Le aziende agricole accelerano sulla digitalizzazione: quasi 1 su 4 investirà in tecnologie 4.0 entro il 2024

Un’indagine del Centro Studi Tagliacarne ha evidenziato che le imprese agricole italiane stanno accelerando il percorso di trasformazione digitale, con un’impresa su quattro che investirà in tecnologie 4.0 entro il 2024. Tuttavia, le imprese del settore restano poco capitalizzate e ancora non troppo sensibili alle tematiche della transizione green. Costo delle tecnologie e risorse finanziarie non sufficienti rappresentano i principali ostacoli alla digitalizzazione.

Pubblicato il 09 Giu 2023

Tractor spraying

Le imprese agricole accelerano il passo per recuperare il ritardo nel cammino verso la transizione digitale. Il 23% delle aziende del settore sta adottando o intende adottare tecnologie 4.0 tra il 2022 e il 2024, contro il 4% del triennio 2017-2019 e il successivo balzo al 20% nel biennio dell’emergenza pandemica.

È quanto emerge da un’indagine del Centro Studi Tagliacarne su un campione di 800 imprese agricole con almeno due addetti secondo cui un’impresa agricola su due conta di superare i livelli pre-Covid entro il 2024.Tuttavia, per un’azienda del settore su quattro le risorse economiche insufficienti sono il principale freno ad investire nella digitalizzazione.

Costo delle tecnologie e scarsità di risorse finanziarie sono il principale freno alla digitalizzazione

Dall’indagine emerge che per un’azienda del settore su quattro le risorse economiche insufficienti sono il principale freno ad investire nella digitalizzazione.

Una situazione che pesa maggiormente sulle imprese femminili del settore (49% contro il 25% delle aziende agricole complessive). Ma a creare maggiori difficoltà ad investire nella transizione digitale sono anche i costi troppo elevati delle tecnologie (23%) e la scarsa informazione sull’iter per investire in tecnologie digitali (21%).

Ostacoli che rischiano di tagliare fuori queste imprese dalle opportunità del PNRR: il 69% delle aziende del settore dichiara infatti di non volere o di non potere accedere a queste risorse, mentre solo il 16% si è già attivato e un altro 15% ha in programma di farlo.

Più di otto imprese su dieci ricorrono all’autofinanziamento

L’86% delle imprese agricole fa ricorso al capitale proprio o familiare per finanziare la gestione corrente e realizzare investimenti. Un dato che conferma la scarsa capitalizzazione delle aziende di questo settore, dove il capitale aziendale si confonde con quello personale.

Ma quando le aziende ricorrono all’esterno per trovare le risorse necessarie, il 52% si rivolge agli istituti di credito mentre appena il 25% utilizza i finanziamenti pubblici diretti.

Donne e giovani gli imprenditori agricoli più green, ma il Sud resta indietro

La metà delle imprese agricole (il 49% per esattezza) sta realizzando o intende realizzare investimenti green tra il 2022 e il 2024, con picchi che salgono al 61% per le imprese guidate da donne e al 55% per quelle under 35, mentre al Sud la percentuale scende al 43%.

Dal punto di vista settoriale, più sensibili alla sostenibilità si rilevano le imprese del settore agricolo (58%) meno quelle della Silvicoltura (31%). Imboccare la strada della transizione green non sembra preoccupare particolarmente le imprese del settore: l’86% delle imprese dichiara, infatti, l’assenza di particolari difficoltà all’introduzione di investimenti green nella propria attività.

Maggiori problematicità si riscontrano in corrispondenza della ricerca delle figure professionali necessarie (12%) e dei costi di approvvigionamento delle materie prime verdi troppo elevate (10%), mentre le risorse finanziarie sono un problema solo per l’8% delle imprese del settore.

Ben il 78% delle imprese intervistate dichiara che investire in sostenibilità è un’opportunità per il proprio business, contro il 63% delle imprese industriali e il 55% dei servizi. Ma per il 22% la via “verde” rappresenta solo un vincolo.

In particolare, il 47% è mosso dalla necessità di rispettare le regole imposte a livello nazionale ed europeo, il 22% dalla consapevolezza del rischio aziendale causato dall’inquinamento e dal cambiamento climatico, il 21% dalle migliori ricadute sull’immagine e sulla reputazione dell’azienda.

Tra i principali risultati conseguiti dalle aziende che hanno realizzato investimenti verdi – il 50% nel quinquennio 2017-2021 – la riduzione dei rifiuti o degli scarti di produzione va per la maggiore (63%). Seguono, al secondo posto l’utilizzo di energie rinnovabili (47%) e al terzo il risparmio idrico (39%).

Il passaggio generazionale è un problema solo per un’impresa su dieci

Appena il 13% delle imprese agricole dichiara di avere più di qualche grattacapo con il passaggio del “testimone”, ma per il 59% dei casi il ricambio generazionale non è un problema, perché è già stato fatto oppure perché non in agenda.

Il 45% delle imprese è ancora alla prima generazione, con picchi nella Silvicoltura (68%) e nel Sud Italia (59%), mentre, il 38% è alla seconda generazione e solo il 16% alla terza o successiva.

Colpisce che più dei due terzi dei giovani imprenditori agricoli non hanno fondato l’impresa ma l’hanno ricevuta in eredità.

Più laureati tra imprese agricole a guida giovanile e femminile

Sebbene solo un imprenditore agricolo su dieci sia in possesso di un diploma di laurea, la quota di laureati sale al 26% tra le imprese giovanili e al 21% tra quelle femminili.

Nel complesso i “dottori” sono in numero maggiore tra gli i capitani di impresa con più di 50 addetti (23%) e nel Centro Italia (18%).

Imprese agricole più attente a fare network

Le imprese agricole mostrano una maggiore capacità di fare network con gli altri attori della filiera: il 42% punta a favorire la partecipazione dei dipendenti allo sviluppo dei progetti di innovazione, contro il 37% di imprese industriali e il 32% di imprese terziarie.

Il 37% delle imprese che hanno partecipato all’indagine punta ad instaurare collaborazioni con le associazioni di categoria (contro 30% delle imprese industriali e il  31% delle imprese di servizi), mentre il 35% a sviluppare partnership con altre imprese (contro al 30% delle imprese manifatturiere e il 25% di quelle di servizi) e il 60% ad investire in capitale umano, contro il 51% delle imprese manifatturiere e il  45% delle imprese di servizi.

Anche nella scelta dei propri fornitori la relazione stabilita nel tempo premia. Oltre la metà delle imprese agricole scegli i propri supplier infatti in base alla fedeltà dimostrata. Mentre per il 24% è determinante il binomio qualità/prezzo e per il 16% fa la differenza l’affidabilità del fornitore. Più dinamiche sulla capacità di fare network sono, in generale, le imprese giovanili, meno quelle del Mezzogiorno.

“L’agricoltura si sta dimostrando sempre più ricettiva nell’adozione delle nuove tecnologie abilitanti con l’obiettivo di competere al meglio sul mercato”,commenta il presidente di Unioncamere, Andrea Prete.

“Le imprese agricole sono più propense delle altre realtà imprenditoriali a investire in capitale umano per migliorarne le competenze e per favorire la partecipazione dei dipendenti allo sviluppo dei progetti di innovazione, in una logica di condivisione. Tuttavia, per dare un ulteriore slancio al processo di cambiamento in corso è necessario sviluppare policy mirate che favoriscano la modernizzazione dell’intera filiera che resta strategica per la nostra economia”, aggiunge.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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