Innovazione digitale, cresce la forbice tra le PMI più strutturate e quelle meno evolute: cruciale il ruolo dei capofiliera

I risultati del rapporto dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano: troppo spesso le PMI approcciano in modo destrutturato il proprio percorso di innovazione, facendosi guidare più dall’esigenza temporanea di cambiamento o dalle opportunità di finanziamento una tantum. Le aziende più grandi e i leader di filiera devono promuovere la digitalizzazione anche nelle realtà più piccole, che stanno a monte della produzione e delle eccellenze italiane.

Pubblicato il 16 Giu 2022

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L’innovazione richiede alle imprese di una stessa filiera di essere tutte allineate. Mentre ancora molte piccole e micro imprese sono in ritardo sul percorso di trasformazione digitale. Troppo spesso, inoltre, le PMI approcciano in modo destrutturato il proprio percorso di innovazione, facendosi guidare più dall’esigenza temporanea di cambiamento o dalle opportunità di finanziamento una tantum offerti dalle diverse istituzioni. Per questo, le aziende più grandi e i leader di filiera devono promuovere la digitalizzazione anche nelle realtà più piccole, che stanno a monte della produzione e delle nostre eccellenze.

È una delle conclusioni dell’analisi di scenario realizzata dall’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano: in pratica, imprenditori e aziende devono agire non da soli ma in chiave sistemica.

In Italia l’innovazione digitale è già un punto di forza per le PMI cosiddette ‘Large’, cioè con fatturato sopra i 50 milioni di euro e un numero dipendenti superiore a 250, ma non ancora per quelle ‘tradizionali’.

Non a caso, il digitale è considerato come un costo solo dal 2% delle Large, rispetto al 16% delle altre PMI, mentre per il 60% di quelle più performanti è lo strumento cardine per costruire il futuro dell’azienda, rispetto al 35% delle PMI meno evolute. In entrambe le categorie, però, risulta ancora carente l’attività di formazione e aggiornamento svolta per i dipendenti e per il management.

Circa 250mila PMI sono in grado di produrre intorno al 40% del fatturato nazionale e di assorbire oltre il 30% della forza lavoro: numeri che fanno comprendere non solo l’importanza del ruolo giocato dalle PMI in Italia ma anche l’attenzione che il Paese deve loro dedicare per salvaguardare questo patrimonio economico e sociale.

Le PMI ‘Large’, quelle più dinamiche e performanti

Nel segmento delle PMI Large, quelle più evolute e performanti, emerge nel complesso una maggiore attenzione per le tecnologie di frontiera, anche se i tassi di adozione non sono così interessanti da poter parlare di un fenomeno diffuso.

La transizione digitale è accompagnata da una transizione green. Il 58% delle PMI Large, infatti, ha adottato o è interessato ad adottare soluzioni per ottenere una riduzione dell’impatto energetico, il 48%, invece, è interessato a rating ESG, mentre il 61% ha introdotto o si propone di introdurre pratiche di Corporate social responsibility.

Lo sviluppo digitale va reso omogeneo nelle filiere

“Abbiamo analizzato finora, in particolare, tre filiere molto importanti”, spiega Claudio Rorato, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI: “agro-alimentare, moda, design e arredo. Per tutte emerge che anche le grandi aziende del settore a monte della filiera dialogano e agiscono prevalentemente con piccole e anche micro imprese, e ciò determina che già all’inizio della filiera ci siano freni e problemi per una digitalizzazione minore e in ritardo. Per colmare questi gap, devono intervenire le aziende leader di filiera e promuovere una maggiore digitalizzazione anche a monte della filiera, tra le realtà minori in termini dimensionali, ma che sappiamo sono essenziali per fare funzionare tutto il sistema”.

Il settore agro-alimentare è decisamente il più numeroso, con 54mila imprese attive (4% del comparto). Le PMI rappresentano il 49% del fatturato complessivo di filiera (pari a circa 192 miliardi di euro) con una media di 3,5 milioni di euro per ogni realtà, ed evidenzia una forte vocazione verso la micro-dimensione con una media di circa 18 addetti per impresa.

L’arredamento vede 8mila PMI attive (5,7% del comparto) ed esprime la dimensione più elevata sia a livello di fatturato, rappresentando la metà degli oltre 37 miliardi dell’intera filiera (con una media di 4,3 milioni di euro per ogni realtà) che in termini di addetti medi per impresa. La moda, invece, presenta 19mila imprese attive con un fatturato medio di 3,9 milioni di euro (54% degli oltre 73 miliardi del comparto) e circa 22 addetti per impresa.

Il Contest PMI Awards 2022

Nel corso del convegno di presentazione dei risultati della ricerca, sono state premiate le aziende vincitrici del Contest PMI Awards 2022, il riconoscimento dedicato alle PMI che si sono distinte per un progetto nell’ambito dell’innovazione e della trasformazione digitale. Tra le numerose candidature pervenute nel corso dell’anno, le finaliste arrivate a contendersi il riconoscimento sono state otto: Arredo Inox (Crotone), BCN Concerie (Pisa), Emme Technology (Monza e Brianza), FBF (Napoli), Löwengrube (Firenze), Nastrotex-Cufra (Bergamo), Pelletterie Bianchi e Nardi (Firenze), R.T.A. (Pavia).

La giuria di esperti, sulla base dei criteri di originalità del progetto, rilevanza e misurabilità dei benefici, complessità del progetto e approccio strategico, ha decretato vincitori della prima edizione del PMI Awards: Arredo Inox, BCN Concerie e il gruppo pavese Rta.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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