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Diplomazia della crescita: come il Sistema Italia sostiene le imprese che vogliono internazionalizzarsi



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Il dibattito sul futuro del Sistema Italia. La competitività delle imprese dipende dal coordinamento strategico tra diplomazia, finanza pubblica e cultura industriale. Fabrizio Lobasso, vice direttore generale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha illustrato le direttrici della cosiddetta “diplomazia della crescita”: un approccio che mira a integrare in un’unica rete il sostegno pubblico all’internazionalizzazione, la promozione del Made in Italy e la valorizzazione delle competenze imprenditoriali

Pubblicato il 25 nov 2025



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Nel dibattito sul futuro del Sistema Italia, la competitività delle imprese non è più solo una questione di export o di accesso ai mercati, ma di coordinamento strategico tra diplomazia, finanza pubblica e cultura industriale.

Nel corso del Made in Italy Summit 2025, Fabrizio Lobasso, vice direttore generale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha illustrato le direttrici della cosiddetta “diplomazia della crescita”: un approccio che mira a integrare in un’unica rete il sostegno pubblico all’internazionalizzazione, la promozione del Made in Italy e la valorizzazione delle competenze imprenditoriali.

Diplomazia della crescita: dal concetto alla pratica

Lobasso ha sintetizzato l’azione del Ministero in tre linee principali: Diplomazia della crescita, Piano Export e Riforma degli Esteri.

Il primo concetto, ha spiegato, rappresenta l’evoluzione della tradizionale diplomazia economica. Non si tratta più solo di mediazione politica o promozione culturale, ma di un sistema integrato in cui istituzioni, agenzie pubbliche e associazioni lavorano insieme per accompagnare le imprese sui mercati esteri.

In questa visione, la diplomazia si apre a nuove funzioni: ricerca di partnership, identificazione di buyer, facilitazione di investimenti, sostegno all’innovazione e all’internazionalizzazione produttiva.

«Oggi il Ministero degli Esteri non è più soltanto la sede delle feluche», ha osservato Lobasso, «ma un attore economico che lavora insieme a SACE, SIMEST, ICE e Cassa Depositi e Prestiti per costruire una rete unitaria di supporto alle imprese».

Questo modello – definito “ibrido” per la sua capacità di unire strumenti diversi – rappresenta un cambio di paradigma nella gestione delle relazioni economiche: la crescita non è vista come una somma di esportazioni, ma come una politica coordinata di presenza internazionale.

Il Piano Export e la logica del coordinamento

Tra le iniziative più significative citate da Lobasso vi è il Piano Export, lanciato nel 2024 con l’obiettivo di indirizzare risorse e azioni verso settori e aree geografiche strategiche.

Il piano individua settori prioritari e regioni di interesse, fungendo da bussola per l’intero Sistema Italia. Nei primi nove mesi dell’anno, ha ricordato Lobasso, l’export verso i mercati extra-UE è cresciuto del 2,6%, superando i 230 miliardi di euro: un risultato che, a suo avviso, conferma l’efficacia della pianificazione congiunta.

La logica alla base è quella della “profezia che si autoavvera”, in cui la definizione di obiettivi condivisi e la collaborazione interistituzionale generano effetti reali sulla crescita.

Più che una politica commerciale, il Piano Export è un metodo di coordinamento: permette di evitare sovrapposizioni tra i vari attori e di concentrare le risorse dove l’impatto economico può essere maggiore.

Il successo del piano, ha osservato Lobasso, dipende dalla capacità del sistema di funzionare come un corpo unico. È in questa sinergia tra diplomazia, finanza e impresa che il Sistema Italia può acquisire un peso stabile nei mercati globali.

Riforma degli Esteri e integrazione delle competenze

Un altro passaggio chiave dell’intervento riguarda la Riforma del Ministero degli Esteri, entrata in vigore nel gennaio 2025.

La riforma ha dato vita a una Direzione Generale per il Sistema Paese, che integra internazionalizzazione economica, promozione culturale e diffusione della lingua italiana. L’obiettivo, ha spiegato Lobasso, è superare la frammentazione che storicamente separava le attività diplomatiche da quelle economiche, creando un’unica regia in grado di valorizzare tutti gli strumenti disponibili.

In questa nuova architettura istituzionale, cultura e impresa non sono ambiti distinti ma componenti di un’unica strategia di posizionamento internazionale.

