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Logistica 2025: l’evoluzione del settore tra incertezza geopolitica, lavoro e Intelligenza Artificiale



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La logistica sta attraversando una trasformazione strutturale: volatilità dei costi, tensioni geopolitiche, nuove dinamiche del lavoro e tecnologie emergenti stanno ridisegnando i modelli decisionali. Le analisi dell’Osservatorio Gino Marchet evidenziano un settore che non può più fare affidamento sui paradigmi del passato e che richiede nuove competenze, nuovi approcci e una diversa intelligenza manageriale

Pubblicato il 4 dic 2025



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La logistica vive una fase in cui molte certezze del passato non sono più sufficienti a guidare scelte operative e strategiche. L’evoluzione dei mercati globali e dei sistemi produttivi porta con sé variabili nuove, più rapide e meno prevedibili rispetto a quelle su cui il settore aveva costruito i propri equilibri. Le considerazioni condivise da Marco Melacini, Direttore Scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet”, durante la presentazione dei risultati della ricerca 2025 confermano che le imprese si trovano di fronte a una complessità crescente, caratterizzata da fattori esterni difficilmente controllabili e da trasformazioni interne tutt’altro che marginali, che riguardano processi, governance e competenze. Le dichiarazioni pronunciate sul palco descrivono una logistica che sta cambiando pelle, in cui i modelli consolidati non bastano più e in cui la capacità di interpretazione diventa un asset quanto la capacità di esecuzione.

Le nuove forze che riscrivono gli equilibri della logistica

Le dinamiche attuali che incidono sul settore non derivano da fenomeni passeggeri. Melacini ha spiegato che, se dopo la pandemia ci si sarebbe potuti aspettare un ritorno a una relativa stabilità, ciò che è accaduto è stato quasi l’opposto. Le supply chain internazionali si muovono dentro un sistema segnato da tensioni geopolitiche, oscillazioni dei costi, fragilità industriali e decisioni politiche che arrivano spesso con ritardo. La sua osservazione, “pensavamo di aver affrontato tutte le difficoltà possibili durante l’emergenza Covid-19”, chiarisce come il settore percepisca la fase attuale come un ulteriore salto di complessità, non come una semplice normalizzazione post-crisi.

Da un lato, l’introduzione dei nuovi dazi statunitensi e i conflitti in corso hanno generato una volatilità senza precedenti nei costi logistici, soprattutto in ambito internazionale, dove le tariffe variano con rapidità elevata e in modo difficilmente prevedibile. Dall’altro lato, l’economia europea procede con una crescita debole, rallentata da un settore industriale ancora in affanno. L’insieme di questi fattori produce uno scenario in cui la logistica non può più basarsi su una stima lineare dei volumi o su contratti e modelli di servizio costruiti su dinamiche stabili.

A questo quadro si aggiunge la gestione della transizione green, tema rispetto al quale Melacini ha evidenziato che la stessa Unione Europea “rimanda decisioni strategiche in attesa di compromessi difficili da raggiungere”. Il rinvio non elimina la necessità di muoversi: molte imprese hanno iniziato a misurare con maggiore profondità il proprio impatto climatico, ma gli investimenti più onerosi restano spesso in sospensione. Il risultato è un settore che avanza verso la sostenibilità, ma con velocità e intensità non sempre omogenee.

Il lavoro nella logistica: un equilibrio sempre più difficile da gestire

Il mercato del lavoro rappresenta una delle sfide più delicate per le imprese della logistica. Le difficoltà di reperire manodopera adeguata non sono un fenomeno episodico e, come ha sottolineato Melacini, si aggiungono alla richiesta crescente di maggiore trasparenza e competizione fair. A ciò si sommano tensioni sindacali e istanze contrattuali che richiedono un approccio più maturo alla gestione delle relazioni industriali.

