Metalmeccanica stabile nel primo semestre del 2022. Andreis (Federmeccanica): “Caro-prezzi vero e proprio tsunami per le nostre imprese”

L’indagine congiunturale di Federmeccanica evidenzia che, seppur con andamenti contrastanti e diversificati tra i settori, nel primo semestre del 2022 la metalmeccanica italiana si è mantenuta sostanzialmente in linea con i valori dello stesso periodo del 2021 e del 2019. Tuttavia il caro-prezzi (in particolar modo il rialzo del prezzo dell’energia) è un vero e proprio “tsunami” che sta colpendo le aziende del comparto…

Pubblicato il 15 Set 2022

meccanica

Nel corso della prima metà del 2022, l’attività produttiva metalmeccanica ha mostrato segnali contrastanti dopo la fase negativa osservata nell’ultima parte dello scorso anno, pur restando sugli stessi livelli dello stesso periodo dell’anno precedente e sostanzialmente in linea con quelli del primo semestre del 2019 (-0,1%). È quanto emerge dall’indagine congiunturale di Federmeccanica (l’associazione che all’interno di Confindustria rappresenta le aziende della metalmeccanica italiana), che fotografa la situazione dell’industria metalmeccanica italiana.

Per questa rilevazione l’indagine, giunta alla sua 163° edizione, ha realizzato tre focus specifici volti a inquadrare il particolare contesto in cui si trovano ad operare le aziende metalmeccaniche: rincari dei prezzi delle materie prime e dell’energia, difficoltà di reperimento di manodopera per le aziende del settore e l’analisi dell’impatto dell’attuale fase economica sull’attività di investimento delle imprese metalmeccaniche.

La metalmeccanica italiana si mantiene sugli stessi livelli del 2019, seppur con tendenze diversificate rispetto ai settori

Per effetto del calo di produzione registrato nel mese di giugno (-3,2% rispetto al precedente mese di maggio), pur con una variazione congiunturale positiva del’1,0% rispetto al primo trimestre (dopo la flessione dello 0,2% rilevata nei primi tre mesi), il confronto tendenziale evidenzia una diminuzione dell’1,2% (in contrapposizione al +1,3% segnato nel primo trimestre).

Complessivamente, nei primi sei mesi del 2022, la produzione metalmeccanica si conferma sugli stessi livelli dell’analogo periodo dell’anno precedente e sostanzialmente in linea con quelli raggiunti nel primo semestre del 2019 (-0,1%).

Nell’ambito del settore si sono osservati andamenti produttivi tendenziali fortemente differenziati nei diversi comparti che compongono l’aggregato metalmeccanico. Sempre con riferimento al primo semestre di quest’anno, è cresciuta in particolar modo la produzione di Computer, radio TV, strumenti medicali e di precisione (+7,4% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente), ma anche quella di Macchine e apparecchi meccanici (+2,5%) e degli Altri mezzi di trasporto (+1,4%).

Sono, invece, diminuite le attività della Metallurgia (-3,6%) e le fabbricazioni di Autoveicoli e rimorchi (-3,0%), mentre le produzioni di Macchine e apparecchi elettrici e di Prodotti in metallo si sono ridotte, rispettivamente, del 2,5% e del 2,4%.

Il confronto con l’Europa: metalmeccanica italiana più stabile di quella francese e tedesca

Nei principali Paesi dell’Unione Europea, nei primi sei mesi del 2022, la produzione metalmeccanica è mediamente diminuita dello 0,3% rispetto all’analogo periodo del 2021, e la stabilità produttiva dell’Italia si confronta con le variazioni negative osservate, invece, in Francia (-0,2%) ma soprattutto in Germania (-2,2%). Soltanto la Spagna ha registrato, nel periodo, un incremento tendenziale pari allo 0,8%.

Tuttavia, nel confronto internazionale per il mese di giugno, si evidenzia come soltanto l’Italia abbia registrato un calo congiunturale della produzione.

Bene ancora l’export, anche se in rallentamento

Sulle dinamiche produttive settoriali sta incidendo anche l’attività esportativa del Paese che, seppur in rallentamento, rimane molto sostenuta. Nel primo semestre del 2022, le esportazioni metalmeccaniche sono cresciute in media del 15,8% e le importazioni del 24,1% e, per entrambi i flussi, è stata rilevata una dinamica in attenuazione nel secondo trimestre rispetto al primo.

Occorre, inoltre, osservare che gli incrementi dell’interscambio in valore sono stati influenzati da una forte crescita dei valori medi unitari. Con riferimento alle aree di destinazione, le esportazioni verso i Paesi UE sono cresciute del 18,9% mentre quelle verso i paesi terzi del 12,2%.

Nel periodo gennaio-giugno 2022, è aumentato l’export verso la Francia (+16,1% rispetto al primo semestre 2021) e la Germania (+15,2%), ma soprattutto verso la Spagna (+24,0%), l’India (+24,2%) e gli Stati Uniti (+26,8%). Al contrario, sono diminuiti i flussi diretti in Cina (-12,5%) e in Russia (-13,3%).

Il sentiment delle imprese: atteso un peggioramento per il terzo trimestre

Sulla base dei risultati dell’indagine trimestrale che accompagna, come di consuetudine, la diffusione dell’indagine congiunturale di Federmeccanica le imprese, pur segnalando valutazioni ancora positive prevedono, per il terzo trimestre, un aggravamento della congiuntura settoriale con un’evoluzione negativa dell’attività produttiva.

