Beni strumentali, 2018 in crescita, ma nel 2019 il mercato interno torna a scendere

Nel 2018 il comparto dei beni strumentali è cresciuto del 6,2%, trainato dall’andamento del mercato interno e, in misura minore, dalle vendite all’estero. Per il 2019 ci si attende una sostanziale stabilità, con il mercato interno in calo dello 0,2% a fronte di un export in crescita del 2,7%. Salmoiraghi: “All’Italia manca una visione del futuro”. Boccia: “Industria 4.0 non è una parentesi”.

Pubblicato il 23 Lug 2019

Foto: Ruggiero Scardigno

Chiude toccando il valore record di 49,2 miliardi di euro il 2018 dell’industria italiana dei beni strumentali, rappresentata da Federmacchine, la federazione che riunisce 13 associazioni, espressione di 5.150 imprese costruttrici di macchine e 193.750 addetti, che contribuiscono a produrre il 2,8% del PIL e il 5,8% dell’export italiano.

La crescita rispetto all’anno precedente è stata del 6,2%, trainata dall’andamento del mercato interno e, in misura minore, dalle vendite all’estero, che rappresentano oggi il 67% del totale.

Mercato interno trainato dagli incentivi

Anche grazie a super e iper ammortamento, il mercato interno, cioè le vendite dei costruttori di macchine in Italia, ha fatto registrare una crescita del 9,6%, attestandosi a quota 16,3 miliardi di euro.

Simile l’andamento del consumo nazionale, che alle vendite dei costruttori italiani somma l’import: la crescita in questo caso è stata del 9,5%, toccando il valore record di 26,1 miliardi di euro.

L’estero

Le esportazioni sono cresciute del 4,6% a quota 32,9 miliardi. Mercati di sbocco principali sono stati la Germania (3,6 miliardi), gli Stati Uniti (3,5 miliardi), la Francia (2,2 miliardi), la Cina (2 miliardi) e la Spagna (1,5 miliardi), seguite da Polonia, Turchia e Regno Unito.

“Questi valori rappresentano un apporto di 23 miliardi del nostro comparto al saldo della bilancia commerciale italiana”, sottolinea Sandro Salmoiraghi, presidente uscente di Federmacchine al quale subentrerà Giuseppe Lesce.

La fine di un’era?

“L’anno in corso sarà ancora positivo in termini di produzione e fatturato”, dice Salmoiraghi. “Buona parte dei settori che rappresentiamo fanno registrare ancora un livello di utilizzo della capacità produttiva molto alto, grazie alla mole di ordini raccolta nei mesi scorsi. Il settore, insomma, è ancora oggi un’isola felice nella manifattura italiana, ma questo non basta per garantire la prosperità di lungo periodo”.

Per il 2019 Federmacchine si attende una crescita del fatturato del comparto dell’1,7%, ma un mercato interno per la prima volta in calo (dello 0,2%) a fronte di un export in crescita del 2,7%.

Dati che, se confermati, segnerebbero di fatto la fine della “cavalcata” del quinquennio d’oro 2014-2018 trainata dalla ripresa del mercato nazionale. Basti pensare che nel 2013 l’export rappresentava il 73,5% del totale, mentre questo valore è oggi pare al 67%.

Salmoiraghi: “All’Italia manca una visione del futuro”

“Siamo ragionevolmente ottimisti sul futuro perché crediamo nelle capacità dei nostri imprenditori, ma non vogliamo continuare a operare in prospettiva 4.0 in un Paese che continua a comportarsi da 0.4”, dice Salmoiraghi.

“Serve un sistema Paese che investa nel futuro facilitando le imprese, rendendo il territorio nuovamente attrattivo per chi dall’estero vorrebbe investire in Italia. Non è questa la realtà. Manca una visione del futuro, non abbiamo governanti in grado di esprimere una visione del futuro: sono interessati sono al consenso immediato e si impegnano quindi solo per interventi di breve respiro”, aggiunge.

Un progetto di sviluppo comune

Sandro Salmoiraghi

“Bisogna unirsi – prosegue – in un progetto non di rilancio ma di ricostruzione, come nel dopoguerra quando siamo diventati una grande potenza industriale. Per farlo bisogna tornare a studiare e leggere, perché la civiltà dello smartphone non può portare al progresso. Servono cittadini in grado di informarsi”.

Il punto, dice Salmoiraghi, non è “discutere provvedimenti, ma discutere di un progetto di sviluppo comune per tornare a volare alto”.

All’Italia, dice, “serve un piano per stimolare lo sviluppo che parta dalle infrastrutture e pensi all’evoluzione 4.0 della nostra manifattura, per la quale serve un orizzonte di lungo periodo”.

Federmacchine chiede quindi “un pacchetto unico strutturale per la crescita di impresa che sommi i vantaggi del credito d’imposta per la ricerca e sviluppo, del super e dell’iperammortamento, disegnando un progetto d’insieme di lungo periodo”. A questo va aggiunta la prosecuzione del credito d’imposta per la formazione 4.0 che includa il costo dei formatori esterni.

Investire nella formazione dei giovani

“Nei prossimi anni dovremo affrontare importanti cambiamenti nel mondo del lavoro, con mansioni che spariranno e altre che nasceranno. Dobbiamo prevedere e preparare il cambiamento”, dice Salmoiraghi.

“I giovani rappresentano il futuro delle aziende e della società. L’Italia ha un elevato tasso di abbandono scolastico e di disoccupazione, mentre le imprese hanno difficoltà a reperire meccatronici, elettronici, informatici ed esperti in tecnologie della produzione. È un errore pensare che esistano percorsi di formazione di serie a – i licei – e serie b – gli istituti tecnici”.

I nostri istituti tecnici, ricorda Salmoiraghi, “sfornano 8.000 diplomati, mentre ne servono 80.000. Occorre aumentare gli ITS nelle aree a maggiore concentrazione industriale”.

Boccia: “Industria 4.0 non una parentesi”

“Industria 4.0 non è una parentesi ma una costante: è stato un atto di coraggio delle imprese, che hanno chiesto un sistema che premiasse chi investiva nei fattori. Come risultato abbiamo incrementato l’export, gli investimenti e l’occupazione. Effetti, questi, che segnano una direzione che deve prescindere dalle parti politiche”. Così Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, intervenuto all’assemblea di Federmacchine.

Oggi “la sfida che poniamo al Governo è passare dalla tattica e dal presentismo alla visione, che sia di medio termine, con un’Italia centrale tra Europa e Mediterraneo, aperta ad Est e ad Ovest”.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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