FILOSOFIA E TECNOLOGIE

AI, parla il filosofo Floridi: “Non è vero che la tecnologia è neutrale, i progettisti hanno una grande responsabilità morale”

In un suo recente articolo, Luciano Floridi, filosofo molto attento ai temi etici legati all’intelligenza artificiale, confuta la teoria della neutralità che siamo soliti attribuire a tutti gli “strumenti” prodotti dalla tecnologia, dal semplice coltello all’energia nucleare fino, naturalmente, alle tecnologie digitali. Secondo il professore i progettisti hanno una responsabilità significativa nel far pendere le tecnologie più verso il bene che verso il male.

Aggiornato il 13 Set 2023

coltello_pixabay

È piuttosto diffusa la convinzione che la tecnologia sia per sua natura neutrale e per tanto sia solo il suo effettivo impiego a renderla buona o cattiva. Non la pensa così il professor Luciano Floridi, filosofo esperto di innovazione – molto attento soprattutto ai temi etici legati all’intelligenza artificiale – che lavora per il Centro di Etica Digitale dell’Università di Yale e il Dipartimento di Studi Giuridici dell’Università di Bologna.

In un suo recente articolo, il professore confuta la teoria della neutralità che siamo soliti attribuire a tutti gli “strumenti” prodotti dalla tecnologia, dal semplice coltello all’energia nucleare fino, naturalmente, alle tecnologie digitali. I “neutralisti” spiegano che questi strumenti sono in sé neutri, cioè né buoni né cattivi, ed è il loro uso a qualificarli come tali. Questa idea della tecnologia neutrale ha una conseguenza importante: assolve cioè chi pensa, progetta, produce e distribuisce gli strumenti, spostando il peso della responsabilità unicamente sull’utilizzatore.

Equilibrio statico, non neutrale

Si tratta in effetti di una teoria che ha un certo fascino perché – per fare un esempio – tutti vediamo che un coltello può essere effettivamente utilizzato per tagliare il pane o per uccidere una persona. Ma, spiega Floridi, se qualcosa non produce di per sé effetti non vuole per questo dire che sia “neutrale”. Per spiegarlo, il professore ricorda la teoria degli equilibri che si studia in Fisica:

Per “equilibrio” si intende lo stato di un oggetto che non ha forze nette che agiscono su di esso o che ha tutte le forze nette che agiscono su di esso bilanciate. Se una palla smette di rotolare ed è a riposo, si tratta di un equilibrio neutro. Non si muoverà a meno che non entri in gioco una nuova forza. Supponiamo che una palla sia spinta in due direzioni opposte da forze uguali (dovremmo chiamarle vettori) e non si muova. In questo caso, è anche a riposo, ma si tratta di un equilibrio statico: la somma newtoniana delle forze è pari a zero, ma se una forza diventa maggiore dell’altra, la palla inizierà a rotolare

Esistono, insomma, due diversi tipi di situazioni di equilibrio: una dettata dall’assenza di forze (equilibrio neutrale) e una dalla presenza di forze uguali e contrarie (equilibrio statico).

Che cosa c’entra questo con la tecnologia? Floridi spiega che “nessuna tecnologia è mai “a riposo” in senso “neutrale”, anche perché ogni tecnologia è sempre progettata secondo alcuni valori impliciti o espliciti, da alcune persone per alcune persone, all’interno di una cultura e con una cultura in mente, per alcuni usi piuttosto che altri, con permessi e restrizioni, e così via”.

La tecnologia dunque può al massimo essere in equilibrio statico, basato da una “tensione tra forze opposte”, che però può essere sfruttata per progettare gli equilibri desiderati.

La responsabilità dei progettisti

Questa visione, come si può vedere, attribuisce quindi “una responsabilità significativa ai progettisti”. Infatti, spiega, “sono i progettisti che possono avere (almeno in parte) il controllo sui valori che finiscono per plasmare (o, cosa altrettanto importante, non plasmare) il tipo di tecnologia a doppia carica che verrà utilizzata e come”.

Le tecnologie digitali, se progettate correttamente, “sono una forza che opera per il bene”, dice Floridi: sono “come un coltellino svizzero, non come una baionetta”.

Di qui l’invito ai progettisti: “la responsabilità degli innovatori e dei progettisti è significativa ed evidente. Testare in beta qualsiasi tecnologia sugli esseri umani per vedere cosa succede e come la tecnologia può essere migliorata, dalle auto senza conducente ai chatbot basati su grandi modelli linguistici, è irresponsabile, nel senso che è un tentativo fallito di deresponsabilizzare i progettisti e i produttori e di scaricare tutta la responsabilità sugli utenti”.

Articolo originariamente pubblicato il 11 Set 2023

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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