Nello specifico, da questionario è emerso che:

  • il 27% delle imprese intervistate si dichiara soddisfatto del proprio portafoglio ordini, quota in discesa rispetto al 33% della scorsa rilevazione
  • l 24% prevede incrementi di produzione, percentuale inferiore al 29% di fine marzo
  • il 21% ritiene di dover aumentare, nel corso dei prossimi sei mesi, gli attuali livelli occupazionali rispetto al precedente 25%

Le attese delle imprese sono inoltre fortemente condizionate dalle conseguenze economiche e umanitarie del conflitto russo-ucraino che ha inasprito la spirale dei prezzi dei prodotti energetici e delle materie prime rendendo più complessa e onerosa l’attività produttiva delle imprese.

In aumento la difficoltà a reperire manodopera, anche per le figure tradizionali

Malgrado i livelli occupazionali positivi, le imprese che hanno dichiarato di incontrare difficoltà nel reperire i profili professionali necessari per lo svolgimento dell’attività aziendale sono state pari al 71%, una percentuale di gran lunga superiore al 56% ottenuto nell’analoga rilevazione svolta a giugno 2021.

Per il 46,1% del campione le competenze più difficili da reperire sono quelle tecniche di base/tradizionali, mentre per il 22% sono quelle tecnologiche avanzate/digitali e quelle trasversali (come, ad esempio, la capacità di risolvere problemi, di prendere decisioni, di lavorare in gruppo, di comunicazione, di autonomia).

Il restante 9,6% delle imprese è alla ricerca di figure professionali con altre specifiche caratteristiche.

Il 68% delle imprese pianifica comunque investimenti nei prossimi sei mesi

Dal questionario realizzato da Federmeccanica sulle previsioni delle imprese relative ai loro investimenti, emerge che il 68% degli intervistati comunque di attuare forme di investimento nei prossimi sei mesi.

Nell’ambito delle diverse aree, gli investimenti saranno orientati per il 24% ad accrescere il capitale fisso (capannoni, macchinari ecc.), per il 21,7% a investimenti in tecnologia e digitalizzazione (es. Industria 4.0) e per il 19,6% alla formazione. A seguire gli investimenti per la sostenibilità ambientale e il risparmio energetico (17,2%) e quelli in ricerca e sviluppo (16,6%).

Caro-prezzi, aumenta il numero di aziende che rischia lo stop alla produzione

Nel secondo trimestre dell’anno in corso, i rincari dei prezzi delle materie prime e dell’energia hanno determinato un impatto significativo sui costi di produzione nel 79% delle imprese che hanno partecipato all’indagine.

Nel 52% dei casi gli elevati costi delle materie prime e dell’energia hanno comportato la riorganizzazione del lavoro e/o dell’attività produttiva, nel 20,0% si è verificata una riduzione dell’attività di investimento, mentre il 21% ha dichiarato altre conseguenze.

La percentuale di aziende che corre il rischio di dover interrompere l’attività produttiva è stata pari al 7%, in crescita rispetto al 4% della scorsa rilevazione. L’andamento dei prezzi delle materie prime energetiche continua a ripercuotersi sui prezzi alla produzione e, infatti, in questo inizio d’anno proseguono le dinamiche crescenti osservate nel corso dell’intero 2021.

Nel settore metalmeccanico, che risulta il maggior utilizzatore di metalli, a giugno i prezzi alla produzione sono aumentati in termini tendenziali del 14,6%. Tali dinamiche stanno avendo un impatto negativo sulla competitività di molte imprese e stanno fortemente ridimensionando i margini di profitto ulteriormente erosi dall’incremento dei costi dell’energia: il 68% ha registrato una riduzione del Margine Operativo Lordo (in salita dal precedente 62%).

Infine, il 53% delle imprese partecipanti all’indagine sta risentendo delle ripercussioni del conflitto russo-ucraino: il 54% prevede una contrazione dell’attività produttiva, mentre il 4% corre il rischio di doverla interrompere; il 12% prospetta la riduzione dell’attività di investimento e nel 30% dei casi si sono verificati altri effetti.

“Stiamo navigando in acque molto agitate per effetto, tra le altre cose, dell’onda lunga determinata dall’incremento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici Prima si diceva che eravamo dentro una tempesta perfetta, ora stiamo vedendo arrivare un vero e proprio tsunami che ha già incominciato a toccare le nostre imprese in maniera molto pesante e il peggio è ancora a venire se non si interverrà in modo forte e deciso”, commenta Diego Andreis, Vice Presidente Federmeccanica.

Il Presidente di Federmeccanica sottolinea come già da questa rivelazione – che non tiene conto delle difficoltà di questi ultimi mesi, poiché relativa alla prima metà dell’anno – sia evidente che non tutte le imprese del comparto riusciranno ad affrontare questa situazione senza correre il rischio di una seria riduzione dell’attività produttiva o, in alcuni casi, di stop totale.

“Servono scelte forti di politica energetica all’interno di una più ampia politica industriale che possa ridare respiro alla competitività delle imprese, consentendo di alimentare e aumentare gli investimenti. Si tratta di investire non solo nel futuro di un’azienda, ma nel futuro del Paese”, conclude.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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