Password rubate e vulnerabilità continuano a far paura: l’evoluzione del cyber crime nel report 2020 di IBM Security

Il 60% dei cyber attacchi viene ancora realizzato con il furto delle credenziali o sfruttando le vulnerabilità dei software. Il report IBM X-Force Threat Intelligence Index 2020 evidenzia i trend di quest’anno per la cyber security.

Pubblicato il 12 Feb 2020

attacchi informatici

Al cyber crime non servono per forza sofisticate frodi digitali per mettere a segno le proprie malefatte: il 60% degli attacchi viene realizzato con il furto delle credenziali o sfruttando le vulnerabilità dei software. Lo rivelano i dati del report di IBM Security, l’IBM X-Force Threat Intelligence Index 2020. Dall’indagine emerge l’evoluzione del modus operandi dei criminali informatici, per permettere di riflettere sullo scenario attuale e valutare contromisure efficaci.

Phishing, scanning e furto di password sempre in auge

IBM X-Force ha condotto le proprie ricerche monitorando più di 70 miliardi di eventi giornalieri nell’area della security, in oltre 130 Paesi. I dati sono stati raccolti da più fonti – tra cui X-Force Iris, X-Force Red, IBM Managed Security Services – per poi essere esaminati.

IBM X-Force fa girare migliaia di spam traps in tutto il mondo e monitora quotidianamente decine di milioni di attacchi spam e phishing, oltre ad analizzare miliardi di pagine Web e immagini per rilevare attività fraudolente e abusi nei confronti dei brand. L’X-Force Threat Intelligence Index di IBM indica i fattori che contribuiscono all’evoluzione delle tecniche, analizzando i tre principali vettori da cui partono gli attacchi:

  • Il phishing si è rivelato un vettore di successo delle violazioni nel 31% degli incidenti identificati, rispetto al 50% del 2018.
  • Lo scanning e l’exploiting delle vulnerabilità sono stati indentificati nel 30% degli incidenti osservati nel 2019, rispetto all’8% dell’anno precedente. A tal proposito, le vulnerabilità già note in Microsoft Office e Windows Server Message Block sono state sfruttate in modo significativo anche nel 2019.
  • Nel 29% degli attacchi informatici analizzati, l’uso di credenziali di accesso rubate è sempre più frequente. Secondo il report, nel 2019 sono stati compromessi grazie a questa risorsa oltre 8,5 miliardi di file, segnando un aumento del 200% delle violazioni rispetto agli anni precedenti.

“Oggi la mole di record esposti a rischio rivela come gli hacker non abbiano bisogno di ricorrere a metodi sofisticati per sferrare un attacco informatico ma necessitino solo delle credenziali di accesso con cui entrare”, spiega Wendi Whitmore, Vice President, IBM X-Force Threat Intelligence. “Misure di protezione, come l’autenticazione a più fattori e il single sign-on, sono fondamentali per la cyber-resiliency delle organizzazioni e la protezione e la privacy dei dati degli utenti”.

I trend principali

  • Configure it Out: l’analisi di IBM ha rilevato che nel corso del 2019 la violazione di 7 miliardi di record, su un totale di oltre 8.5 miliardi, è imputabile ad una non corretta configurazione dei server cloud o errate configurazioni di sistema. Si tratta di un brusco cambio di rotta rispetto al 2018 quando i record violati per queste cause costituivano il 50% del totale.
  • Banking on Ransomware: alcuni dei trojan più attivi nel settore bancario, come TrickBot, sono stati oggetto di un monitoraggio intenso da parte degli hacker che li hanno usati per preparare attacchi ransomware. In effetti, il nuovo codice utilizzato dai trojan bancari e dai ransomware ha superato le classifiche rispetto ad altre varianti di malware discusse nel rapporto.
  • Fiducia nelle tecnologie per il phishing: dalla ricerca IBM X-Force emerge che i brand tech, dei social media e dello streaming di contenuti siano nella “Top 10” dei marchi contraffatti dai cybercriminali nei loro tentativi di phishing. Ciò denota una crescente fiducia nei confronti dei brand tech, rispetto a quelli del retail e della finanza, storicamente affidabili. Tra i primi dieci brand colpiti dal fenomeno del cybersquatting compaiono Google, YouTube e Apple.

L’evoluzione degli attacchi ransomware

Secondo il report, gli attacchi ransomware a livello globale sono indirizzati sia al settore pubblico sia a quello privato; inoltre il fenomeno delle attività ransomware nel 2019 ha registrato un incremento. Il Team IBM X-Force, costantemente impegnato nel fronteggiare le attività ransomware in 13 diversi settori in tutto il mondo, evidenzia come questi attacchi siano perpetrati indistintamente in ogni settore.

Mentre lo scorso anno oltre 100 enti governativi statunitensi sono stati colpiti da attacchi ransomware, nel 2019 sono stati significativamente compromessi i settori retail e manifatturiero, ma anche l’industria dei trasporti. Ciò è dovuto al fatto che le società operanti in questi settori sono interessanti per i criminali cyber in quanto gestiscono informazioni preziose, come i dati personali dei clienti, che risultano facilmente monetizzabili e spesso si avvalgono di tecnologie datate.

