Produzione industriale in frenata, per le imprese resta alta l’incertezza

Il Centro Studi Confindustria stima un calo del 2% della produzione industriale italiana a marzo. I prezzi delle commodity, in particolare quello del gas e del greggio, sono ancora elevati, frenando l’attività produttiva lungo tutte le filiere. Le indagini sul sentiment imprenditoriale e le ridimensionate dinamiche di ordini e attese delle imprese non lasciano intravedere miglioramenti significativi nel breve termine.

Pubblicato il 07 Mag 2022

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Il Centro Studi Confindustria stima un calo del 2% della produzione industriale italiana a marzo e del 2,5% ad aprile, numeri che fanno seguito al rimbalzo di febbraio (+4,0%) e alla caduta a dicembre di gennaio (-3,4%) e dicembre (-1%).

Anche gli ordini in volume diminuiscono a marzo (-0,6% su febbraio) e ad aprile (-0,4% su marzo).

I prezzi delle commodity, in particolare quello del gas naturale (+698% in media ad aprile rispetto al pre-Covid) e del Brent (+56%), sono ancora elevati, frenando l’attività produttiva lungo tutte le filiere. Le indagini sul sentiment imprenditoriale e le ridimensionate dinamiche di ordini e attese delle imprese non lasciano intravedere miglioramenti significativi nel breve termine.

Come sta andando la produzione industriale in Italia

Complessivamente il primo trimestre 2022 fa segnare una diminuzione della produzione industriale dell’-1,6% rispetto al trimestre precedente.

L’ulteriore calo della produzione rilevato dal Centro Studi Confindustria in aprile (-2,5%) porta la variazione acquisita per il 2° trimestre a -2,5%, pregiudicando la dinamica del PIL italiano nel secondo trimestre, dopo la flessione nel primo.

Secondo gli analisti continuano ad incidere i fattori che ostacolavano l’attività produttiva italiana già prima della guerra (rincari delle materie prime, scarsità di materiali), che nel primo trimestre si sono confermati molto rilevanti.

L’insufficienza percepita di impianti e/o materiali si è significativamente acuita. I giudizi sui principali ostacoli alle esportazioni sono ancora negativi. La percentuale di imprese manifatturiere che hanno segnalato difficoltà in termini di costi e prezzi più elevati e tempi di consegna più lunghi è rimasta elevata, sebbene in attenuazione rispetto al quarto trimestre del 2021.

Tali fattori hanno contribuito alla contrazione della fiducia delle imprese registrata tra marzo ed aprile (in particolare l’indice per quelle manifatturiere è arrivato a 110,0, il valore più basso da maggio 2021) e all’ulteriore flessione del PMI manifatturiero (fino a 54,5 punti, il punto di minimo da gennaio 2021).

A questi fenomeni si è aggiunta una sensibile diminuzione nei giudizi e nelle attese sugli ordini (sia interni che esteri, questi ultimi in area di contrazione dopo cinque mesi consecutivi di espansione) e nei giudizi e nelle attese sui livelli di produzione delle imprese manifatturiere, il cui valore non toccava livelli così bassi da marzo dello scorso anno. L’indice delle attese sull’economia italiana ha registrato un crollo da +0,6 a inizio anno fino a -34,8 di aprile, valore comparabile a quello di dicembre 2020.

Il peggioramento dell’indice di incertezza della politica economica, che per l’Italia è salito a 139,1 punti a marzo per poi attestarsi su un valore poco inferiore in aprile (129,2 punti, +28,5% rispetto al 4° trimestre del 2021), accresce i rischi di un ulteriore indebolimento.

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Redazione

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