Dai tradizionali sensori che misurano passi e battiti cardiaci, diventati ormai una consuetudine per chiunque faccia attività fisica, alle applicazioni di realtà aumentata che, grazie alla rete 5G, permetteranno di vivere un evento sportivo, come una partita di calcio, in modo veramente innovativo. E poi gli algoritmi che permettono di gestire al meglio le prestazioni di un atleta, ma anche quelle che possono migliorare il rapporto con le tifoserie.
È il mondo, ancora in parte inesplorato, dello Sport 4.0, ovvero della convergenza tra le nuove tecnologie, a partire dalla sensoristica, e il sudore di una prestazione atletica. Un tema al centro della nuova puntata di Italia 4.0, la trasmissione di Class Cnbc andata in onda mercoledì 19 giugno, che potete rivedere qui.
A parlarne, con Andrea Cabrini, Claudio Rorato, direttore dell’osservatorio Sport e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano, Paolo Barbero preparatore atletico del Genoa Calcio, Federico Smanio, Amministratore Delegato di WyLab, e Ottavio Crivaro, Ceo di Math&Sport.
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Sport e digitale, ecco il quadro di riferimento
A fornire un primo punto di riflessione l’osservatorio del Politecnico di Milano nato nel 2017, per supportare l’industria dello sport nelle comprensione degli impatti delle tecnologie digitali.
Quattro i focus presi in considerazione ovvero le digital strategy, la gestione delle fan experience, la misurazione delle performance e il ruolo delle startup.
“Le aree dove c’è più innovazione, con il 37%, sono le Athletics performance – spiega Claudio Roraro – che comprendono anche la gestione dei talenti, seguite dalle fan experiences, 36%, che pongono il tifoso al centro dell’attenzione. A forte distanza, invece, la gestione eventi e le attività dei club che mostrano meno vivacità”.
E se il calcio è lo sport che può impiegare maggiori risorse economiche, visti anche i forti ricavi delle grandi squadre, a prevalere e ad assorbire le maggiori energie nell’uso della tecnologia rimane, comunque il mondo del fitness. “Se allarghiamo il termine al benessere in generale – prosegue Roraro – vediamo che ci sono molte applicazioni, anche a basso costo, che permettono di misurare le nostre prestazioni. Le nuove tendenze però, vedono tornare in campo le grandi società, per valorizzare e preservare il proprio patrimonio atletico. E poi abbiamo la patita della misurazione dei fan, che permette di dare strumenti nuovi agli sponsor per scegliere meglio come impiegare i propri denari”.
Tracking player e peso dell’allenamento nel calcio ad alta tecnologia
E se si parla di sport, in Italia, non si può non prendere in considerazione il mondo del calcio che, seppur lentamente, si sta avvicinando al mondo 4.0. Le tecnologie, infatti, sono all’ordine del giorno anche se serve, ancora, il “polso” dell’allenatore.
“Oggi non potremmo più allenare senza la tecnologia – spiega Paolo Barbero – non perché chi allena non abbia le competenze per poter proporre una preparazione idonea al livello di gioco, ma perché grazie alla tecnologia siamo riusciti a conoscere, in modo più profondo, il modello prestazionale di riferimento”.
A questo, però, si uniscono anche altre possibilità offerte dalle tecnologie, come la possibilità di conoscere al meglio il profilo dell’atleta che può avere una migliore personalizzazione. “Uno degli ambiti su cui lavoriamo – sottolinea Barbero – è il tracking player, seguendo l’andamento della performance dell’atleta dal punto di vista numerico delle accelerazioni, decelerazioni, frenate e contrasti. La tecnologia permette anche la valutazione dell’atleta, per programmare l’esercitazione e, in ultimo, possiamo pesare l’allenamento. È questo ci permette di capire quale atleta è più o meno allenato, o quale atleta è a rischio”.
La sfida dei dati, decisioni rapide e prevenzione di infortuni
Lavorare sul mondo dello sport come se fosse un’industria ad alta tecnologia permette, quindi, di offrire strumenti nuovi sia agli allenatori che agli atleti. Strumenti che, attraverso l’analisi dei dati in tempo reale, permettono di prendere decisioni molto rapidamente.
