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Da presidio produttivo a motore del cambiamento: l’innovazione leva di competitività per le aziende manifatturiere



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Lo studio RS Group evidenzia che l’industria italiana, trainata dal manifatturiero, considera l’innovazione fondamentale per la competitività. Nonostante ostacoli significativi, come infrastrutture tecnologiche spesso obsolete e una marcata carenza di competenze tecniche, le aziende mostrano una forte resilienza culturale e un elevato ottimismo verso la crescita futura.

Pubblicato il 6 dic 2025



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Il 95% delle aziende manifatturiere italiane considera l’innovazione una leva prioritaria per la crescita, il 94% promuove la sperimentazione e l’assunzione di rischi calcolati, mentre l’86% si riconosce in un’organizzazione realmente innovativa.

Sono alcuni dei risultati emersi dalla ricerca “Tradizione e innovazione: l’Italia ridisegna l’industria di domani” condotta da RS Group per esplorare il ruolo dell’innovazione nei principali settori industriali.

Lo studio analizza come le imprese affrontano oggi le sfide legate alla competitività, alla trasformazione digitale e alla sostenibilità, evidenziando strategie, approcci e investimenti che stanno ridefinendo anche l’evoluzione dell’industria italiana.

L’indagine ha coinvolto un campione qualificato di 567 senior business decision maker nei principali mercati europei Italia, Francia e Regno Unito, con l’obiettivo di esplorare il ruolo dell’innovazione nei settori industriali.

In Italia, numerosi decisori aziendali attivi nei comparti manifatturiero, edilizia ed energy & utilities hanno offerto una panoramica preziosa sulle priorità, le barriere e le opportunità legate all’adozione dell’innovazione come leva di crescita e competitività.

L’evoluzione della manifattura italiana da presidio produttivo a motore di cambiamento

Tra tutti i settori analizzati, è la manifattura italiana a sorprendere maggiormente. Tradizionalmente percepito come un comparto legato a modelli produttivi consolidati, oggi si distingue per la solidità della cultura dell’innovazione e per la capacità di integrarla nella strategia aziendale.

“In un contesto industriale sempre più complesso, in cui le pressioni economiche, normative e tecnologiche ostacolano l’adozione di un approccio continuo all’innovazione, abbiamo voluto indagare come le imprese europee dei settori industriali stiano affrontando questa sfida e in che modo l’innovazione possa rappresentare una leva per restare competitivi”, spiega Mike Bray, VP Innovation di RS Group.

Un ulteriore dato rilevante emerso dalla ricerca riguarda la reattività delle imprese. Il 91% delle imprese del settore ritiene di essere pronta ad affrontare rapidamente nuove sfide, dimostrando una reattività superiore anche rispetto a comparti considerati più “avanzati”.

Un’evidenza chiara di come la manifattura italiana stia evolvendo da presidio produttivo a protagonista del cambiamento industriale.

Il paradosso delle infrastrutture obsolete

Nonostante la forte propensione culturale verso il cambiamento, il rapporto scatta una fotografia in chiaroscuro quando si analizza la dotazione tecnica reale delle imprese.

Emerge un divario significativo tra le ambizioni strategiche e lo stato dell’arte delle infrastrutture: solo il 7% dei decisori italiani valuta il proprio stack tecnologico come “molto avanzato”, un dato che posiziona il nostro Paese dietro a Francia e Regno Unito.

Una lacuna che è particolarmente evidente se si osservano i comparti con maggiore criticità. Nel settore energy & utilities, ben il 59% delle organizzazioni ammette di operare con infrastrutture obsolete o datate, una condizione che rischia di frenare la transizione verso reti intelligenti e sostenibili.

Anche l’edilizia, pur mostrando segnali di modernizzazione, registra la percentuale più elevata di tecnologie definite “molto datate”, pari al 15%.

Una situazione che è spesso il risultato di decenni di investimenti incrementali che hanno generato architetture stratificate, difficili da aggiornare senza causare interruzioni operative.

La consapevolezza del problema è tuttavia alta: l’84% delle aziende edili e il 91% delle utility riconoscono che i sistemi legacy rappresentano un freno concreto allo sforzo innovativo.

La barriera delle competenze e la resistenza interna

Se le tecnologie obsolete rappresentano l’ostacolo materiale, il fattore umano costituisce la principale sfida organizzativa.

Il manifatturiero, pur essendo il settore più maturo sul fronte digitale, si scontra con un gap di competenze critico: il 48% dei manager segnala la mancanza di expertise interna come una barriera primaria.

La velocità di evoluzione di industria 4.0, intelligenza artificiale e robotica supera infatti la capacità di aggiornamento e formazione della forza lavoro.

A questo si somma una diffusa resistenza al cambiamento, trasversale a tutti i comparti ma particolarmente acuta nel settore energetico, dove coinvolge il 45% delle realtà intervistate.

In questo ambito specifico, la cosiddetta “change fatigue”, causata dal continuo susseguirsi di nuove normative e adeguamenti, sembra aver creato un clima di saturazione che rallenta l’adozione di nuovi processi.

Dove si dirigono gli investimenti: il primato dell’AI

Per superare queste barriere, le aziende italiane stanno indirizzando i budget su tecnologie mirate, con priorità che variano sensibilmente in base al settore.

L’intelligenza artificiale e il machine learning si confermano le tecnologie trainanti per il manifatturiero, scelte dal 54% delle imprese come priorità di investimento per ottimizzare la produzione avanzata.

Diverso è l’approccio delle utility, che puntano maggiormente sull’automazione e la robotica (38%) e sull’Edge computing (34%), strumenti indispensabili per la gestione di infrastrutture distribuite.

L’edilizia mostra invece un interesse marcato per la cyber security (44%), un dato che riflette la crescente necessità di proteggere dati e progetti in un settore sempre più connesso.

Non mancano tuttavia alcune apparenti contraddizioni nelle strategie di spesa. Sorprende, ad esempio, la bassa priorità assegnata ai digital twin nel manifatturiero, fermi al 17% nonostante il loro potenziale per la simulazione di processo, mentre nel settore energy & utilities la cyber security non appare ai primi posti delle priorità dichiarate, pur trattandosi di infrastrutture critiche per il sistema Paese.

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