i dati istat

In Italia la produttività ristagna ancora: i dati dell’Istat

Il rapporto Istat sulle misure di produttività in Italia evidenzia una crescita della produttività totale dei fattori dello 0,4%. Cala la produttività del lavoro (-0,7%). Il tasso medio annuo di crescita della produttività del lavoro in Italia nel periodo 2014-2022 è stato dello 0,5%, contro una media europea dell’1,3%. Per quanto riguarda l’industria, nel 2022 si è registrato un significativo calo di produttività (-2,7%), a fronte di un aumento complessivo dello 0,8% nel periodo 1995-2022.

Pubblicato il 01 Dic 2023

metalmeccanica liquidità


Nel periodo 1995-2022 la produttività del lavoro in Italia ha registrato un aumento dello 0,5%, a fronte di una media europea dell’1,3%. Il dato posiziona l’Italia ben lontana dalla Germania (dove la crescita è stata dell’1,1%), ma in linea con la Spagna (+0,5%) e in una situazione migliore rispetto la Francia, dove la crescita ha riportato un segno negativo (-0,1%).

Sono alcune delle evidenze riportate dal rapporto Istat sulle misure di produttività in Italia nel periodo 1995-2022, calcolate a partire dai dati di contabilità nazionale, disaggregati per tipo di attività economica.

I dati 2022

Per il 2022 il rapporto mostra qualche segnale di miglioramento rispetto al 2021, quando la produttività totale dei fattori in Italia era rimasta perfettamente inalterata. Nel 2022 la produttività del capitale ha registrato una crescita in misura sostenuta (+2,7%), mentre la produttività del lavoro (rapporto tra valore aggiunto e ore lavorate) nel 2022 è diminuita dello 0,7%. Complessivamente l’incremento della produttività totale dei fattori (PTF) che riflette progresso tecnico, cambiamenti nella conoscenza, variazioni nell’efficienza dei processi produttivi è aumentata del +0,4%.

Vediamo ora i numeri in maggiore dettaglio.

Produttività totale dei fattori in lieve aumento

La PTF riflette l’efficienza complessiva con cui gli input primari, lavoro e capitale, sono utilizzati nel processo di produzione. La crescita della produttività del lavoro indica un livello più elevato di output per ogni ora lavorata. Tale risultato può essere ottenuto utilizzando più capitale per ora lavorata (aumentando quindi l’intensità del capitale), oppure migliorando l’efficienza complessiva con cui lavoro e capitale sono impiegati, vale a dire aumentando la PTF.

La PTF, qui calcolata come rapporto tra l’indice di volume del valore aggiunto e quello dei fattori primari (lavoro e capitale) , ha segnato un aumento dello 0,4% nel 2022, spiegato da una variazione positiva sia del valore aggiunto (+4,1%) sia dell’impiego complessivo di capitale e lavoro (+3,7%).

Nel periodo 1995-2022 la PTF registra una lievissima crescita in media d’anno (+0,1%): l’incremento medio del valore aggiunto (+0,8% medio annuo) è largamente attribuibile all’impiego complessivo di capitale e lavoro (rispettivamente +0,5 punti percentuali il contributo del capitale e +0,2 punti percentuali quello del lavoro) e solo minimamente alla PTF.

La dinamica è caratterizzata da andamenti differenti nei sotto-periodi. Nel periodo 2003-2009 si registra un calo della PTF dello 0,8% medio annuo, derivante da una crescita dell’impiego complessivo dei fattori produttivi (+0,6%) a cui fa riscontro una lieve diminuzione del valore aggiunto (-0,2%).

Nel periodo 2009-2014 la PTF è aumentata dello 0,6% in media d’anno, per effetto di una diminuzione nell’impiego complessivo dei fattori produttivi (-1,0% l’indice composito del lavoro e del capitale) maggiore di quella del valore aggiunto (-0,4%). Infine, nel periodo 2014-2022, la PTF è cresciuta dello 0,6% in media d’anno, con un aumento dell’impiego dei fattori produttivi dello 0,8% (+0,6% il contributo del fattore lavoro, +0,2% quello del capitale).

Lieve flessione della produttività del lavoro

La produttività del lavoro in Italia nel 2022 è diminuita dello 0,7%, a causa di un aumento delle ore lavorate superiore a quello del valore aggiunto (+4,8% e +4,1% rispettivamente).

