Mobilità elettrica: attaccare la spina all’eMobility è una questione di scelte politiche

La mobilità elettrica ha enormi potenzialità di sviluppo, ma per lanciarla in Italia occorrono misure politiche adeguate e finanziamenti

Pubblicato il 19 Set 2019

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Cambia la mobilità, diventa sempre più elettrica e condivisa. Oggi le auto elettriche in Europa sono ancora una nicchia di mercato, circa il 3% del totale, e la percentuale è ancora più bassa in Italia, lo 0,5%. Il prossimo anno nella Penisola si dovrebbe tagliare il traguardo delle 100 mila vetture.

Ma il percorso è avviato, e cambia i processi produttivi dell’Industria. Non solo di quella automobilistica. A livello internazionale, FCA ha annunciato nel piano industriale 2018-2022 una gamma di 40 modelli elettrici tra Fiat, Alfa, Jeep e Maserati.

Mercedes metterà in produzione una decina di nuovi modelli elettrici entro il 2022; Volkswagen ha come obiettivo di arrivare a produrre fino a 330 mila unità l’anno; Bmw entro il 2023 produrrà 25 modelli elettrificati e ibridi; Ford sta già riconvertendo all’elettrico diversi dei suoi modelli classici, come Focus, Fiesta e la storica Mustang.

Nei prossimi anni diverse variabili favoriranno una crescita importante del settore: dai nuovi vincoli dell’Unione europea, a partire dal 2021, per ridurre ulteriormente le emissioni di anidride carbonica dei veicoli, alla rapida innovazione tecnologica, alla politica di sviluppo della Cina, che imporrà un 20% di nuovi veicoli elettrici.

Il mercato della mobilità sostenibile in Italia (che comprende anche la mobilità elettrica) vale già 26 miliardi di euro l’anno, con 15 mila imprese coinvolte, e 87 mila addetti. In più, il Paese esporta circa l’80% della componentistica elettrica prodotta, affermandosi sempre più come un polo manifatturiero di eccellenza a livello internazionale.

“Per far decollare davvero il settore, però, senza dubbio la questione cruciale è innanzitutto di scelte politiche, con il sostegno adeguato e finanziamenti pubblici per incoraggiare lo sviluppo della mobilità elettrica e sostenibile”, rimarca Camillo Piazza, presidente di Class Onlus, che promuove questo settore. E sottolinea: “le scelte politiche sono alla base del successo dell’eMobility ad esempio in Norvegia, certo un mercato ristretto, ma dove oltre il 50% delle auto nuove, circa 60 mila veicoli l’anno, sono elettriche”.

Anche in Francia il governo ha promosso il settore con finanziamenti dedicati, e infatti Oltralpe sono già arrivati a un totale di 180 mila veicoli circolanti. “Qui da noi i numeri sono ancora indietro, mentre il potenziale di sviluppo è enorme. Sarà importante vedere quali misure di sostegno ci potranno essere anche nella prossima Manovra finanziaria”, fa notare Piazza.

Le imprese della mobilità sostenibile

“Le imprese italiane già specializzate nell’eMobility non sono ancora molte, si contano meno di 200 ‘campioni’ nazionali del settore, ed è importante il loro ruolo di traino per tutto il comparto e per le Pmi che possono crescere in questo mondo”, rileva Francesco Naso di Motus-E, associazione che promuove la mobilità elettrica. Nei settori coinvolti e compresi più in generale dalla mobilità sostenibile, tra fabbricazione di batterie, apparecchiature elettriche per autoveicoli, impianti elettrici per alimentare auto, noleggio di autoveicoli leggeri e di bici, si contano nel Paese 15 mila aziende.

A livello di città e province, prima è Roma con mille imprese specializzate (+3% in un anno), seguita da Milano con 775 (+1%), Napoli con 726 (+4%), Torino con 517. Poi ci sono Bari (446), Catania (374, +7%), Salerno (335, +4%), e Brescia (332), secondo i dati emersi oggi dal convegno su Mobilità elettrica e Sharing organizzato nella sede dalla Camera di Commercio di Milano, Monza-Brianza e Lodi.

“L’obiettivo della sostenibilità attraversa in modo trasversale tutte le azioni della Camera di Commercio, dai bandi di contributo per imprese che investono nella tutela dell’ambiente all’azione di sensibilizzazione che ci vede in prima linea nel promuovere una cultura della sostenibilità. E ancora una volta è Milano a guidare questa innovazione con le sue mille imprese e un giro di oltre due miliardi di euro”, sottolinea Marco Accornero, membro di giunta della Camera di Commercio di Milano, Monza-Brianza e Lodi.

La nuova filiera dell’eMobility

La filiera dell’eMobility è un’occasione di rilancio e riconversione per molte imprese italiane: entro il 2030 potrebbero essere oltre 10 mila le aziende attive solo nel campo della mobilità elettrica (che rappresenta una parte della più ampia mobilità sostenibile), per un volume complessivo di fatturato di quasi 100 miliardi di euro.

Il comparto ha già registrato un costante trend di crescita nel quinquennio 2013-2017: dal fatturato di 2,2 miliardi di euro del 2013, la filiera allargata dei prodotti e servizi per l’eMobility ha generato in Italia ricavi complessivi per circa 6 miliardi di euro nel 2017. Con una crescita media annua di oltre il 28%.

La mobilità elettrica ha quindi le carte in regola per rappresentare un nuovo volano di sviluppo per l’intero Sistema-Paese, e per la sua Manifattura. Occorre, come sempre, investire in strategie, tecnologie, macchinari, e nuove competenze e professionalità.

Formazione per il lavoro che cambia

La mobilità sostenibile porta con sé anche nuove professioni: ad esempio, i tradizionali meccanici diventano meccatronici; gli ingegneri e gli elettrotecnici seguono nuove specializzazioni.

“Promuovere la cultura dell’elettrico e della mobilità elettrica è investire su nuove professionalità”, rileva Massimo Ferlini, presidente di Formaper, Azienda speciale della Camera di Commercio di Milano, Monza-Brianza e Lodi: “per questo siamo impegnati a contribuire attivamente allo sviluppo di competenze sempre allineate con le nuove sfide, per figure professionali che saranno sempre più chiamate a reinventarsi, adeguando le proprie abilità alle innovazioni in atto: come i meccanici che diventeranno meccatronici”.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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