La promozione della lingua italiana e delle eccellenze culturali diventa così complementare al sostegno alle aziende, in una logica in cui l’immagine del Paese rafforza anche la percezione della sua affidabilità economica.

Lobasso ha evidenziato anche la nascita di una Direzione per la cybersicurezza e la digital diplomacy, che dal 2026 coordinerà le attività legate alla sicurezza dei dati e alla cooperazione tecnologica internazionale: un segnale di come la diplomazia si stia adattando a un mondo in cui la sovranità passa anche per le infrastrutture digitali.

Competenze e cultura economica: il valore umano della diplomazia

Uno dei punti più innovativi dell’intervento riguarda la dimensione formativa e interculturale dell’internazionalizzazione.

Per Lobasso, la competitività non dipende solo dal sostegno finanziario, ma dalla capacità delle imprese e delle istituzioni di dialogare con sistemi economici e culturali differenti. «Le competenze non sono solo conoscenze – ha spiegato – ma la capacità di utilizzare ciò che si sa per costruire relazioni sostenibili e reciproche».

La diplomazia della crescita, in questa prospettiva, è anche un esercizio di ascolto e di adattamento: comprendere i valori e le logiche degli altri mercati diventa essenziale per costruire partnership durature.

Questo approccio si traduce in missioni di sistema, in cui delegazioni istituzionali e imprenditoriali si muovono insieme per presentare un’immagine coerente del Paese. Lobasso ha citato come esempio le recenti missioni in Mauritania, Senegal e Dakar, realizzate nel quadro del Piano Mattei per l’Africa, dove istituzioni e imprese italiane hanno operato come un’unica squadra.

Il Sistema Italia come rete integrata di crescita

L’esperienza delle missioni di sistema è uno dei cardini della nuova diplomazia economica italiana. Ogni iniziativa, ha spiegato Lobasso, coinvolge l’intera filiera di soggetti pubblici: ambasciate, uffici ICE, sportelli SIMEST, rappresentanze SACE, e spesso anche Camere di Commercio italiane all’estero.

L’obiettivo è costruire un ecosistema operativo condiviso, in cui l’impresa trovi interlocutori coordinati e non frammentati.

Questo modello risponde a una logica di efficienza e prossimità: avvicinare le istituzioni al mondo produttivo e rendere più accessibile il sostegno pubblico. Le stesse ambasciate, ha ricordato Lobasso, sono oggi concepite come “antenne economiche” che operano in stretto contatto con il tessuto imprenditoriale locale.

Il valore di questa impostazione sta nel fatto che, più che promuovere singoli brand, mira a rafforzare la reputazione complessiva del sistema Paese.

L’internazionalizzazione, in questa ottica, diventa una forma di politica estera condivisa, in cui la crescita economica e la proiezione culturale si alimentano reciprocamente.

Verso una governance condivisa della competitività

Il discorso di Lobasso al Summit offre una chiave di lettura più ampia: la trasformazione del Sistema Italia in un modello di governance economica cooperativa.

Non si tratta più solo di sostenere l’export, ma di costruire una rete permanente tra istituzioni e imprese che permetta di reagire con rapidità alle crisi e alle transizioni.

Il riferimento alle misure adottate in occasione della crisi del Mar Rosso o dell’invasione russa in Ucraina mostra come il Ministero sia ormai un centro di coordinamento operativo capace di attivare tavoli settoriali, coinvolgere associazioni e fornire risposte rapide alle aziende.

Dietro la diplomazia della crescita c’è dunque una nuova idea di politica economica estera: inclusiva, preventiva e orientata alla cooperazione.

In questa prospettiva, l’Italia cerca di posizionarsi non come semplice fornitore di beni o capitali, ma come partner affidabile nei processi di sviluppo internazionale, capace di coniugare competitività e responsabilità.

La nuova fase della diplomazia economica italiana ridefinisce il concetto stesso di Sistema Italia: da insieme di enti coordinati a rete di competenze e relazioni.

In un contesto globale in cui la crescita passa per l’integrazione e la fiducia reciproca, la diplomazia della crescita si propone come un metodo, più che come un progetto: un modo di intendere la presenza italiana nel mondo attraverso collaborazione, formazione e conoscenza condivisa.

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