Nonostante la crisi politica e le incertezze della pandemia i dati del PMI (Purchasing Managers Index) sul settore manifatturiero italiano parlano chiaro: la manifattura italiana è in ripresa e fa meglio della media dei paesi dell’Eurozona.
L’indice elaborato da IHS Markit, che rappresenta le condizioni generali del settore manifatturiero con un numero che va considerato positivo se superiore al 50 e negativo se inferiore, ha raggiunto infatti a gennaio i 55,1 punti, il valore maggiore degli ultimi 34 mesi (a dicembre era già in territorio positivo con 52,8). Le aziende dunque sono ottimiste sull’attività dei prossimi 12 mesi, attribuendo le previsioni positive alla speranza di una fine rapida delle restrizioni anti Covid-19 e ad una forte ripresa economica.
“Nonostante la crisi di governo e una pandemia che ha generato una drammatica crisi sanitaria, economica e sociale, il dato dell’indice PMI manifatturiero sale oltre le attese”, commenta il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. “È un ottimo segnale che denota un clima di fiducia da parte delle imprese, anche grazie alle misure che il Ministero dello Sviluppo Economico e il Governo hanno messo a terra per favorire investimenti in innovazione, a partire dal potenziamento di Transizione 4.0, al Fondo Centrale di Garanzia, ai contratti di sviluppo, al 110% e al sostegno del settore automotive”. Il ministro poi auspica una pronta risoluzione della crisi per tornare “a lavorare per le nostre imprese. Non possiamo permetterci di perdere altro tempo”, dice.
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Crescono ordini e produzione
Il fattore principale della ripresa, scrive la società di ricerche in una nota, “è stata decisamente la crescita più veloce dei nuovi ordini e l’ulteriore forte aumento della produzione manifatturiera. Secondo le aziende campione, la migliore domanda da parte dei clienti ha spinto l’ultima espansione della produzione e dei nuovi ordini”.
A crescere sono state sia la produzione, con i numeri migliori degli ultimi tre mesi, sia l’afflusso dei nuovi ordini. Le maggiori vendite di inizio 2021, spiegano gli analisti, sono dovute anche “al quarto, e forte, aumento delle esportazioni in cinque mesi per via di una domanda più forte sia dall’Europa che dal Nord America”.
Bene anche l’occupazione: a gennaio le aziende hanno continuato ad assumere e il tasso di creazione di occupazione resta quindi su valori elevati.
Non mancano però anche le ombre: si intensificano le interruzioni sulla catena di distribuzione, con il conseguente allungamento dei tempi medi di consegna che spinge in su i prezzi di acquisto. Le imprese però hanno cercato di trasferire i maggiori costi sostenuti ai clienti finali, aumentando i prezzi di vendita.
La situazione nell’Eurozona
Il risultato di gennaio colloca l’Italia al terzo posto nell’Eurozona: con 55,1 punti, il Bel Paese è dietro soltanto ai Paesi Bassi (58,8) e Germania (57,1). La media dell’Eurozona è di 54,8 punti.
Anche l’Austria ha registrato una forte crescita. Nelle altre nazioni i tassi di espansione hanno avuto una crescita bassa, nulla nel caso della Grecia e negativa nel solo caso della Spagna.
La produzione manifatturiera dell’eurozona risulta dunque in miglioramento, anche se la crescita si è indebolita rispetto ai mesi scorsi, indicando il valore più basso dall’inizio della ripresa.
Classifica PMI Manifatturiero per paese (gennaio 2021)
Paesi Bassi | 58.8 massimo in 28 mesi |
Germania | 57.1 (flash: 57.0) minimo in 4 mesi |
Italia | 55.1 massimo in 34 mesi |
Austria | 54.2 massimo in 26 mesi |
Irlanda | 51.8 minimo in 3 mesi |
Francia | 51.6 (flash: 51.5) massimo in 6 mesi |
Grecia | 50.0 massimo in 4 mesi |
Spagna | 49.3 minimo in 7 mesi |