Il PARERE DEL PREMIO NOBEL

Il Nobel Stiglitz: “Difesa, innovazione e unità: così l’Europa può tornare protagonista



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L’Europa deve mettere in atto una serie di azioni e politiche che le permettano in primis di rafforzarsi militarmente, per difendersi dalla Russia, e poi di sviluppare un’autonomia tecnologica che sia la base per una reale sovranità e indipendenza dagli USA. La ricetta che il premio Nobel Joseph Stiglitz propone all’UE si basa quindi su tre pilastri: la creazione di un’industria della difesa autonoma, il potenziamento di un ecosistema di innovazione sovrano e una maggiore unità politica per dare la giusta rilevanza al proprio peso economico.

Pubblicato il 8 set 2025



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L’ordine globale fondato su regole, pazientemente costruito da Stati Uniti ed Europa nel dopoguerra, è di fatto terminato, sostituiti da un nuovo ordine – o disordine – in cui caos e incertezza sono i protagonisti. Tra i vettori dell’incertezza figurano le politiche protezionistiche statunitensi che, lungi dal raggiungere i propri obiettivi, hanno finito per isolare Washington e avvantaggiare Pechino. È la diagnosi che Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia nel 2001, ha proposto prima in occasione del suo intervento a Cernobbio, al Forum Ambrosetti, e poi a Milano, in occasione dell’evento “Competitività e nuove sfide Globali” organizzato da Assolombarda, dove ha discusso della necessità di ripensare la competitività affrontando la realtà.

Il Nobel per l’economia suggerisce all’Europa una strategia basata su tre pilastri interconnessi: investimenti nella difesa per ottenere una reale indipendenza, un ecosistema di innovazione che rafforzi la sovranità sulle tecnologie digitali e una ritrovata unità d’azione politica. Solo così il Vecchio continente potrà costruire un nuovo paradigma per la competitività industriale e tecnologica.

I dazi hanno accelerato il disordine globale

L’analisi di Stiglitz è estremamente critica nei confronti dell’amministrazione Trump e parte da una critica radicale delle guerre commerciali avviate, definite “un disastro per gli Stati Uniti e per il mondo”. Una scelta sbagliata semplicemente perché non è lo strumento giusto per riportare la manifattura negli USA. Anche se fosse riuscita a riportare sul territorio la produzione moderna, quella che usa i robot, i posti di lavoro non tornerebbero nelle aree deindustrializzate, osserva Stiglitz. L’impatto reale, invece, si è tradotto in un aumento dei prezzi per consumatori e imprese americane e in un crollo della fiducia degli investitori, minando gli investimenti a lungo termine.

Sul piano geopolitico l’effetto è stato quello di compattare il resto del mondo contro gli Stati Uniti, spingendo partner storici come l’India a collaborare più strettamente con la Cina. In questo scenario, secondo Stiglitz, la grande vincitrice è la Cina, che ha acquisito credibilità internazionale. Il Nobel si spinge a dire che l’Europa dovrebbe forse iniziare a guardare più alla Cina come partner, riconoscendo le differenze di valori (il riferimento è alla democrazia), ma senza che questo precluda un commercio redditizio e “win-win”.

E a proposito di Europa, secondo il Nobel ha concluso un “pessimo accordo” con Washington, accettando un’asimmetria non giustificata dal peso delle due economie, considerato che l’UE dovrebbe prevalere grazie al suo mercato più grande e al maggiore volume di scambi. Un accordo che inoltre non è nemmeno particolarmente utile alla stabilità, considerato che l’affidabilità degli USA come partner strategico è compromessa (“un accordo con Trump non vale la carta su cui è scritto”, ha detto) e l’incertezza è destinata a peggiorare.

Una ricetta per l’indipendenza strategica europea

L’Unione Europea è quindi chiamata a un cambio di passo radicale per evitare di restare schiacciata in un “sandwich” tra le due superpotenze.

Stiglitz propone una strategia che si articola su tre direttrici fondamentali.

La prima, e forse la più urgente, è lo sviluppo di una capacità di difesa autonoma. L’Europa – spiega – è in guerra con la Russia per difendere i propri confini, a causa dell’invasione dell’Ucraina, ma il Vecchio continente non ha ancora sviluppato le capacità produttive necessarie per una vittoria decisiva. Serve quindi sviluppare una solida industria della difesa, che risponderebbe a una necessità geopolitica e sarebbe anche un volano di politica industriale, capace di generare innovazione tecnologica e posti di lavoro qualificati.

La seconda direttrice è il rafforzamento di un sistema di innovazione più indipendente. Per Stiglitz, l’UE deve promuovere politiche per un’innovazione più indipendente, facendo leva sui suoi punti di forza. Tra questi Stiglitz cita le università, già solide e destinate a diventare ancora più rilevanti dal momento che molti accademici iniziano a guardare con interesse all’Europa a causa delle restrizioni alla ricerca scientifica negli USA. Ma oltre alla ricerca c’è la necessitò di avviare la creazione di piattaforme digitali per garantire la sovranità tecnologica e ridurre la dipendenza dai giganti americani e cinesi.

Il terzo pilastro è l’unità d’azione. La forza economica dell’Europa può tradursi in peso geopolitico solo se i 27 Paesi agiranno in modo coeso. Agendo collettivamente e con forza, l’Europa potrebbe rispondere in modo efficace agli USA, così come ha fatto la Cina, osserva Stiglitz, ricordando come Pechino sia riuscita a far indietreggiare Trump proprio grazie alla fermezza della sua reazione. L’Europa deve quindi superare le divisioni interne e parlare una voce sulle grandi questioni commerciali e regolamentari, senza cedere la propria sovranità su temi come la concorrenza o la governance digitale.

Joseph Stiglitz nel suo intervento all’evento di Assolombarda

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