La complessità non risiede solo nella disponibilità delle risorse, ma anche nella loro qualificazione. Il settore ha bisogno di figure capaci di operare in contesti digitalizzati, ambienti automatizzati e sistemi informativi avanzati: competenze che oggi non sono ancora diffuse in modo uniforme. Il risultato è un doppio vincolo: da un lato, mancano lavoratori con competenze tradizionali e operative; dall’altro, cresce la necessità di profili capaci di gestire processi innovativi. L’effetto combinato incide sui livelli di servizio e sulla capacità di molte aziende di affrontare carichi di lavoro volatili.

Melacini sottolinea inoltre un punto essenziale: il costo del lavoro è oggi uno dei fattori che richiede maggiore attenzione da parte degli operatori logistici. Gli aumenti derivanti dai rinnovi contrattuali e dalle dinamiche macroeconomiche non influenzano solo la struttura di costo, ma anche la sostenibilità delle commesse, rendendo necessario un modello di collaborazione più trasparente tra committenti e fornitori.

La logistica e la trasformazione delle tecnologie: il ruolo dell’Intelligenza Artificiale

Se nell’introduzione Melacini ricorda che la logistica ha sempre dovuto confrontarsi con la complessità, oggi la velocità con cui emergono nuove tecnologie introduce un ulteriore livello di sfida. L’Intelligenza Artificiale (AI) è indicata come una delle innovazioni più rilevanti e, non a caso, uno dei filoni centrali della ricerca presentata.

Melacini riporta un dato significativo: il 30% delle aziende ha già implementato soluzioni di AI nei processi logistici, un valore che testimonia una volontà concreta di innovazione. L’adozione non riguarda solo la parte operativa, ma anche quella decisionale, dove l’AI può agire come supporto nella previsione della domanda, nell’analisi dei flussi, nella gestione delle eccezioni e nella pianificazione.

L’aspetto cruciale, però, non è l’implementazione tecnologica in sé. Le imprese che hanno avviato progetti di AI dichiarano che il principale fattore abilitante è la qualità e disponibilità dei dati, la cui importanza è valutata con un punteggio medio di 7,9 su 10. È un passaggio chiave: le tecnologie emergenti possono funzionare solo se alimentate da dati affidabili, aggiornati e strutturati. Avere investito in digitalizzazione in anni precedenti si traduce oggi in un vantaggio competitivo concreto, perché permette di ridurre i tempi di implementazione, evitare errori di modellazione e massimizzare il valore delle soluzioni adottate.

Melacini sottolinea anche che la transizione tecnologica non riguarda solo l’introduzione di nuovi sistemi, ma l’affermazione di nuove modalità decisionali in cui “la governance del cambiamento” assume un ruolo determinante. Le aziende più mature non vedono l’AI come uno strumento di sostituzione, ma come un mezzo per liberare risorse dalle attività più ripetitive, migliorando la capacità di analisi del personale e rafforzando i processi decisionali.

Una logistica che richiede nuove competenze e un nuovo approccio manageriale

Le riflessioni condivise sul palco delineano un settore che non può più considerare stabile ciò che era considerato tale fino a pochi anni fa. L’equilibrio fragile tra domanda e offerta, la necessità di gestire contratti più sofisticati, il ruolo crescente della sostenibilità e l’avanzata dell’AI compongono una mappa in cui le decisioni hanno orizzonti più brevi ma implicazioni più profonde.

Melacini ricorda che la logistica sarà sempre più un luogo in cui l’intelligenza umana e quella artificiale convivono. Le tecnologie assumono un ruolo decisivo, ma non sostituiscono il contributo umano; lo aumentano, soprattutto dove serve interpretare dati, anticipare scenari, correggere traiettorie operative. Da qui deriva la necessità di competenze nuove, capaci di leggere la complessità senza subirla.

In chiusura del suo intervento, Melacini richiama un pensiero di Gino Marchet: per affrontare le sfide della logistica servono “menti fresche e native digitali”. Una frase che non suona come slogan, ma come constatazione: la logistica del futuro sarà costruita da chi saprà unire esperienza e nuove tecnologie, competenze operative e capacità analitiche, visione strategica e consapevolezza dei limiti dell’automazione. Una logistica in cui la professionalità umana non viene sostituita, ma resa più forte da strumenti capaci di amplificarne l’efficacia.

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