“Oggi il problema non è più reperire i dati – spiega Ottavio Crivaro, Ceo di Math&Sport – ma come li utilizziamo. Gli algoritmi e l’intelligenza artificiale sono necessari per prendere decisioni perché il rischio è quello di avere troppi dati senza strumenti per elaborarli. Dietro alle mosse degli allenatori c’è tantissima matematica, sia consapevole che inconsapevole. Anche chi pensa di non usarla, quando guarda quello che succede in campo, trasmette dati al suo cervello che, se ha già immagazzinato algoritmi da eventi passati, riesce a fornire indicazioni ottimizzate”.
Per adesso il problema è ancora quello di una certa resistenza nei club, anche perché diventa sempre più importante l’inserimento di nuove figure professionali, che sono in grado di analizzare questi dati e di metterli a sistema. “Noi abbiamo fatto, recentemente, in accordo con una startup israeliana che utilizza tecnologia militare declinata nello sport – spiega Federico Smanio, Ad di WyLab -, un motore di intelligenza artificiale che consente, analizzando una grande mole di dati, di fornire a preparatori atletici e allenatori il rischio di infortunio e l’ottimizzazione di prestazioni dei propri giocatori. L’ha usata una squadra della Lega spagnola che ha avuto solo 8 infortuni rispetto ai 30 di media”.
Il tifoso conquista la realtà aumentata e la partita diventa un videogame
L’altro tema di grande importanza, nel rapporto tra sport, calcio in questo caso, e tecnologia, è quello del rapporto con i tifosi. Da un lato gli algoritmi permettono, infatti, di profilare il fan, e dall’altra ci sono le nuove frontiere per fidelizzarli o crearne di nuovi. Su questo secondo aspetto si apre la partita dell’apertura degli stadi a esperienze innovative, come gli eSport, vede e proprie competizioni sportive su piattaforma digitale che possono animare il pre e il post partita.
“Noi abbiamo una startup che si chiama Virtual Soccer Zone – spiega Smanio – un videogioco in realtà virtuale sul calcio in cui, indossando un oculus e dei sensori, si può simulare una partita”.
Strada diversa, invece, quella seguita da Math&Sport che, attraverso il 5G, ha creato un vero e proprio social in realtà aumentata che mette a disposizione i dati raccolti, in tempo reale, e li sovrappone all’immagine del gioco. “Durante le fasi di test, seguendo una partita – ha ricordato Crivaro – sentivo commenti negativi su velocità o pressing. Grazie alle nostre tecnologie si può misurare, ad esempio, quanto un atleta stia correndo e lo spettatore può dare un feedback, come un like, in tempo reale. Questo da un lato educa, perché offre informazioni oggettive allo spettatore, e dall’altro permette di sfogare il proprio pensiero senza urlare ma mostrando il proprio giudizio all’allenatore”.
Non solo calcio, quando lo sport diventa social
E se il calcio, con il suo peso economico, è quello sul quale sono indirizzate il maggior numero di risorse non mancano, comunque, anche altre esperienze virtuose nel rapporto tra sport e tecnologia. WyLab, ad esempio, ha messo a punto un software dedicato a tutte le attività sportive.
“Abbiamo un’applicazione interessante, che si chiama Sportclubby – spiega Smanio – che è uno strumento social. Tramite la geolocalizzazione e le preferenze dell’utente, infatti, individua le attività sportive vicine a dove si trova, che sono in linea con i propri gusti. L’applicazione consente di prenotare l’attività sportiva ma, come un vero social, anche invitare gli amici. Per la parte delle società, invece, questo è un gestionale in cloud con un prezzo accessibile che consente a piccoli club di gestire i propri clienti”.
Strada differente, invece per Math&Sport, che ha stretto un accordo con la lega pallavolo femminile. “Negli altri paesi sono le leghe che fanno gli investimenti in strumenti digitali che vengono poi messi a disposizione di tutti – ricorda Crivaro – e questo sta succedendo anche in Italia. La lega pallavolo femminile ha fatto un investimento e noi abbiamo creato una piattaforma cloud che raccoglie e integra tutti i dati delle società di A1 e A2 con i dati, in tempo reale, di tutte le partite che vengono giocate. Dati che sono messi a disposizione di tutti i club, da quelli top fino ai neopromossi, e che permettono di avere a disposizione lo stesso potenziale, gli stessi algoritmi per valutare le prestazioni di un atleta. È questo aiuta nella democratizzazione”.