Il testo definitivo della Legge di Bilancio, che questa settimana sarà votato dall’Aula del Senato, ridisegna la mappa degli incentivi alle imprese. I tempi strettissimi suggeriscono che non ci saranno ulteriori modifiche sostanziali (pur sempre teoricamente ancora possibili).
L’analisi del provvedimento restituisce un quadro che spazia dal ritorno dell’iperammortamento con l’inedito vincolo territoriale “Made in EU” alla cancellazione della stretta sulle compensazioni. Nel mezzo figurano il miliardo e trecento milioni per Transizione 4.0 2025 (ma non per la 5.0), ma anche un’inedita 5.0 per le imprese energivore e una 4.0 per l’agricoltura, l’aumento delle risorse per la ZES Unica, il consueto slittamento delle “plastic e sugar tax”, il raddoppio della Tobin Tax, il rifinanziamento di Nuova Sabatini e Contratti di sviluppo
Indice degli argomenti
Salta la stretta sulle compensazioni dei crediti
Una delle notizie più rilevanti per la gestione della liquidità aziendale riguarda la cancellazione della stretta sulle compensazioni, inizialmente prevista all’articolo 26 della bozza. La norma originale avrebbe impedito l’utilizzo dei crediti (come quelli derivanti da Transizione 4.0 o bonus edilizi) per compensare i versamenti previdenziali (INPS) e assistenziali (INAIL). Questa misura avrebbe colpito duramente la capacità delle aziende di abbattere il costo del lavoro mensile tramite F24. La versione emendata dalla commissione ha rimosso integralmente questi ostacoli, garantendo continuità operativa a chi utilizza regolarmente la compensazione per alleggerire il carico fiscale e contributivo corrente.
Il nuovo iperammortamento 2026 e il vincolo geografico
La misura più discussa è l’incentivo a supporto degli investimenti in beni strumentali basato sul nuovo iperammortamento con maggiorazione fino al 180%. L’agevolazione si estende ora su un arco triennale, da gennaio 2026 a settembre 2028. Ma scompare la maggiorazione legata alla riduzione dei consumi energetici (che arrivava al 220%) e vengono esclusi i pannelli fotovoltaici (ex lettera a del decreto energia). Vengono riscritti gli allegati A e B, che diventano III-bis e III-ter, includendo numerose nuove merceologie.
La normativa introduce inoltre una restrizione che limita l’accesso agli incentivi esclusivamente ai beni strumentali “Made in EU” o nello Spazio economico europeo. Questa clausola protezionistica obbliga le aziende a verificare non solo le specifiche tecniche, ma l’origine di produzione di macchinari e software, tagliando fuori di fatto le tecnologie extra-europee e imponendo una revisione delle catene di fornitura per chi pianifica revamping industriali nel prossimo triennio.
Zes unica 2025: il riparto sale al 75%
Per le imprese che hanno investito nel Mezzogiorno, il meccanismo della Zona Economica Speciale (ZES) Unica offre una finestra di recupero risorse. Le percentuali di riparto del credito d’imposta potranno salire dal 60% fino al 75%. L’accesso a questa aliquota maggiorata non è automatico: richiede la presentazione di un’apposita richiesta ed è riservata alle aziende che non abbiano fruito delle agevolazioni previste dal piano Transizione 5.0.
Il nodo dei fondi per Transizione 4.0 e 5.0 2025
La Manovra stanzia 1,3 miliardi di euro per rifinanziare la “vecchia” Transizione 4.0 2025. L’ipotesi più accreditata tra gli addetti ai lavori è l’arrivo a breve di un provvedimento correttivo che consenta il “porting” dei progetti: le iniziative attualmente in coda o bloccate sulle piattaforme del 5.0 potrebbero essere convogliate verso il canale del 4.0 a fronte di aliquote più basse e della perdita degli incentivi sulle FER. È auspicabile che alle aziende si dia almeno l’opzione per rientrare, in alternativa, sul nuovo iperammortamento 2026. Tutto questo sarà oggetto di un prossimo provvedimento.
Agricoltura 4.0: credito d’imposta con risorse inadeguate
Il settore primario riceve un segnale contraddittorio. Viene confermato un credito d’imposta specifico per l’Agricoltura 4.0, alternativo al meccanismo dell’iperammortamento generale non applicabile a queste realtà. Tuttavia l’entità dello stanziamento rende la misura poco più che simbolica: sono previsti appena 2,1 milioni di euro. Una cifra che appare del tutto insufficiente a coprire la domanda di innovazione tecnologica del comparto agricolo nazionale, riducendo l’incentivo a un intervento di bandiera piuttosto che a una reale leva di politica industriale.
Deroga per le imprese energivore sul 5.0
Le imprese energivore avranno a disposizione per l’anno 2026 un credito d’imposta che ricalca quello di Transizione 5.0 2025. La misura appare limitata ai soli investimenti in beni strumentali 4.0 (no FER) e prevede esplicitamente la disapplicazione del principio DNSH. Il tetto massimo di spesa è pari a 10 milioni di euro.
Slittano plastic e sugar tax
In linea con le proroghe degli ultimi anni, il Governo sceglie nuovamente di non gravare sul settore del packaging e delle bevande. L’entrata in vigore della Plastic Tax e della Sugar Tax viene posticipata al 2027. La decisione risponde alle richieste delle associazioni di categoria, che da tempo segnalano come l’introduzione di queste imposte, in una fase di contrazione dei consumi e inflazione, rischierebbe di deprimere ulteriormente la produzione industriale del comparto alimentare e del confezionamento.
Rifinanziamento per Nuova Sabatini e Contratti di sviluppo
Sul fronte della liquidità e dei grandi progetti, la Manovra garantisce continuità a due strumenti collaudati. Viene rifinanziata la Nuova Sabatini, misura cardine per facilitare l’accesso al credito delle PMI finalizzato all’acquisto di nuovi macchinari, impianti e attrezzature. E trovano nuove risorse anche i Contratti di Sviluppo, gestiti da Invitalia, che rappresentano lo strumento principale per sostenere investimenti di grandi dimensioni strategiche e industriali, confermando la volontà di mantenere attivi i canali di supporto agli investimenti strutturali.
Raddoppia la Tobin tax
Le novità fiscali toccano anche i mercati finanziari con un intervento diretto sulla Tobin Tax. L’aliquota sulle transazioni finanziarie subisce un raddoppio secco, passando dallo 0,2% allo 0,4%. L’aumento colpisce le transazioni di azioni di società italiane ad alta capitalizzazione e le operazioni ad alta frequenza.
Premi di produttività: tassazione minima all’1%
Novità sostanziale per il costo del lavoro e le politiche di welfare aziendale. La tassazione agevolata sui premi di risultato subisce un ulteriore taglio: l’aliquota dell’imposta sostitutiva scende al minimo storico dell’1% per il biennio 2026-2027 (rispetto al 5% precedente). Si amplia contestualmente il tetto massimo agevolabile, che passa da 3.000 a 5.000 euro lordi annui. La misura resta riservata ai lavoratori dipendenti che abbiano percepito un reddito non superiore a 80.000 euro nell’anno precedente e richiede, come da prassi consolidata, che i premi siano legati a incrementi misurabili di produttività, redditività, qualità, efficienza o innovazione certificati da accordi aziendali o territoriali depositati.












