle aziende intervistate ha dichiarato di voler riqualificare solo i dipendenti che ricoprono ruoli chiave, mentre solo un terzo prevede di riqualificare i lavoratori a rischio.

Mentre quasi il 50% di tutte le aziende prevede una riduzione della forza lavoro a tempo pieno entro il 2022 come risultato dell’automazione, quasi il 40% prevede di ampliare la propria forza lavoro in generale e più di un quarto si aspetta che l’automazione crei nuovi ruoli nella propria azienda.

Rispetto a uno studio simile condotto dal Forum nel 2016 per comprendere l’impatto della quarta rivoluzione industriale sull’occupazione, le prospettive per la creazione di posti di lavoro oggi sono molto più positive in quanto le aziende hanno una maggiore comprensione delle opportunità offerte dalla tecnologia.

Sulla base delle risposte del campione è previsto un calo di 984.000 posti di lavoro e un guadagno di 1,74 milioni di posti entro il 2022. L’avanzata delle macchine sarà però impetuosa. Le aziende intervistate riferiscono che oggi, il 71% del totale delle ore di lavoro attuale è svolto da esseri umani, rispetto al 29% dalle macchine. Entro il 2022, questa media dovrebbe passare al 58% di ore di lavoro eseguite da esseri umani, 42% da macchine.

Tutti i settori industriali si aspettano di avere un notevole deficit di competenze e accanto a competenze tecnologiche, come la progettazione e la programmazione, competenze spiccatamente umane, come creatività, pensiero critico e persuasione, sono tra le soft skill che assumeranno un’importanza sempre maggiore.

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Luigi Ferro

Giornalista, 54 anni. Da tempo segue le vicende dell’Ict e dell’innovazione nel mondo delle imprese. Ha collaborato con le principali riviste del settore tecnologico con quotidiani e periodici

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