Nel panorama dell’economia circolare ci sono realtà che riescono a distinguersi per innovazione, impatto e visione creativa. È il caso di Plastiz, giovane startup italiana che ha trasformato i rifiuti in plastica in un’occasione concreta per il mondo del design e dell’architettura.
Ne parliamo con Gian Luca Beruto, co-fondatore e CEO dell’azienda per comprendere come la startup ha trovato spazio nel mercato in poco tempo.
Com’è nata l’idea di Plastiz e qual è stata la scintilla che vi ha spinti a trasformare la plastica in un’opportunità per il design?
L’idea di Plastiz è nata a Torino nel 2021, ma ha radici ancora più profonde. Tutto è cominciato durante il lockdown del 2020, quando il laboratorio di Izmade – studio torinese di design e arredo su misura da cui deriva anche la “IZ” nel nostro nome – è rimasto chiuso. In quel momento abbiamo colto l’occasione per esplorare nuovi materiali sostenibili e abbiamo incontrato il progetto open source Precious Plastic, ideato dal designer olandese Dave Hakkens. È lì che è scattata la scintilla: trasformare rifiuti plastici in superfici belle, funzionali e cariche di significato.
Cosa rende un pannello Plastiz diverso dagli altri materiali riciclati presenti sul mercato?
I nostri pannelli hanno una duplice anima: da un lato l’impatto estetico – che ricorda il marmo, il vetro o la pietra – e dall’altro una profonda valenza etica e ambientale. Sono realizzati al 100% con plastica post-consumo o scarti industriali, completamente riciclabili e lavorabili con strumenti da falegnameria. Ogni pannello è unico, con texture personalizzabili in oltre 30 varianti: le irregolarità, i frammenti e le inclusioni non sono difetti, ma raccontano la storia della plastica da cui proviene. È un materiale che unisce durabilità, bellezza e sostenibilità.

Avete progettato la vostra macchina termoformatrice partendo da schemi open source. In che modo avete perfezionato il progetto?
Sì, il nostro primo modello si è ispirato a schemi open source internazionali, ma lo abbiamo radicalmente perfezionato grazie all’uso di strumenti professionali come SolidWorks. Abbiamo utilizzato il software per modellare l’intera macchina, focalizzandoci su simulazioni termo-statiche e meccaniche. Questo ci ha permesso di ottimizzare la distribuzione del calore, minimizzare stress e deformazioni e migliorare l’uniformità della superficie dei pannelli. Il risultato è una macchina più efficiente, sicura e in grado di garantire una resa estetica di altissimo livello.
Avete creato prototipi virtuali durante la fase di sviluppo? Come vi ha supportato SOLIDWORKS in questo processo?
Assolutamente sì. Grazie a SolidWorks Simulation abbiamo potuto simulare in modo dettagliato la diffusione termica e il comportamento dei materiali durante il processo produttivo. Questi test virtuali ci hanno permesso di identificare punti critici e di intervenire in fase di progettazione, riducendo i tempi di messa a punto e aumentando la qualità finale del prodotto. È stato un passaggio fondamentale per passare con successo dal concept alla produzione su scala.
Chi sono oggi i principali interlocutori di Plastiz? A chi si rivolge il vostro prodotto?
Ci rivolgiamo a designer, architetti, aziende e rivenditori che vogliono integrare soluzioni sostenibili nei loro progetti. I nostri pannelli si prestano a molteplici applicazioni: rivestimenti, arredi, oggetti di design, allestimenti per eventi, spazi retail e hotellerie. Sono impermeabili, resistenti agli agenti chimici e non contengono vernici o additivi. Offriamo un prodotto non solo bello, ma anche facile da lavorare e altamente funzionale.
Nel 2024 avete rigenerato oltre 10 tonellate di plastica. Qual è l’impatto ambientale di questa attività?
Rigenerare 10 tonnellate di plastica significa risparmiare oltre 800.000 kg di CO₂ rispetto all’utilizzo di polimeri vergini. Ogni pannello Plastiz consente una riduzione media delle emissioni del 50%. Ma per noi l’impatto non è solo ambientale: è anche sociale. Dimostriamo che è possibile costruire un’impresa etica e sostenibile senza rinunciare all’innovazione e alla qualità.
Cosa ci riserva il futuro di Plastiz? Su cosa state lavorando?
Il 2025 sarà un anno cruciale: vogliamo raddoppiare la produzione e consolidare partnership strategiche, come quella avviata con Autogrill e il Gruppo Avolta. Siamo stati selezionati anche per gli allestimenti di Casa Italia alle Olimpiadi di Parigi, una vetrina straordinaria per i nostri materiali. Sul fronte tecnologico, stiamo completando l’efficientamento della prima linea produttiva e progetteremo la seconda, in apertura nel 2026. Stiamo inoltre lavorando su nuove texture e collaborazioni con designer per esplorare applicazioni ancora più creative.
Per il 2025 il nostro obiettivo è duplicare la produzione e consolidare i rapporti di partnership strategici instaurati con alcuni stakeholders quali Autogrill e il Gruppo Avolta, con cui abbiamo iniziato a collaborare lo scorso anno durante il programma Innovation Hub di cui siamo risultati vincitori. Il 2024 è stato un anno per noi importante, perché ci siamo aggiudicati anche il podio della prima edizione del Contest StartUp to – Dare organizzato da TS Nuovamacut – azienda del Gruppo TeamSystem – e abbiamo partecipato come fornitori all’allestimento di Casa Italia alle Olimpiadi di Parigi.
A livello tecnologico, vogliamo concludere l’efficientamento della prima linea produttiva e iniziare a progettare la seconda, la cui apertura è prevista nel 2026.
Plastiz è la dimostrazione concreta che la plastica può avere una seconda vita: non solo utile, ma anche bella. Un progetto che unisce design, sostenibilità e innovazione, dimostrando che l’economia circolare può essere anche sinonimo di stile.