IL FUTURO DEL LAVORO

Che cosa può fare Apollo 1, il robot-operaio di Apptronik pensato per lavorare fino a 22 ore al giorno

Il robot umanoide Apollo 1 sviluppato dall’azienda texana Apptronik è alto 172 cm, pesa 72,5 kg e può sollevare carichi fino a 25 kg. Può lavorare 22 ore al giorno e costerà come un’auto nuova

Pubblicato il 15 Set 2023

apollo1_5

Anche la texana Apptronik entra nell’elenco delle aziende che producono robot umanoidi: il suo Apollo 1 appare come un prodotto maturo e potenzialmente in grado di avere molti ruoli nell’industria moderna grazie a una flessibilità che appare sviluppata.

Umanoide ma non umano

La forma di Apollo 1 è inequivocabilmente umanoide ma la somiglianza è volutamente limitata: l’azienda dichiara che il design fisico di Apollo è fondamentale per garantire il comfort delle persone che ci lavoreranno insieme.

La sua conformazione è stata curata da ArgoDesign, che ha lavorato a stretto contatto con Apptronik per creare la forma finale del robot Apollo 1 insieme alle applicazioni software utilizzate per gestirlo e controllarlo.

Il risultato di questo lavoro è una forma che coniuga complessità e accessibilità ed è distinta e riconoscibile. ArgoDesign ha progettato il volto in modo che risulti amichevole mentre trasmette informazioni importanti come lo stato della macchina e i feedback verso l’esterno.

La forma e le proporzioni complessive rispecchiano la testa umana ma i dettagli sono progettati per scoraggiare l’idea che il robot sia qualcosa di diverso da uno strumento. Anche se la sagoma appare amichevole la mancanza della bocca e lo “sguardo” fisso, anche se gli occhi hanno elementi luminosi a LED, insieme al volto concavo e alla testa con un’ampia cavità, ricordano subito che si tratta di un robot.

Esperienze importanti

Apollo 1 raccoglie le esperienze di Apptronik in vari campi: il lavoro sugli esoscheletri ha dato background importanti sulla sicurezza mentre lo sviluppo di bracci robotici industriali che sollevano più di quanto pesano ha migliorato il carico utile pur mantenendo l’accessibilità economica. Importanti anche le esperienze  sulla camminata dinamica e la manipolazione precisa.

Questo sviluppo di diversi tipi di robot è servito anche per integrare nativamente la modularità nel design di Apollo 1: gli utilizzatori possono decidere di impiegarlo come un umanoide bipede che cammina oppure sotto forma di corpo su ruote o montato in posizione stazionaria.

Autonomia senza limiti

Le batterie che consentono ad Apollo 1 di funzionare sono intercambiabili: la durata del pack è di circa 4 ore e, una volta scarico, lo si può sostituire in tempo reale.

Secondo Jeff Cardenas, CEO e cofondatore di Apptronik, sono possibili uptime di 22 ore al giorno, sette giorni su sette.

La presa per la ricarica può anche essere usata per l’alimentazione cablata per operazioni senza limiti di tempo a parte la manutenzione/riparazione. Questa porta, insieme ai controlli dell’alimentazione e al classico pulsante rosso per lo stop immediato, è facilmente accessibile dal pannello posteriore.

Comunicazioni di controllo e umane

Capire cosa stia facendo Apollo 1 in ogni momento è fondamentale per un funzionamento efficace e sicuro. La superficie liscia del viso può visualizzare varie informazioni tramite i già citati LED oculari e un display, normalmente invisibile, situato in basso in corrispondenza della ‘bocca’.

LED e display lavorano insieme visualizzando espressioni umane di saluto così come puntini di sospensione, che indicano il processamento di input, o la chiave inglese della manutenzione.

Possono apparire anche informazioni di servizio, quali la matricola o uno stato di errore, che vengono replicate nel display toracico di tipo touch. La quantità delle informazioni è maggiore e prevede anche l’identità del robot, il suo reparto, eventuali malfunzionamenti e lo stato delle attività e della batteria.

È interessante notare come Apptronik, che nasce nel 2016 dallo Human Centered Robotics Lab presso l’Università del Texas ad Austin, abbia preso la decisione di non usare per l’Apollo 1 giunti rotanti e motori disponibili in commercio, preferendo componenti sviluppati internamente.

Nel nome della sicurezza

Apollo 1 è ovviamente concepito per un funzionamento sicuro insieme alle persone e agli altri robot anche grazie a un’esclusiva architettura di controllo della forza che promette movimenti sicuri in presenza di esseri umani. Esso riesce di reindirizzare la sua traiettoria per evitare collisioni se ‘percepisce’ oggetti dentro una Zona Perimetrale definibile a piacere. Se un oggetto entra nel raggio di azione diretto degli arti allora il robot si spegne completamente e istantaneamente. Il robot ha anche una funzione di sicurezza che lo porta a ‘raggomitolarsi’ per limitare pericoli nel caso di perdita dell’equilibrio e caduta.

L’altezza e il peso di Apollo 1 – 172 cm e 72,5 kg – sono comparabili a quelli di un essere umano mentre la sua capacità di sollevamento è di 25 kg. Non è stato comunicato alcun prezzo ma Cardenas ha anticipato che Apollo 1 costerà come un’ auto nuova (qualche magazine ha ipotizzato 50 mila dollari) con una data di rilascio prevista per la fine dell’anno prossimo.

Progettato per un uso generale

Le prime soluzioni di Apptronik erano focalizzate per la movimentazione di case e contenitori nei settori logistico e manifatturiero ma Apollo 1 vuole essere un robot per uso generale, sviluppato per funzionare nel mondo reale.

Esso è una sorta di iPhone dei robot dato che i partner di sviluppo estenderanno le applicazioni possibili per questi robot oltre la logistica e la produzione fino a settori quali le costruzioni, l’industria petrolifera, petrolio e gas, la elettronica fino a interazioni umane nella vendita al dettaglio, consegne a domicilio, assistenza agli anziani e altro ancora.

Apollo 1 si propone quindi come uno strumento che consente ai partner di espandere/customizzare le soluzioni sviluppate da Apptronik avendo in mente che è possibile estendere il mondo digitale delle applicazioni a quello fisico per lavorare a fianco delle persone sostituendole nei lavori che esse non vogliono o non possono fare.

Valuta la qualità di questo articolo

A
Nicodemo Angì

Metà etrusco e metà magno-greco, interessato alle onde (sonore, elettriche, luminose e… del mare) e di ingranaggi, motori e circuiti. Da sempre appassionato di auto e moto, nasco con i veicoli “analogici” a carburatore e mi interesso delle automobili connesse, elettriche e digitali.

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 5