Nel 2025 il fatturato dell’industria italiana costruttrice di beni strumentali si fermerà a 51.840 milioni di euro, il 2,1% in meno rispetto al 2024. È quanto emerge dai preconsuntivi elaborati dal Gruppo Statistiche di Federmacchine, la Federazione che rappresenta le imprese costruttrici di beni strumentali.
Dopo un già difficile 2024, il settore ha quindi registrato nel 2025 un ulteriore calo di fatturato, frutto della contrazione delle esportazioni, a fronte di una ripresa della domanda interna.
Per il 2026 la Federazione che rappresenta le imprese costruttrici di beni strumentali si attende una sostanziale stazionarietà.
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Beni strumentali, sul risultato del 2025 incide pesantemente l’export
L’export dell’industria italiana dei beni strumentali ha registrato una flessione del 5,4% nel 2025, attestandosi a 34.760 milioni di euro.
Secondo le analisi condotte dal Gruppo Statistiche su dati Istat (riferiti al periodo gennaio-settembre), la contrazione ha colpito in modo eterogeneo i principali mercati di sbocco.
Gli Stati Uniti si confermano la prima destinazione del Made in Italy di comparto, nonostante un calo del 3,1% (2.384 milioni di euro). Anche in Europa prevale il segno meno, con la Germania a -7,9% (1.703 milioni) e la Francia a -4,8% (1.153 milioni).
In netta controtendenza si muovono invece la Spagna, in crescita del 3,2% (752 milioni) e la Polonia, che segna un balzo del 18,8% raggiungendo i 730 milioni di euro.
“Dopo gli anni di grande espansione, l’industria italiana costruttrice di beni strumentali si è trovata ultimamente a fare i conti con una condizione di instabilità geopolitica profonda e generalizzata. Di ciò ne ha risentito il nostro export e, di conseguenza, il fatturato di comparto”, spiega Bruno Bettelli, presidente di Federmacchine.
“Crisi della Germania, dazi di Trump, conflitti in Ucraina e in Medioriente, chiusura del mercato cinese e rafforzamento della capacità manifatturiera del Paese del Dragone sono gli elementi che rendono davvero complicata la nostra attività oltreconfine”, aggiunge.
Al rallentamento delle esportazioni ha fatto da contrappeso la ripresa della domanda interna.
Le consegne sul mercato domestico sono infatti tornate a crescere del 5,3%, per un valore complessivo di 17.080 milioni di euro. È un risultato trainato principalmente dal consumo domestico di macchinari, la cui spesa è salita a 27.270 milioni di euro, segnando un incremento del 4,8% rispetto all’anno precedente.
Verso un 2026 di stabilità
Il fatturato complessivo per il prossimo anno dovrebbe stabilizzarsi su quota 51.850 milioni di euro.
Sebbene l’export sia destinato a rimanere in territorio lievemente negativo (-0,6%), le consegne dei costruttori italiani manterranno un trend di crescita moderata dell’1,3%.
È previsto, inoltre, un ulteriore aumento dell’1,2% per il consumo interno, stimato a 27.600 milioni di euro.
Politiche per la competitività: le richieste di Federmacchine
Proprio a causa della forte instabilità che caratterizza lo scenario internazionale, Bettelli ha sottolineato una forte preoccupazione per l’incertezza che aleggia intorno all’accordo UE-Mercosur.
L’area rappresenta un mercato di oltre 270 milioni di consumatori, con una domanda in forte crescita di beni strumentali, soluzioni industriali e tecnologie destinate a settori chiave come l’energia, l’agroindustria, le infrastrutture e la manifattura avanzata.
Secondo il presidente di Federmacchine, rinunciare a questo sbocco significherebbe indebolire la competitività delle imprese italiane, lasciando spazio ai concorrenti esteri.
Per molti prodotti industriali nazionali, specialmente quelli ad alto contenuto high-tech come i macchinari che oggi scontano dazi elevati, l’intesa consentirebbe un accesso più equo e competitivo ai mercati di Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, rafforzando le esportazioni e creando valore lungo le filiere.
In merito alle prospettive per l’Italia, l’auspicio espresso da Bettelli è che i provvedimenti per la competitività previsti dalla Legge di Bilancio 2026 sostengano la domanda nazionale, tornata finalmente a crescere.
Il presidente ha rimarcato l’importanza di misure chiare, di semplice utilizzo e fruibili già dalle prime settimane dell’anno nuovo, così da evitare i continui posticipi che hanno caratterizzato Transizione 5.0 e che hanno congelato la domanda per troppi mesi.
“Pluriennalità della misura e esclusività di applicazione al Made in EU e ai beni con componenti extra UE a patto siano assemblati in Europa, se confermate, sono, a nostro avviso, ottime scelte, capaci di rispondere, da una parte, all’esigenza delle imprese di pianificare al meglio le proprie attività e, dall’altra, alla necessità di rafforzare il mercato EU, il nostro vero mercato interno”, conclude.
Gian Paolo Crasta nuovo Segretario Generale di Federmacchine
Gian Paolo Crasta subentra ad Alfredo Mariotti come nuovo Segretario Generale di Federmacchine.
Crasta è attualmente Direttore Generale di Acimac e Ucima.

Il presidente Bettelli ha dichiarato: “Federmacchine, in questo momento, è chiamata a svolgere, con particolare attenzione e determinazione, il suo ruolo di rappresentante delle istanze del bene strumentale sui tavoli nazionali e dell’Unione Europea. Ad Alfredo Mariotti va il ringraziamento per il lavoro svolto in oltre trent’anni di attività. Sotto la sua direzione, Federmacchine ha acquisito autorevolezza in Italia e all’estero, a beneficio di tutte le imprese che appartengono al mondo del bene strumentale. La nomina di Gian Paolo Crasta risponde all’esigenza di continuare a rafforzare con determinazione la capacità di rappresentanza del nostro sistema nei confronti delle istituzioni, accompagnando le aziende nelle sfide della transizione tecnologica, della competitività internazionale e della difesa del manifatturiero come asset strategico nazionale. Con la nomina del nuovo Segretario Generale, Federmacchine conferma il proprio impegno a sostegno delle imprese dei beni strumentali, promuovendo innovazione, competitività e dialogo con le istituzioni nazionali ed europee”.
Nel salutare Alfredo Mariotti, la Federazione ne ha voluto quindi sottolineare il ruolo determinante svolto in oltre tre decenni di attività durante i quali Mariotti ha contribuito in modo significativo allo sviluppo, alla crescita e al posizionamento internazionale dell’organizzazione e dell’intero comparto.











