Nel 2021 l’industria delle macchine per calzature, pelletteria e conceria ha mostrato forti segnali di ripresa, con una produzione che ha raggiunto un valore di 572 milioni, in aumento del 30% rispetto al 2020, e un numero di imprese e addetti che resta stabile, nonostante le difficoltà degli ultimi due anni: sono questi i dati di settore diffusi da Assomac, l’Associazione dei costruttori di tecnologie per calzature, pelletteria e conceria, nel corso della sua assemblea annuale, in coincidenza con il 40° anniversario della sua fondazione.
Una ricorrenza importante che vuole ribadire quanto ancora sia determinante la caparbia volontà di Assomac di sapere innovare ed evolvere. Obiettivo prioritario di Assomac è l’elaborazione di una politica di settore, capace di aggregare e valorizzare quel patrimonio di competenze, professionalità e storicità proprie del nostro Paese, che rendono il “Made with Italian Technology” garanzia di elevati standard qualitativi e attenzione alle istanze del sistema manifatturiero.
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Un 2021 di ripresa per l’industria italiana di macchine per conceria, calzature, pelletteria e ricambi
L’assemblea è stata l’occasione per discutere dei trend di ripresa legati al settore, come evidenziano i numeri emersi dal rapporto curato da Assomac.
Nel 2021 la produzione ha registrato un aumento del 30% rispetto al 2020, raggiungendo un valore di 572 milioni di euro. Si mantiene stabile il numero delle imprese del settore (235), così come il numero degli addetti, che si attesta a 3.900, invariato rispetto alla precedente rilevazione.
Positivo anche l’andamento dell’export, con le macchine per pelletteria che registrano l’aumento maggiore (+45,93% sul 2020). Seguono parti di ricambio (+21,47%), macchine per conceria (+18,97%) e macchine per calzature (+2,29%).
“Il risultato evidenziava la fotografia di una situazione di salute del settore con diverse aree di possibili espansioni competitive che conferma come la realizzazione di modelli di processo produttivo sia certamente una delle ‘icone’ della storia industriale italiana, che ha saputo trovare in numerosi settori ‘equilibrio’ tra le materie prime disponibili e le soluzioni produttive ed è stata capace di valorizzare il prodotto finito”, commenta Maria Vittoria Brustia, presidente di Assomac.
Un equilibrio, spiega Brustia, frutto di una competenza maturata in anni di stretto rapporto tra produttore e fornitore di soluzioni, che richiede un’azione sinergica a sostegno delle produzioni del settore da parte delle istituzioni.
“Non solo una necessità ma un impegno che le nuove compagini governative dovranno prendere a cuore, nell’ottica di un’efficace politica industriale“, aggiunge.
La Presidente ha voluto anche ricordare e celebrare i 40 anni dell’Associazione riassunti in tre punti chiave – Esperienza, Tecnologia e Sostenibilità – e ha anticipato l’appuntamento con Uitic 2023, il convegno mondiale sulla tecnologia calzaturiera che farà ritorno il prossimo anno in Italia, in concomitanza con la manifestazione fieristica Simac Tanning Tech.
La riorganizzazione delle catene di fornitura: una sfida, ma anche un’opportunità per le aziende del settore
Numeri positivi che giungono in un periodo caratterizzato da grandi cambiamenti lungo le supply chain globali e numerosi fattori di incertezza che rendono difficile fare previsioni per il futuro.
“Da più parti si lancia l’allarme per la fine della globalizzazione e l’inizio di una nuova era caratterizzata da frammentazione e alta conflittualità – commenta Paolo Magri, Vice Presidente Esecutivo di ISPI (Istituto per gli studi di Politica Internazionale) – Non possiamo fare previsioni sul futuro della globalizzazione ma ci sono diversi motivi per essere ragionevolmente ottimisti prestando attenzione a tutte quelle crepe che possono minare il delicato equilibrio mondiale. Solo in questo modo sarà possibile vedere il sereno dopo la tempesta”.
Francesco Buzzella, Presidente di Confindustria Lombardia, ha invece ricordato come le criticità delle catene di fornitura messe in luce dagli avvenimenti degli ultimi due anni impongano di ripensare le supply chain e come questa sfida possa rappresentare un’opportunità per le aziende manifatturiere italiane.
“Come sistema industriale dobbiamo lavorare affinché le filiere diventino più brevi, cosa che, per il nostro manifatturiero, significherebbe avere l’opportunità di diventare i principali fornitori europei. Bisogna però innanzitutto mettere in sicurezza la manifattura, l’asset principale del nostro Paese”, spiega.