Nonostante una crescita media annua lenta (0,5% negli anni 2014-2022), nel periodo 1995-2022 la produttività del lavoro è aumentata dello 0,4% all’anno, grazie a un incremento del valore aggiunto dello 0,8% e delle ore lavorate dello 0,4%.

Nel confronto con l’Europa, l’Italia mostra un divario negativo persistente nella produttività del lavoro. Tra il 1995 e il 2022, la crescita media annua della produttività in Italia è stata dello 0,4%, ben inferiore alla media europea del 1,6% (Ue27). Anche se alcuni Paesi come Francia (1,0%) e Germania (1,3%) hanno tassi di crescita più bassi della media europea, sono comunque superiori a quello dell’Italia.

Il divario è particolarmente ampio per quanto riguarda l’evoluzione del valore aggiunto, con una crescita media annua dello 0,8% in Italia rispetto al 1,8% della media dell’Ue27. Le ore lavorate hanno avuto variazioni più limitate, con una stazionarietà in Germania, +0,4% in Italia e +0,7% in Francia.

Nel periodo più recente (2014-2022), la produttività del lavoro in Italia è aumentata dello 0,5% all’anno, riducendo leggermente il divario di crescita rispetto all’Ue27 (+1,3%). La dinamica è superiore a quella della Francia (-0,1%), ma inferiore a quella della Germania (1,1%). La Spagna mostra una dinamica simile a quella dell’Italia (+0,5%).

Nello stesso periodo, in Italia il valore aggiunto è cresciuto mediamente dell’1,4% e le ore lavorate dello 0,9%. Solo la Spagna ha registrato incrementi relativamente più ampi di quelli dell’Italia sia in termini di valore aggiunto (+1,9%) sia di ore lavorate (+1,5%).

Al contrario, in Germania l’incremento del valore aggiunto è stato più lieve (+1,1%) rispetto a quello dell’Italia, a fronte di una stazionarietà delle ore lavorate. Infine, la Francia, a fronte di una dinamica del valore aggiunto all’incirca simile a quella dell’Italia (+1,3%), ha registrato un incremento più ampio in termini di input di lavoro (+1,4%).

Riguardo ai risultati provvisori del 2022, la diminuzione della produttività del lavoro registrata in Italia (-0,7%) è risultata lievemente superiore di quella della Germania (-0,4%) ma di parecchio inferiore a quella della Francia (-2,5%). Nello stesso periodo, solo la Spagna ha segnato una forte dinamica positiva della produttività del lavoro, con un aumento del 3,2%, unico tra i principali partner europei ad attestarsi sopra l’incremento medio Ue27 (0,8%).

Diminuisce la produttività del lavoro nell’Industria e nei Servizi

Con riferimento alla produttività del lavoro nell’industria e nei servizi, nel 2022 si è registrata una sensibile diminuzione nei settori delle Attività finanziarie e assicurative (-2,7%), dei Servizi di informazione e comunicazione (-1,8%), dell’Istruzione, sanità e assistenza sociale (-1,4) e delle Attività professionali (-1,3%).

Un calo significativo mostra anche la produttività del lavoro nell’Industria in senso stretto (-2,4%) dopo tassi di crescita medi annui decisamente più marcati negli anni precedenti. La produttività del lavoro cresce invece sensibilmente nel settore del Commercio, trasporti, alberghi e pubblici esercizi e nelle Costruzioni (rispettivamente +2,5% e +2,0%).

Nell’arco del periodo 1995-2022 i settori di attività economica che hanno registrato i tassi di crescita medi annui più elevati della produttività del lavoro sono stati i Servizi d’informazione e comunicazione (+1,9%), le Attività finanziarie e assicurative (+1,1%) e l’Agricoltura (+1,1%). Variazioni negative hanno caratterizzato il settore delle Attività professionali (-1,7%), quello dell’Istruzione, sanità e servizi sociali (-1,2%) e il settore delle Costruzioni (-0,9%). Il comparto dell’Industria in senso stretto ha segnato un incremento medio annuo dello 0,8%

In termini di contributi alla crescita complessiva della produttività del lavoro , i settori che tra il 1995 e il 2022 hanno fornito l’apporto maggiore sono stati quelli dell’Industria in senso stretto e del Commercio, trasporti, alberghi e pubblici esercizi (rispettivamente con +0,2 punti percentuali e +0,3 punti in media annua).

Anche le Attività finanziarie e assicurative, i Servizi di informazione e comunicazione e il settore agricolo hanno contribuito positivamente, mentre è risultato negativo l’apporto delle Attività professionali (-0,2 punti percentuali), dei Servizi privati di istruzione, sanità e assistenza sociale e delle Costruzioni (-0,1%).