Nell’80% dei tentativi di attacchi ransomware rilevati, gli hacker hanno sfruttato le vulnerabilità di Windows Server Message Block. Si tratta della tattica già utilizzata per propagare WannaCry, il ransomware che nel 2017 ha paralizzato le aziende in 150 Paesi.

I costi sostenuti dalle organizzazioni vittime di attacchi di ransomware nel corso del 2019 sono superiori ai 7,5 miliardi di dollari, e per il 2020 si prevede che questi crimini informatici non si arresteranno. Il report di IBM, in collaborazione con Intezer, informa che è stato intercettato un nuovo codice malware nel 45% dei trojan bancari e nel 36% dei ransomware. Ciò indica che gli hacker sono costantemente impegnati nella creazione di nuovi codici per non essere identificati.

Allo stesso tempo, IBM X-Force ha osservato una forte relazione tra ransomware e trojan bancari. Questi ultimi vengono utilizzati per ottenere l’accesso ad una rete infetta, dove viene successivamente inoculato il ransomware. Ad esempio, Trickbot, che secondo il report è il malware più attivo in ambito finanziario, è sospettato di diffondere Ryuk su reti aziendali, mentre altri trojan bancari, come QakBot, GootKit e Dridex, si stanno anche diversificando per varianti di ransomware.

Il phishing punta a contraffare brand tech e social

Con l’accrescere della consapevolezza da parte degli utenti in merito alla dannosità delle e-mail di phishing, le tecniche di phishing stesso diventano sempre più sofisticate. In collaborazione con Quad9, IBM ha rilevato la tendenza da parte dei cyber criminali a impossessarsi in modo illegale dei profili dei brand consumer tech per indurre gli utenti a cliccare link malevoli – a  social media o a contenuti in streaming –  che nascondono azioni di phishing. Tra i primi dieci brand contraffatti, sei avevano domini di Google e YouTube, mentre i domini Apple (15%) e Amazon (12%) sono stati violati soprattutto per i loro dati monetizzabili. IBM X-Force, infatti, rileva proprio nell’elevata opportunità di monetizzazione la causa degli attacchi verso tali brand.

Anche Facebook, Instagram e Netflix sono nella lista dei primi dieci brand che hanno subito il furto di identità digitale sui social media, anche se in misura inferiore. Ciò può essere dovuto al fatto che questi siti, in genere, non contengono dati direttamente monetizzabili. Poiché gli hacker fanno spesso affidamento sul riutilizzo delle stesse credenziali per ottenere l’accesso agli account più redditizi, IBM X-Force ritiene che il riutilizzo frequente delle password sia una delle principali cause di vulnerabilità di questi brand, bersaglio per gli hacker. In effetti, il Future of Identity Study di IBM ha scoperto che il 41% dei millennial intervistati riutilizza la stessa password più volte e la generazione Z detiene in media solo cinque password, evidenziando l’abitudine molto diffusa tra i più giovani a riutilizzare le medesime password.

Riuscire a identificare domini falsificati può essere estremamente difficile, ed è proprio questa la complessità su cui fanno affidamento i criminali informatici. I primi 10 marchi falsificati elencati nel rapporto offrono agli hacker un ampio target di potenziali destinatari di attacchi, aumentando la probabilità che un utente ignaro clicchi su un link apparentemente innocuo, ma in realtà contraffatto.

Le vittime

Il report permette anche di analizzare quali siano i settori e le aree geografiche maggiormente colpite:

  • Il settore Retail tra i più presi di mira: da quanto si evince nel report, il settore retail è stato il secondo maggiormente attaccato nel corso del 2019, subito dopo il settore bancario. La scorsa estate sono stati ben 80 i siti e-commerce compromessi da MageCart, il virus progettato per il furto di credenziali, dati delle carte di credito e altre informazioni sensibili. Secondo IBM, il settore retail è stato vittima di attacchi ransomware.
  • Gli attacchi ai sistemi di controllo industriale (ICS) e l’operational technology (OT) salgono alle stelle, registrando una crescita del 2000% rispetto agli ultimi tre anni. Gli attacchi informatici sono stati perpetrati a causa di vulnerabilità rilevate nel sistema SCADA e nell’hardware utilizzato nei sistemi di controllo industriale (ICS), così come attraverso il password-spraying, la tecnica volta a tentare di accedere a più utenze con semplici password comunemente diffuse.
  • Il Nord America e l’Asia sono le aree maggiormente colpite: queste regioni hanno registrato il maggior numero di attacchi e hanno subito le maggiori perdite di dati nell’ultimo anno, con -rispettivamente – oltre 5 miliardi e 2 miliardi di record violati.

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Nicoletta Pisanu

Giornalista, collabora da anni con testate nazionali e locali. Laureata in Linguaggi dei Media e in Scienze sociali applicate all'Università Cattolica di Milano, è specializzata in cronaca.

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