Le sfide per la logistica in Italia emergono con particolare nitidezza dalle considerazioni di Massimo Berti, Presidente di CAB LOG, che, in occasione della presentazione annuale dell’Osservatorio Gino Marchet, ha illustrato pubblicamente le difficoltà più rilevanti che gli operatori devono affrontare nella gestione quotidiana delle attività e nei rapporti con clienti, lavoratori e istituzioni. Il suo intervento ricostruisce un quadro complesso, segnato da tensioni industriali, pressioni sui costi, richieste crescenti di servizio e una competitività frammentata che mette sotto stress anche gli operatori più strutturati.
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Un settore che rischia l’insostenibilità economica
Berti descrive una situazione che definisce senza mezzi termini «uno scenario insostenibile», legato a una combinazione di fattori che rendono difficile mantenere equilibri economici stabili. La crescita dei costi della manodopera, la necessità di garantire livelli di servizio sempre più elevati e la forte pressione tariffaria esercitata dai committenti generano un contesto in cui molte imprese faticano a preservare marginalità adeguate.
L’insostenibilità non riguarda solo il lato dei costi, ma anche la crescente complessità contrattuale e operativa. Le aziende devono gestire variazioni improvvise della domanda, picchi stagionali sempre più frequenti e una maggiore sofisticazione delle attività richieste, che spaziano dalla logistica distributiva alla gestione di processi personalizzati. Secondo Berti, ciò avviene mentre molti operatori continuano a operare con «tariffe che non riescono a coprire la qualità del servizio richiesto».
Queste condizioni mettono sotto pressione soprattutto le imprese che servono settori retail, food o eCommerce, caratterizzati da un’elevata volatilità dei volumi e dalla necessità di garantire una puntualità quasi assoluta.
La pressione dei committenti: più servizio, più personalizzazione, più complessità
Tra le principali sfide per la logistica in Italia, Berti individua la crescente richiesta di personalizzazione da parte dei clienti. Le imprese committenti non si limitano più a richiedere servizi standardizzati, ma pretendono attività che si integrano in modo sempre più profondo con i processi commerciali e produttivi.
Come ha spiegato Berti, i clienti chiedono «tempi di consegna più stretti, maggiore flessibilità e un allineamento operativo costante». A ciò si aggiungono attività specialistiche che variano in base al settore servito, come servizi a valore aggiunto, controllo qualità personalizzato o soluzioni di reverse logistics. Questa crescita delle aspettative si traduce in una maggiore complessità operativa, che richiede investimenti continui in tecnologia, personale e formazione.
L’incremento dei livelli di servizio attesi non è però accompagnato da una proporzionale disponibilità a riconoscerne il valore economico: molti operatori si trovano a gestire attività più onerose senza un adeguato aggiornamento delle tariffe. Un divario che, come evidenzia Berti, rischia di ridurre ulteriormente la sostenibilità delle commesse.
Il conflitto sindacale come fattore di instabilità
Un passaggio particolarmente significativo dell’intervento riguarda il tema delle relazioni industriali. Berti sottolinea come una parte delle tensioni del settore sia legata all’azione di alcune sigle sindacali, citando esplicitamente che «i COBAS sono un elemento di conflittualità importante». Tale dinamica crea instabilità nei siti logistici più complessi, soprattutto quando le attività richiedono continuità operativa e flessibilità nella gestione dei turni.
Secondo Berti questa conflittualità non si limita alla dimensione contrattuale, ma coinvolge anche aspetti operativi e organizzativi: interruzioni improvvise, rigidità nelle flessibilità, difficoltà nel garantire produttività costante. La questione diventa ancora più rilevante in un settore dove la componente di manodopera incide significativamente sui costi e dove ogni perturbazione del flusso operativo può generare ripercussioni su tutta la catena distributiva.
Le relazioni industriali, quindi, non rappresentano un tema accessorio, ma uno degli elementi strutturali delle sfide per la logistica in Italia, soprattutto nei territori e nei comparti in cui le filiere del lavoro sono particolarmente articolate.
La frammentazione competitiva e il rischio di una concorrenza al ribasso
Berti segnala anche un rischio sistemico che riguarda la struttura del settore: la presenza di operatori che competono facendo leva su tariffe estremamente basse, a scapito della qualità del servizio o del rispetto delle normative. Questa frammentazione, osserva, genera un contesto in cui «non tutti competono con le stesse regole», mettendo in difficoltà le realtà più strutturate, che devono sostenere costi più elevati e operare con standard più rigorosi.
Il problema, sottolinea, non è solo economico, ma riguarda anche la reputazione complessiva del comparto logistico e le condizioni di lavoro. Una competizione al ribasso può infatti tradursi in pratiche non sostenibili, in eccessiva rotazione della manodopera e in difficoltà nel garantire continuità operativa.
Le aziende più solide si trovano così a dover compensare le inefficienze generate da operatori meno strutturati, con effetti diretti sulla percezione del settore da parte dei committenti e delle istituzioni.
Competenze e cost-to-serve: la distanza tra ciò che viene richiesto e ciò che viene compreso
Tra i passaggi più analitici dell’intervento di Berti emerge una considerazione sulle competenze interne dei committenti. Molte imprese clienti, afferma, non dispongono di una conoscenza adeguata dei costi reali dei processi logistici. Come spiega, «non sempre i clienti comprendono il cost-to-serve delle attività che richiedono», un fenomeno che porta ad aspettative non coerenti con la struttura dei costi e con la complessità operativa dei servizi.
Questa distanza tra percezione e realtà genera incomprensioni nei processi negoziali, difficoltà nel definire KPI coerenti e tensioni sui contratti. L’effetto è che le aziende logistiche devono dedicare risorse crescenti alla comunicazione tecnica e alla definizione dei modelli di servizio, un’attività indispensabile, ma non sempre riconosciuta economicamente.
In un settore caratterizzato da margini ridotti, la mancanza di consapevolezza del cost-to-serve si traduce in una pressione ulteriore sulla sostenibilità delle commesse, diventando una delle più concrete sfide per la logistica in Italia.
Infrastrutture inadeguate: un limite che amplifica le criticità
L’ultimo tema affrontato da Berti riguarda le infrastrutture italiane, definite in modo esplicito come insufficienti rispetto alle esigenze attuali. «Siamo un Paese che non ha infrastrutture adeguate», afferma, evidenziando come questo limite aumenti i costi di trasporto, renda meno efficienti le operazioni e limiti la capacità di risposta della filiera.
La carenza riguarda non solo la rete viaria, ma anche alcuni nodi intermodali, aree urbane congestionate e mancanza di spazi adeguati per la logistica dell’ultimo miglio. Questo ritardo infrastrutturale amplifica le difficoltà quotidiane delle aziende e rende più complesso garantire continuità del servizio nei contesti più dinamici, come eCommerce, retail e agroalimentare. Le infrastrutture diventano così un elemento cardine delle sfide per la logistica in Italia, perché incidono direttamente sulla competitività dell’intero sistema produttivo.











