Tecnologia e ambiente: ecco perché Romer e Nordhaus hanno vinto il Nobel per l’economia

Pubblicato il 08 Ott 2018

Nobel

Paul Romer non ha voluto rispondere al telefono stamattina. Non perché l’orario fosse un po’ inusuale (era abbastanza presto negli Stati Uniti), ma perché pensava fosse una delle tante chiamate spam. Poi ha controllato il numero e ha visto che la telefonata veniva dalla Svezia. Ha richiamato. Così ha saputo di avere vinto il Nobel per l’economia. Premio che dovrà condividere con un altro vincitore, William Nordhaus, anche lui americano. Le motivazioni ufficiali sono queste: Romer “per aver integrato le innovazioni tecnologiche nell’analisi macroeconomica di lungo periodo” e Nordhaus “per aver integrato i cambiamenti climatici nell’analisi macroeconomica di lungo periodo”.

Romer, dai dissidi nella Banca Mondiale al Premio Nobel

Romer è stato vicepresidente della Banca Mondiale fino a gennaio e insegna a Stanford. Se ne è andato dalla Banca dopo numerose divergenze. Una di queste era relativa alla validità della metodologia utilizzata nella stesura dei rapporti. Romer, a quanto pare, ha chiesto di usare meno frequentemente la parola “e”, sostenendo che fosse una leva per far passare i punti politici. Il suo mandato è poi finito bruscamente dopo che lui aveva affermato che il personale della Banca aveva manipolato i dati nella sua classifica “Doing Business”, suggerendo che il Cile era stato ingiustamente spinto in basso nella classifica.

Romer dimostra come la conoscenza possa fungere da motore della crescita economica a lungo termine. Una piccola crescita economica che si accumuli per diversi decenni trasforma la vita delle persone. Le precedenti ricerche macroeconomiche avevano enfatizzato l’innovazione tecnologica come motore primario della crescita economica, ma non avevano descritto come le decisioni economiche e le condizioni di mercato determinino la creazione di nuove tecnologie. Paul Romer ha risolto questo problema dimostrando come le forze economiche governano la volontà delle imprese di produrre nuove idee e innovazioni.

La soluzione di Romer, pubblicata nel 1990, ha posto le basi di quella che oggi viene chiamata teoria della crescita endogena. La teoria è sia concettuale che pratica, poiché spiega come le idee sono diverse da altri beni e richiedono condizioni specifiche per prosperare in un mercato. La teoria di Romer ha generato grandi quantità di nuove ricerche sui regolamenti e sulle politiche che incoraggiano nuove idee e prosperità a lungo termine.

Dalle città a statuto speciale alle Startup Cities

William D. Nordhaus e Paul Romer

Romer è stato poi una figura centrale dietro la nozione di charter cities, vale a dire una città, o più in generale una regione economica, a statuto speciale, dotata cioè di una “carta” (di qui l’appellativo di charter cities) e amministrata autonomamente dai cittadini o da un’altro organo di governo che può anche essere esterno alla comunità. L’idea delle charter cities nasce dal lavoro di Romer sull’economia della crescita.

Hong Kong e Shenzhen sono due esempi importanti di charter cities che hanno avuto un ruolo importante nel promuovere la riforma dell’economa cinese. Si tratta di un approccio però che secondo Romer può essere utilizzato in qualsiasi paese che voglia attuare riforme, anche in un paese sviluppato come gli Stati Uniti.

L’essenza del principio di charter cities, come ha dichiarato in un’intervista, è la nozione di Startup city. In una Startup city è possibile proporre qualcosa di nuovo senza dover passare attraverso un lungo processo di consultazione e accordo tra le persone che potrebbero essere interessate da un cambiamento.

“Con una Startup City si può proporre qualcosa di completamente nuovo e lasciare che le persone scelgano se vogliono vivere sotto le sue regole, come incarnato nella sua carta, il documento che ne specifica i principi fondanti. Le persone che vogliono provare la riforma possono andare lì, e le persone che non lo fanno, non devono farlo. Con una startup, si può avere la riforma senza coercizione. In pratica una charter city è una zona dove vengono avviate riforme economiche su scala urbana dalle quali potrebbe emergere una Startup city“.

Era l’obiettivo di Deng Xiaoping riguardo a  Shenzhen. L’intenzione era di aprire l’economia cinese in modo da evitare lunghe discussioni e contese sui tipi di cambiamento da perseguire e su come perseguirli.

Secondo Romer nell’economia pubblica e privata c’è un enorme margine di manovra per scoprire nuovi e migliori modi di fornire un tenore di vita più elevato. Anche negli Stati Uniti, per esempio, avviare una charter city potrebbe voler dire sviluppare una nuova città che fin dall’inizio abbia solo veicoli autonomi, cioè controllati dal computer. Poi si potrebbe sperimentare con un sistema di trasporto radicalmente diverso e provare cose che non si potrebbero mai testare in una città esistente.

La contabilità verde di Nordhaus

Nordhaus insegna a Yale e ha ricevuto il Nobel grazie al suo lavoro sull’interrelazione tra i cambiamenti climatici e l’economia. È noto per il suo lavoro sui modelli di cambiamento climatico e per la sua connessione a vari concetti di contabilità verde.

I lavori di Nordhaus riguardano le interazioni tra società e natura. Nordhaus ha deciso di lavorare su questo tema negli anni ’70, quando gli scienziati erano sempre più preoccupati dal fatto che la combustione di combustibili fossili avrebbe portato ad un clima più caldo.

A metà degli anni ’90 è stato il primo a creare un modello di valutazione integrata, cioè un modello quantitativo che descrive l’interazione globale tra l’economia e il clima. Il suo modello integra teorie e risultati empirici di fisica, chimica ed economia. Il modello “Nordhaus” è ormai ampiamente diffuso e viene utilizzato per simulare la coevoluzione dell’economia e del clima. Viene utilizzato per esaminare le conseguenze degli interventi di politica climatica, ad esempio la carbon tax.

La contabilità verde cerca di delineare come il degrado ambientale può essere misurato rispetto alla crescita economica. Questo sforzo non è così facile, tuttavia, in quanto il danno ambientale può essere difficile da misurare e inoltre il PIL è un “flusso” e l’ambiente è (spesso, non sempre) meglio pensato come un “magazzino”.

Nordhaus è stato anche uno dei primi sostenitori di una carbon tax e inoltre ha scritto parte del Clean Air Act che ha dato al governo il diritto di regolare in futuro le sostanze inquinanti finora non menzionate.

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Luigi Ferro

Giornalista, 54 anni. Da tempo segue le vicende dell’Ict e dell’innovazione nel mondo delle imprese. Ha collaborato con le principali riviste del settore tecnologico con quotidiani e periodici

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