Meccanica, per due aziende su tre recupero completo già nel 2021

Secondo i dati di Anima Confindustria (l’organizzazione industriale di categoria che rappresenta le aziende della meccanica varia e affine), il settore della meccanica si sta riprendendo a ritmi più veloci delle attese, con due aziende su tre prevedono di recuperare le perdite subite nel 2020 a causa della pandemia già a fine 2021. Il 59% del campione analizzato prevede addirittura di fatturato uguale o superiore al 5% rispetto ai dati del 2019. La ripresa, tuttavia, non interessa allo stesso modo tutti i comparti del settore…

Pubblicato il 22 Lug 2021

meccanica

La meccanica italiana si sta riprendendo più velocemente di quanto si potesse sperare a inizio anno, con due aziende su tre che prevedono una completa ripresa delle perdite subite nel 2020 entro la fine del 2021. Questo è il dato che emerge dall’ultimo sondaggio diffuso da Anima Confindustria, l’organizzazione industriale di categoria che rappresenta le aziende della meccanica varia e affine.

“Siamo certamente soddisfatti dell’andamento dei primi sei mesi dell’anno, che va oltre le nostre aspettative”,dichiara il presidente di Anima Confindustria, Marco Nocivelli.

A confronto con i valori pre-Covid, il 59,2% del campione prevede addirittura una crescita del fatturato rispetto al 2019, in molti casi maggiore o uguale al +5%.

“Nonostante ciò occorre tenere in considerazione alcune criticità. Prima tra tutte, l’aumento del costo delle materie prime e la difficoltà nel reperirle, che può inficiare la ripresa innescata nel corso del primo semestre, causando un calo della produzione, rischi sulla marginalità e ritardi nelle consegne”, aggiunge Nocivelli.

Ancora molte, invece, le aziende della meccanica che non vedono margini di ripresa fino al 2022-2023: per il 21% del campione, i risultati del primo semestre lasciano presagire perdite superiori al -5% nel 2021, rispetto al fatturato del 2019.

Un dato che evidenzia come le prospettive di ripresa non riguardino in modo omogeneo tutte le aziende dell’industria meccanica, con risultati anche notevolmente diversi tra i comparti. Un esempio è il settore HoReCa (acronimo di Hotellerie-Restaurant-Café), che ancora sconta in maniera tangibile gli impatti della crisi pandemica e necessita, quindi, di più solidi stimoli per la ripresa.

A livello di mercato interno, si riscontra un dato incoraggiante nell’abbassamento del ritardo negli incassi da parte dei clienti, fattore che indica un buon registro del flusso di cassa e un miglioramento generale dell’economia italiana. Se a dicembre 2020 il 44,7% delle aziende registrava ritardi negli incassi, oggi la percentuale è scesa al 22,2%.

Fondamentale per l’industria meccanica la ripresa delle esportazioni: quasi la metà degli intervistati (48%) ha registrato un miglioramento del fatturato legato all’export rispetto al 2019. Un “dato che va oltre i numeri”, commenta Nocivelli, segnale di quanto la meccanica italiana sia apprezzata in tutto il mondo.

Sembra inoltre essere scongiurata la possibilità di un calo occupazionale: circa il 93% delle imprese associate in Anima non prevede licenziamenti nei prossimi mesi, nonostante alcune aziende continuino a soffrire il contraccolpo dell’anno scorso. La principale causa è rappresentata dal calo degli ordinativi del 2020, che si ripercuote sull’anno in corso, oltre all’incertezza che pervade il Paese intero riguardo al futuro dell’economia e della società nella seconda parte del 2021.

Ma il comparto della meccanica guarda anche al futuro, soprattutto alle opportunità derivanti dai fondi del PNRR e dalle transizioni digitale e green.

“Anima confida che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza possa costituire un ulteriore moltiplicatore di crescita, permettendo alle aziende associate di affrontare al meglio le sfide della transizione ecologica e rimanere al passo con gli sviluppi del settore manifatturiero, che sarà sempre più rivolto verso nuove applicazioni e nuove tecnologie, come ad esempio quelle legate alla filiera dell’idrogeno”, conclude Nocivelli, con l’auspicio che “i settori produttivi e l’industria vengano maggiormente coinvolti dalle istituzioni nella definizione di dettaglio dei progetti e nella loro attuazione, al fine di identificare le migliori sinergie in campo”.

Valuta la qualità di questo articolo

C
Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 4