Anche il settore dei carrelli industriali mostra segnali di ripresa, dopo la flessione del 10% nel 2020, riconducibile agli effetti della pandemia: è quanto evidenziano i dati diffusi dall’associazione Anima/Aisem, a cui aderiscono tutti i principali costruttori e distributori di carrelli industriali operanti in Italia.
Secondo l’associazione, i dati del 2020, seppur negativi, possono considerarsi un buon risultato alla luce del blocco totale del settore industriale del primo semestre, che ha contratto il mercato per almeno 3 mesi.
La flessione registrata nel 2020 ha riguardato tutte le tipologie di carrelli, ma si è rivelata meno marcata nel segmento dei carrelli da magazzino (-7%). È stata invece più netta nel segmento dei carrelli frontali elettrici (-17%) e nel segmento dei carrelli frontali termici (-19%).
Per quanto riguarda il segmento dei frontali termici, il processo di elettrificazione guidato dalle nuove tecnologie di alimentazione Li-Ion e Fuel Cell non sta dando ancora un contributo significativo all’aumento della quota di mercato dei frontali elettrici “Cl1”, come spiega Mirko Brambilla, Vice Capo Sezione Carrelli Industriali Aisem.
“Nello specifico, nella gamma da 2-3,5 Ton e 4-6 Ton la domanda dei termici ‘Cl5’ é ancora sostenibile e l’ingresso di
nuove tecnologie ha un costo attuale ancora troppo elevato rispetto al valore percepito nel mercato. Le economie di
scala, necessarie a generare valore e competitività, sono ancora allo stadio iniziale dell’investimento”, commenta.
In controtendenza è invece la gamma da 7-18 Ton, dove la corsa all’elettrificazione sta significativamente innovando il settore con nuove tecnologie elettriche totalmente green power ad emissioni zero.
In ambito regionale, va sottolineato l’incremento del peso di alcune regioni come Campania, Puglia e Sicilia, da attribuire ai mercali legati al food, che “hanno fatto sentire la loro presenza”, secondo Loreno Leri, Coordinatore Comitato Statistiche Sezione Carrelli Industriali Aisem.
Il calo degli ordini totali è stato particolarmente marcato in Piemonte e in Val D’Aosta (‘25%), in Friuli Venezia Giulia (-26%), in Abruzzo e in Molise (- 19%).
Già dalla seconda metà del 2020 si sono registrati segnali di recupero del settore. “Recupero che nel 2021 è ancora più sensibile”, spiega Leri.