La diminuzione della produttività del lavoro registrata nel 2022 (-0,7%) è dovuta principalmente ai contributi negativi per 0,5 punti percentuali dell’Industria in senso stretto, per 0,3 punti percentuali delle Attività professionali dell’Istruzione, per 0,2 punti percentuali delle Attività finanziarie e assicurative e delle attività degli Altri servizi e per 0,1 punti percentuali dei Servizi privati di istruzione, sanità e assistenza sociale.

Al contrario, l’unico settore con un contributo positivo è rappresentato dalle Attività del commercio, trasporti, alberghi e pubblici esercizi (+0,5 punti percentuali).

Aumenta la produttività di capitale

Nel 2022, la produttività del capitale – che indica il grado di efficienza con cui tale fattore è utilizzato nel processo produttivo  – è aumentata, grazie a un forte incremento del valore aggiunto (+4,1%) e a un aumento più contenuto dell’input di capitale (+1,5%).

Complessivamente, nell’arco di tempo di riferimento (periodo 1995-2022), la produttività del capitale in Italia ha registrato un calo medio annuo dello 0,5%, principalmente a causa di un aumento dell’input di capitale (+1,3%) superiore a quello del valore aggiunto (+0,8%).

L’analisi per tipologia di capitale mostra una diminuzione della produttività in tutte le categorie, con una diminuzione del 2,2% per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), dell’1,7% per il capitale immateriale non-ICT (che include la ricerca e sviluppo) e dello 0,1% per il capitale materiale non-ICT.

Tuttavia, nel periodo più recente (2014-2022), si registra un discreto aumento della produttività del capitale (+0,9% all’anno in media), con una crescita moderata dell’input di capitale (+0,5% all’anno in media) e un aumento più significativo del capitale ICT (+3,2%) e del capitale immateriale non-ICT (2,8%).

L’intensità del capitale, espressa come rapporto tra input di capitale e ore lavorate, è aumentata in media dello 0,9% all’anno nel periodo 1995-2022, riflettendo un aumento dell’input di capitale (+1,3%) superiore all’incremento delle ore lavorate (+0,4%). Tuttavia, nel periodo 2014-2022 si registra una dinamica negativa dell’intensità del capitale, con una diminuzione dello 0,4% all’anno in media. Nel 2022, invece si è osservato un sensibile calo dell’intensità del capitale (-3,3%), causato da un aumento dell’input di capitale (+1,5%) inferiore a quello delle ore lavorate (+4,8%).

Cresce il valore aggiunto: contributo forte del lavoro, modesto quello del capitale

L’approccio di contabilità della crescita consente di scomporre la dinamica del valore aggiunto nei contributi derivanti dall’utilizzo dei fattori produttivi primari (capitale e lavoro) e dalla PTF.

Nel 2022, alla dinamica positiva del valore aggiunto hanno contribuito positivamente sia il fattore lavoro sia il fattore capitale, rispettivamente per +3,2 e +0,5 punti percentuali. Anche l’apporto della PTF è risultato positivo, con una lieve crescita dello 0,4%.

Nel periodo 1995-2022, l’aumento medio del valore aggiunto (+0,8%) è da imputare quasi esclusivamente all’accumulazione di capitale, che ha contribuito alla dinamica per lo 0,5% rispetto ad un contributo del fattore lavoro soltanto di 0,2 punti percentuali.

Anche il contributo fornito dalla PTF è lievemente positivo (+0,1%). A sua volta, l’apporto del capitale è dovuto principalmente alla componente materiale non-ICT (+0,3 punti percentuali), mentre il contributo alla crescita della componente ICT (+0,1%) è decisamente più contenuto ed è nullo quello della componente immateriale non-ICT.

Nel periodo 2009-2014 la contrazione del valore aggiunto è spiegata da contributi negativi sia del lavoro sia del capitale (rispettivamente -0,9 e -0,1 punti percentuali), mentre la PTF ha fornito un contributo positivo (+0,6 punti percentuali). Nel periodo 2014-2022, invece, la crescita del valore aggiunto (+1,4% in media d’anno) è spiegata dai contributi positivi della PTF (+0,6 punti percentuali), del fattore lavoro (+0,6 punti percentuali) e del fattore capitale (+0,2%).

Valuta la qualità di questo articolo

C
Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 4