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L’anno dell’AI e delle operations intelligenti: i 5 trend tecnologici del 2026 secondo Capgemini



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I cinque trend che domineranno il 2026 secondo il report TechnoVision di Capgemini. Il prossimo anno segnerà la transizione dell’AI dal proof-of-concept al proof-of-impact, con focus sulla “chimica essere umano-AI” per generare valore misurabile. Questa fase di maturazione è supportata da un’infrastruttura Cloud 3.0 ibrida e sovrana e dalla trasformazione dei sistemi in operations intelligenti che orchestrano intere catene del valore.

Pubblicato il 12 dic 2025



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Immagine generata dall'AI.



Anche nel 2026 l’AI tradizionale e l’AI generativa, resteranno due tecnologie dominanti che raggiungeranno un livello di maturità ancora maggiore, influenzando maggiormente lo sviluppo di software, le architetture cloud e le operations aziendali.

Tendenze che riflettono un cambiamento verso una maggiore integrazione, resilienza e valore commerciale tangibile.

È quanto emerge dal rapporto “TechnoVision Top 5 Tech Trends to Watch in 2026”, di Capgemini che delinea i cinque trend che, secondo l’azienda, domineranno il 2026.

I cinque trend tecnologici del 2026

I cinque trend individuati dall’azienda vedono infatti la predominanza dell’AI, sia in forma tradizionale che generativa, oltre che una nuova fase evolutiva del Cloud Computing.

Unico trend geopolitico presente nella lista è la sovranità tecnologica che, secondo le previsioni dell’azienda, assumerà nel 2026 un ruolo ancora più strategico.

Vediamo più nel dettaglio quali sono i cinque trend tecnologici che secondo Capgemini domineranno il 2026.

1. Il 2026 sarà l’anno della verità per l’AI

Sebbene l’intelligenza artificiale sia indiscutibilmente la tecnologia cardine di questo decennio, stiamo assistendo a un cruciale cambio di paradigma: il 2026 si profila come l’anno della verità, segnando il passaggio definitivo dalla fase sperimentale del “proof-of-concept” a quella concreta del “proof-of-impact”.

Dopo un periodo in cui la velocità degli investimenti ha superato la reale capacità di estrarne valore, i leader aziendali hanno compreso che gli insuccessi dei progetti pilota non derivavano da limiti tecnologici, ma da metodologie di implementazione frammentate e isolate.

La rilevanza di questa evoluzione risiede nel nuovo approccio sistemico: abbandonato l’hype iniziale, le organizzazioni stanno ora costruendo ecosistemi di AI radicati su solide infrastrutture di dati e focalizzati sulla “chimica essere umano-AI”.

Questo cambio di passo è fondamentale perché sposta l’obiettivo dai semplici casi d’uso a una trasformazione operativa su larga scala, garantendo finalmente risultati misurabili, fiducia e una collaborazione uomo-macchina capace di generare valore a lungo termine.

2. L’AI ridefinisce lo sviluppo software: dal codice all’intento

Se in passato il software ha “divorato il mondo”, oggi assistiamo a una nuova fase evolutiva in cui è l’AI a “divorare il software”.

Stiamo transitando da un’era basata sulla scrittura manuale del codice a una focalizzata sull’espressione dell’intento: gli sviluppatori specificano i risultati desiderati e l’AI genera, mantiene ed evolve i componenti necessari.

Un cambio di paradigma, che supera la tradizionale automazione DevOps che permette alle aziende di costruire piattaforme adattive e “sovrane”, riducendo la dipendenza dai fornitori SaaS e favorendo la creazione di prodotti su misura a costi competitivi.

La rilevanza di questo trend per il 2026 è cruciale sotto il profilo delle competenze umane: la scrittura del codice cede il passo al pensiero sistemico e all’orchestrazione di agenti AI.

Di conseguenza, la supervisione umana diventa l’ago della bilancia per garantire fiducia e sicurezza, prevenendo allucinazioni o errori silenti in sistemi sempre più autonomi.

3. Cloud 3.0: l’infrastruttura ibrida come motore dell’AI

Il Cloud sta vivendo la sua terza rivoluzione, abbandonando definitivamente il modello unico del cloud pubblico per abbracciare un ecosistema complesso di architetture ibride, private e sovrane.

Questa transizione verso il Cloud 3.0 non è più una scelta di nicchia, ma una necessità operativa: l’AI e i moderni sistemi agentici richiedono prestazioni e scalabilità che il cloud classico non può garantire da solo.

Si delinea così un “tessuto intelligente” unificato tra Edge e Cloud, capace di offrire la bassa latenza indispensabile per i nuovi carichi di lavoro.

Un trend cruciale per la continuità del business: in un contesto di pressioni geopolitiche e rischi di interruzioni globali, le aziende devono riprogettare le proprie architetture puntando sulla sovranità dei dati e sull’autonomia strategica.

Tuttavia, questa maggiore resilienza porta con sé una sfida notevole: la complessità di gestione. Il successo nel Cloud 3.0, evidenzia l’analisi di Capgemini, dipenderà quindi dalla capacità di sviluppare una governance agile e competenze interne in grado di orchestrare ambienti multi-vendor interoperabili.

4. Operations intelligenti: la rivoluzione copernicana dei processi

Il quarto trend riguarda i processi aziendali che stanno vivendo una vera e propria “rivoluzione copernicana”, in cui cessano di essere semplici funzionalità accessorie per diventare il fulcro dell’organizzazione.

I tradizionali sistemi di registrazione (systems of record) statici stanno evolvendo in motori di operations intelligenti, guidati da sistemi agentici capaci di auto-migliorarsi e adattarsi in tempo reale.

Questo approccio supera la logica dei silos dipartimentali: l’AI non si limita più a singole automazioni frammentate, ma orchestra intere catene del valore end-to-end – dalla supply chain alla finanza – monitorando le attività e risolvendo le eccezioni.

La rilevanza strategica per il 2026 risiede nel cambio di paradigma gestionale: si passa da un modello reattivo a uno proattivo basato sulla co-gestione.

In questo scenario, l’AI propone ed esegue, mentre la supervisione umana diventa il principio di progettazione fondamentale per garantire fiducia, resilienza e una governance efficace.

5. Il paradosso della sovranità tecnologica: interdipendenza e controllo

L’ultimo trend individuato riguarda la sovranità tecnologica che, in un contesto globale segnato da crescenti incertezze geopolitiche, ha cessato di essere un concetto puramente politico per diventare una priorità strategica aziendale.

Tuttavia, ci troviamo di fronte a un paradosso inedito: in un mondo dove l’autonomia tecnologica totale è un’utopia, la sovranità non si definisce più attraverso l’isolamento, ma tramite una interdipendenza resiliente.

Le organizzazioni stanno quindi spostando il focus dal possesso totale al controllo selettivo dei livelli critici, adottando strategie di diversificazione dei fornitori e sfruttando ecosistemi aperti.

La rilevanza di questo scenario per il 2026 è determinata dalla corsa al controllo dell’intero stack digitale, dai semiconduttori ai modelli di AI regionali. Con l’ingresso degli hyperscaler nel mercato del cloud sovrano, la capacità di bilanciare flessibilità strategica e sicurezza dei dati diventerà l’unico vero garante della continuità operativa.

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