Mercati

Nuovo record per il comparto delle macchine per il packaging: superati gli 8,5 miliardi di euro

Secondo i dati Ucima il settore delle macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio ha raggiunto un nuovo record nel 2022, registrando un fatturato di 8,54 miliardi di euro, con una crescita del 3,6% rispetto all’anno precedente. Nonostante gli effetti negativi della pandemia, il comparto è riuscito a crescere di circa mezzo miliardo di euro in soli 4 anni. Tuttavia, nel 2023 il risultato potrebbe non ripetersi, a causa di un rallentamento della domanda globale e di diversi freni agli investimenti delle aziende, come l’incertezza intorno agli incentivi per Industria 4.0 e il nuovo regolamento europeo per il packaging.

Pubblicato il 10 Lug 2023

Packaging

Il settore delle macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio segna un nuovo record: nel 2022 infatti, il comparto ha registrato un fatturato totale pari a 8 miliardi e 537 milioni di euro, migliorando del 3,6% il precedente record del 2021: è quanto evidenzia l’undicesima indagine Ucima, che ogni anno fotografa l’andamento del comparto.

Se si considera il periodo 2019-2022, il giro d’affari del settore è cresciuto di circa mezzo miliardo in appena 4 anni: un trend maturato nonostante sia intervenuta una pandemia, con le relative conseguenze negative su scala mondiale.

L’andamento del mercato nel 2022

Il mercato interno segna un notevole balzo, con una crescita pari al +10,6% rispetto al 2021 che traina i costruttori italiani fino a sfiorare i 2 miliardi tra le mura domestiche: 1,96 miliardi il consuntivo finale, con una percentuale sul fatturato totale pari al 23%.

La spiccata vocazione all’export dei produttori italiani di tecnologie e soluzioni per il packaging si conferma anche nel 2022, con il fatturato estero che incide per il 77% su quello totale, per una cifra pari a 6,57 miliardi (+1,7% sul 2021).

Il podio delle aree geografiche è rimasto immutato: con 2,52 miliardi di ricavi l’Unione Europea si conferma la principale area di destinazione delle macchine made in Italy e assorbe il 38,4% dell’intero export.

Segue l’Asia con 1,23 miliardi di euro di giro d’affari, pari al 18,8% del totale delle performance internazionali del settore. Terzo gradino del podio per il Nord America, con 1,14 miliardi.

Seguono Europa Extra-UE (650 milioni de euro), Sud America (456 milioni), Africa e Oceania con 565 milioni.

I settori clienti

Dal punto di vista dei settori clienti la suddivisione tra food & beverage e industrie non food è rispettivamente del 56,7% e del 43,3%.

Nel dettaglio: il food risulta nel 2022 il primo settore cliente, assorbendo il 31,9% del fatturato totale coi suoi 2,72 miliardi. Il beverage si colloca al secondo posto, con il 24,8% del fatturato totale, un valore assoluto di 2,11 miliardi e una crescita di 8 punti percentuali.

Terzo gradino del podio per il settore tissue e altro con 1,59 miliardi (18,6% del totale), in rialzo del 6% (notevole incremento nel mercato domestico, pari al +27,8%). Seguono il pharma, il cosmetico e il settore chimico e dell’home care.

Fatturato per tipologia produttiva

La famiglia delle macchine per il packaging primario resta preponderante con il 50,2% della distribuzione del fatturato (4,28 i miliardi derivanti dalla vendita di tali macchine).

Seguono il segmento del fine linea, labelling e attrezzature ausiliarie (28,4%) e il packaging secondario, che assorbe il rimanente 21,4%.

La struttura produttiva

Il settore è composto da 616 aziende che occupano 37.753, in crescita del +3,9% sul 2021: in un anno l’intero comparto ha assunto 1402 addetti in più.

Le aziende che producono macchinari per il confezionamento e l’imballaggio si concentrano principalmente lungo l’asse della via Emilia – la cosiddetta Packaging Valley – con distretti produttivi anche in Lombardia, Piemonte, Veneto e Toscana.

La dislocazione geografica delle imprese conferma quindi una prevalenza della regione Emilia-Romagna in termini di numerosità di aziende, addetti e fatturato. In Emilia-Romagna risiedono 222 aziende (36% del totale) che occupano 21.946 addetti (58,1% del totale) e generano il 62,6% del fatturato totale pari a 5,34 miliardi.

Seguono, in ordine, Lombardia, Veneto e Piemonte. Tra le province, Bologna e Milano superano Parma (terza) e Vicenza (quarta) per numero di aziende di macchine packaging. Ma se si guarda alla distribuzione di occupazione e fatturato il predominio dell’Emilia è netto: Bologna, Parma, Reggio Emilia, Modena e Rimini sono ai primi cinque posti, Vicenza in sesta posizione, Bergamo e Milano rispettivamente al settimo e ottavo posto.

L’analisi del comparto per classe di fatturato evidenzia una netta preponderanza numerica di aziende di piccole dimensioni (quelle appartenenti alle prime due classi – fino a 5 milioni di euro – costituiscono il 64,1% del totale), le quali, tuttavia, contribuiscono al fatturato di settore soltanto per il 7,6%.

Sono appena il 9%, invece, le realtà aziendali con fatturato superiore ai 25 milioni di euro, pur rappresentando la quota più significativa (72,8%) del volume complessivo.

Rallentamento della domanda e frenata degli investimenti: i timori per il 2023

La performance del settore nel 2022 è ancora più significativa visto il difficile contesto in cui hanno operato le imprese, come spiega il Presidente di Ucima Riccardo Cavanna.

“Il 2022 ha vissuto di alti e bassi e di forti tensioni internazionali, dalla supply chain all’incremento dei costi al conflitto in Ucraina, ma siamo ugualmente riusciti a crescere sfondando per la prima volta il tetto degli 8 miliardi e mezzo. È segno di una indubbia posizione di riferimento che i mercati esteri ci continuano ad accreditare ed è l’ennesima prova dell’ottima capacità di reazione delle nostre aziende, che per inventiva e ingegno in situazioni di stress non sono seconde a nessuno”, commenta.

Ripetere questo risultato nel 2023 non sarà tuttavia semplice, avverte il Presidente di Ucima, sia a causa di un rallentamento della domanda globale, che ha iniziato a interessare il settore dalla seconda metà dell’anno scorso, che per diverse criticità legate al contesto italiano ed europeo che rischiano di frenare gli investimenti.

“Ciò che desta preoccupazione per il futuro prossimo deriva da alcuni freni agli investimenti: il nuovo regolamento europeo degli imballaggi (che non ci convince) e il suo iter di approvazione, l’aumento dei tassi di interesse, l’incertezza che ancora insiste in alcune aree del mondo e la mancanza di nuove politiche per l’Industria 4.0. Sono tutte minacce alla nostra posizione di leadership, minacce che non potremo disinnescare da soli”, conclude.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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