L’Automotive? Croce e delizia dell’economia italiana

L’automotive rappresenta il 5,6% del PIL italiano, con un contributo di 93 miliardi di euro, ma la crisi è in agguato: un quaderno di approfondimento realizzato dalla Fondazione Ergo approfondisce le dinamiche del settore.

Pubblicato il 09 Apr 2019

automotive

L’automotive assicura al PIL dell’Italia un contributo di 93 miliardi di euro, dando occupazione a 250.000 persone. Si tratta di un settore strategico che, dopo aver guidato la lieve ripresa economica registrata fra il 2014 e il 2017, sta però di nuovo imboccando la china della crisi.

Approfondisce il tema il Centro Studi della Fondazione Ergo con l’approfondimento intitolato “Perché l’Italia deve puntare sull’industria dell’auto”.

Si costruiranno più auto, ma non in Europa

L’analisi, articolata su 43 grafici in 44 pagine, si compone di quattro sezioni dedicate all’auto nel mondo, agli scenari futuri della mobilità, ai numeri dell’automotive italiano e alle strategie di FCA. Obiettivo: fornire agli operatori del settore un quadro completo dei dati, dello stato di salute dei principali attori del mercato e delle tendenze in atto.

Schematicamente, le novità che emergono sono:

  • nonostante gli attuali venti di crisi, gli analisti prevedono un incremento globale delle vendite di auto del 20/25% circa fino al 2030. È possibile dunque che l’attuale produzione mondiale salga da 100 a circa 120 milioni di pezzi da qui a 10 anni;
  • l’evoluzione del settore verso l’elettrificazione, l’automazione e la condivisione delle auto future sarà guidata soprattutto dai consumatori cinesi che sono più aperti a queste soluzioni degli automobilisti europei ed americani;
  • i venti di crisi della componentistica italiana si spiegano anche con il brusco calo della produzione tedesca. Nel 2018, la Germania ha prodotto ben 500.000 vetture in meno sul 2017. Il calo si è concentrato quasi tutto nel quarto trimestre;
  • nel 2018, anche il segmento premium ha perso colpi: Daimler e Bmw hanno ridotto i propri margini fra il 20 e il 30%;
  • costruire auto in Europa è un business a perdere: Ford e Jaguar sono in rosso, dopo GM anche i giapponesi di Nissan, Honda e Toyota abbandonano o fermano gli investimenti;
  • in America, FCA si sta sempre più smarcando dalle altre due “big” americane (GM e Ford), puntando a collaborare con Google e Bmw nella progettazione dell’auto autonoma mentre le altre due stanno lavorando a propri “sistemi di mobilità”.

Il valore strategico dell’automotive in Italia

Come anticipato, l’automotive rappresenta il 5,6% del PIL italiano e il fatturato delle attività produttive vale 93 miliardi di euro, che corrisponde al 10,5% del fatturato dell’industria manifatturiera. Tuttavia, il 46% delle imprese fattura meno di 10 milioni di euro, il 35% tra i 10 e i 50 milioni di euro. Il settore impiega oltre 250mila persone. Il 53% delle aziende ha meno di cinquanta addetti, il 34% delle aziende ha tra i 50 e i 250 addetti.

Gli investimenti del settore valgono il 14% di quelli dell’industria manifatturiera, mentre quelli in R&S ammontano a 1,7 miliardi di euro (13% della spesa in R&S nazionale).

Import & export

Complessivamente è destinato all’estero il 65% delle auto prodotte in Italia. L’export è dunque un aspetto fondamentale del mercato dell’automotive italiano.

Si segnala, come riportato nello studio, che l’Italia è l’unico Paese europeo, oltre alla Germania, capace di esportare grandi quantità d’auto verso gli Stati Uniti, che assorbono ogni anno circa 150.000 veicoli prodotti in Italia per un valore di 4,5 miliardi. Ciononostante, l’Italia importa auto per 11 miliardi di euro in più di quanto ne esporti, un deficit parzialmente compensato dai 5 miliardi di attivo assicurati dai componenti.

Significativi i dati del 2017, riportati nel paper della Fondazione Ergo. Il valore delle esportazioni di autoveicoli ha toccato i 23,69 miliardi di euro, il 5,3% del totale esportato, in crescita dell’11,3%, mentre l’import vale 33,27 miliardi di euro e l’8,3% del totale dell’import italiano, il 9,7% in più rispetto al 2016.

Il saldo, come spiega lo studio, è negativo e conta 9,6 miliardi di euro. Il valore delle esportazioni del settore dei componenti per autoveicoli è cresciuto del 6% rispetto al 2016 raggiungendo i 21,2 miliardi di euro; l’import vale 15,4 miliardi di euro, in aumento tendenziale del 6%. Il saldo commerciale è risultato positivo per circa 5,7 miliardi di euro, circa 327 milioni in più del saldo 2016 (+6%).

FCA vale il 3% del PIL

Sullo sfondo, resta da capire l’evoluzione del sistema FCA in Italia che, da solo, equivale a circa il 3% del PIL del Paese. Il piano triennale di investimenti per 5 miliardi secondo gli esperti della Fondazione Ergo è un’occasione importante per rilanciare l’intero sistema manifatturiero italiano. Per questo sarà fondamentale capire se FCA progetterà nuove piattaforme, se lo farà da sola o con altri partner europei o asiatici e dove lo farà.

A questo proposito secondo l’agenzia Bloomberg ad esempio, come si legge nello studio Ergo, ci sarebbero contatti in corso fra FCA e PSA per la progettazione comune di una nuova super piattaforma automobilistica che dovrebbe essere utilizzata dai modelli futuri di entrambi i gruppi: “Se questo progetto andasse in porto andrebbe seguito con estrema attenzione per le ricadute strategiche sull’economia nazionale”.

Potete scaricare qui il quaderno di approfondimento.

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Nicoletta Pisanu

Giornalista, collabora da anni con testate nazionali e locali. Laureata in Linguaggi dei Media e in Scienze sociali applicate all'Università Cattolica di Milano, è specializzata in cronaca.

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