ESG, la sostenibilità come leva di creazione di valore (anche nell’industria)

Adottare una strategia ESG, che declina la sostenibilità nelle sue tre anime ambientale, sociale e di governance, può consentire alle aziende non soltanto di migliorare il rating finanziario e ridurre il costo del capitale, ma anche di incidere sulla competitività dell’impresa accrescendo valore del brand ed efficienza operativa e migliorando la gestione del rischio.

Pubblicato il 29 Apr 2021

green economy

L’impegno delle aziende per la sostenibilità non è più soltanto un’attività di imprenditori illuminati; ma non è nemmeno soltanto una fredda variabile necessaria al calcolo dei rating da parte di banche e altre istituzioni finanziarie: sotto l’acronimo ESG, che declina la sostenibilità nelle sue tre anime ambientale, sociale e di governance, si cela oggi un vero e proprio mondo e una precisa strategia in grado di incidere anche sulle performance e sulla competitività dell’impresa.

Lo hanno ben compreso molte aziende italiane, anche in ambito manifatturiero, che stanno investendo risorse per mettere a punto politiche e report di sostenibilità, da cui trarre valore per l’azienda.

L’esempio di Streparava

E’ il caso, per esempio, di Streparava, azienda che produce soluzioni per il settore automotive, una “famiglia dal 1951”, come la definisce Paolo Streparava, erede dell’impegno di tre generazioni. Dal 2016 Streparava pubblica il suo dettagliato Report di Sostenibilità, che è “un momento di sintesi del nostro operato oltre che uno strumento molto importante, che certifica il nostro profilo etico e legittima il ruolo che intendiamo svolgere nei confronti della comunità in cui siamo inseriti, non solo in termini economici, ma soprattutto morali”. In Streparava infatti, accanto alle dimensioni ‘classiche’ ambientale e sociale, la sostenibilità viene declinata anche nei suoi aspetti etici ed economici.

Nel report l’azienda si racconta all’insegna della trasparenza nella convinzione che “la sostenibilità sia il driver di un processo di miglioramento continuo che garantisce risultati nel tempo e il rafforzamento della propria performance economica, reputazione e salute e sicurezza dei suoi lavoratori, oltre a consentirgli di raggiungere i suoi obiettivi in ambito ambientale, sociale e di governance”.

L’intervento di Paolo Streparava ha concluso l’interessante evento intitolato “Sostenibilità come strumento di competitività” coordinato da Massimo Carboniero, coordinatore del Comitato Marchio Ucimu-Sistemi Per Produrre e past president dell’associazione, a cui hanno partecipato anche Franco Amelio, Sustainability Services Leader di Deloitte, Fabrizio Medea di Wise Equity e Mauro Alfonso, AD di Simest.

Una risposta al rischio

L’attuale scenario economico, come ha avuto modo di sottolineare anche un recente report del World Economic Forum, è dominato da rischi e incertezze legate al cambiamento climatico e all’emergenza epidemiologica, ma anche da una trasformazione digitale che penetra in maniera pervasiva il modo in cui si fa ogni cosa e dall’incedere di profonde trasformazioni di carattere demografico.

Si tratta di vettori – sottolinea Amelio – “che possono influenzare l’attività economica e ripercuotersi sugli operatori finanziari”. Le questioni climatiche, per esempio, “possono avere un impatto sostanziale a breve e lungo termine sulle operazioni commerciali delle imprese, sui rischi e sui rendimenti per gli investitori e sulle loro decisioni di investimento. È pertanto importante per imprese e mondo finanziario tenere in considerazione i fattori legati al clima”.

Per gestire questi macro-fattori di rischio-cambiamento serve un’alleanza di tre distinti attori: la Politica, che deve scrivere regole chiare, come sta facendo ad esempio con il Next Generation EU, la Finanza e, naturalmente, la Tecnologia.

“I dati e le politiche ESG – prosegue Amelio – sono diventati basilari per ogni organizzazione al fine di poter condividere con i propri stakeholder informazioni specifiche e di medio-lungo termine e soddisfare così un’esigenza diffusa su tutti í mercati industriali e finanziari”.

I benefici dell’ESG

Ma quali sono i benefici che comporta l’adozione di una strategia ESG? “L’implementazione di leve strategiche non finanziarie (o di sostenibilità) a medio-lungo termine permette di generare benefici operativi in grado di produrre impatti finanziari positivi”, spiega ancora Amelio.

Sono diverse le dimensioni su cui una strategia ESG va a impattare: capitale umano, relazione con i clienti, società, ambiente, innovazione e corporate governance. Tutti ambiti per quali esistono precisi parametri che permettono alle aziende di misurarne l’impatto.

Dal punto di vista finanziario i beneficiari sono: valore del brand, efficienza operativa, costo del capitale e gestione del rischio.

Una slide presentata da Amelio ben riassume questi concetti:

Uno degli elementi più critici è il rapporto tra sostenibilità e performance aziendali. Si potrebbe infatti essere portati a pensare che adottare delle regole in chiave ESG può “allungare la strada” verso i risultati del business, magari rendendola anche più tortuosa. Secondo Amelio, invece, “le performance sostenibili di un investimento vanno di pari passo con quelle economiche in un orizzonte di medio-lungo termine”. In altre parole “perseguire obiettivi di sostenibilità non richiede sacrifici dal punto di vista della performance”. Al contrario, “inizia ad essere diffuso giustificare la richiesta di investimenti ESG con la ricerca di una maggiore performance nel medio periodo”.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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