Prometeia: “Per la manifattura italiana il 2023 sarà in calo, ripresa attesa nel 2024”

L’industria manifatturiera italiana chiuderà il 2022 con un fatturato a prezzi costanti in crescita tendenziale del 2,1%, un incremento robusto dopo il forte rimbalzo vicino al 16% dello scorso anno. Ma il 2023 sarà più difficile e con numeri in calo, fino alla ripresa attesa per l’anno seguente

Pubblicato il 27 Ott 2022

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Dopo un 2021 con un rimbalzo record e un – nonostante tutto – buono, molto buono, 2022, l’industria manifatturiera italiana dovrà affrontare un rallentamento, già in corso in quest’ultimo trimestre dell’anno e per buona parte del 2023, per poi tornare a riprendersi l’anno seguente.

Insomma, dopo una fase post-pandemica che ha segnato un forte recupero, per la manifattura Made in Italy la prospettiva è quella di 12 mesi delicati e in frenata, ma già si vede la luce in fondo al tunnel e in fondo al 2023.

Sono le analisi e previsioni realizzate dal centro Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo e da Prometeia, contenute nel 102esimo rapporto Analisi dei Settori Industriali, questa volta intitolato ‘Le sfide per il manifatturiero italiano: lo scenario al 2024’, presentato in streaming online.

Un rapporto fitto di numeri, bilanci e stime per il prossimo biennio. Ecco le prime evidenze: l’industria manifatturiera italiana chiuderà il 2022 con un fatturato a prezzi costanti in crescita tendenziale del 2,1%, un tasso rivisto al rialzo rispetto alle stime di maggio e decisamente robusto dopo il forte rimbalzo vicino al 16% dello scorso anno. La spinta inflativa, accentuata dalla traslazione lungo le filiere dei rincari energetici, sosterrà un ulteriore consistente aumento del fatturato a prezzi correnti: +25,2% tendenziale.

E, fin qui, è il lato più positivo della medaglia. Poi c’è l’altro lato: i buoni risultati del 2022 “celano un forte rallentamento dell’attività negli ultimi mesi dell’anno, destinato a proseguire nella prima parte del 2023, che spingerà il fatturato manifatturiero italiano verso una contrazione prossima all’1%, nella media del 2023, a prezzi costanti, e un ridimensionamento della crescita a prezzi correnti, pari al +4,2%”, anticipa Gregorio De Felice, Chief economist e responsabile Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo.

Lo shock energetico si farà sentire anche sui conti delle imprese: con Ebitda margin in calo di circa 8 decimi di punto nel 2022 e di altri 9 nel 2023. Pochi settori manterranno uno slancio positivo nel 2023, a iniziare dalla Farmaceutica (+1,6% la stima di fatturato a prezzi costanti), e dai settori più attivati dalla transizione digitale ed energetica, Elettronica (+0,7%) ed Elettrotecnica (+0,6%).

Lo shortage delle materie prime causato dalla ripresa economica mondiale e dai colli di bottiglia lungo le catene globali del valore, e gli eccezionali rincari delle commodity energetiche, conseguenza del conflitto tra Russia e Ucraina, hanno determinato un aumento dei costi operativi senza precedenti storici recenti, con riflessi di accelerazione dei prezzi lungo le filiere.

Un 2023 con numeri in calo

I cali più consistenti nel 2023 “riguarderanno i produttori di durevoli per la casa, Mobili ed Elettrodomestici, dopo l’exploit degli anni pandemici, e i produttori di intermedi, soprattutto Metallurgia e Intermedi chimici, penalizzati dalla prudenza nella ricostituzione delle scorte dei settori a valle, a iniziare dalla Meccanica, che sconterà gli effetti del rallentamento del ciclo degli investimenti sui mercati interno e internazionale”, sottolinea Alessandra Benedini, Principal di Prometeia. Tra i settori più in difficoltà anche il Sistema Moda, che potrà però contare sulla specializzazione del Made in Italy nell’alta gamma, segmento meno colpito dalle difficoltà di reddito.

A prezzi costanti ci sarà una riduzione dei ricavi dello 0,9%, mentre a valori correnti una crescita modesta (+4,2%).

La Meccanica (-1,9%) sconterà gli effetti del rallentamento del ciclo degli investimenti sui mercati internazionali e su quello interno, dove molti segmenti hanno raggiunto livelli record nel 2022, per poi tornare a beneficiare di un quadro di domanda più espansivo a partire dal 2024.

Calerà la domanda per consumi e investimenti

La spirale inflattiva innescata dal caro commodity ed energia e le conseguenti azioni delle banche centrali stanno determinando un progressivo raffreddamento della domanda per consumi e investimenti.

L’indice Istat che sintetizza il clima di fiducia delle imprese mostra, infatti, un generale aumento delle giacenze di prodotti finiti e un contestuale ripiegamento delle componenti attese sugli ordini e sulla produzione. La fase di rallentamento è già visibile nei dati di produzione industriale, che in Italia mostra comunque un andamento tendenziale (+1,1% nei primi otto mesi dell’anno) di gran lunga migliore rispetto alla Germania (-0,7%) e simile a quello della Francia (+1,4%).

Finora l’Italia ha fatto meglio di Francia e Germania

Francia e Germania hanno avuto, peraltro, una crescita della produzione nettamente inferiore a quella italiana negli ultimi due anni a mezzo: rispetto ai livelli pre-pandemici, infatti, il manifatturiero italiano segna un incremento dello 0,3% a fronte, rispettivamente, di un gap di -6% e -5,3% dei nostri maggiori competitor europei.

La compressione dei consumi e il rallentamento del ciclo degli investimenti, che non potrà essere pienamente controbilanciato dal sostegno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), portano verso una stima di contrazione del fatturato a prezzi costanti dell’industria manifatturiera nella media del 2023 (-1,1%).

Moderato rimbalzo dell’attività manifatturiera nel 2024

“Le attese di distensione del contesto interno e internazionale, sebbene in un quadro di elevati rischi al ribasso, portano a prevedere un moderato rimbalzo dell’attività manifatturiera, nell’ordine dell’1,9%, nel 2024 e un parziale recupero della redditività”, fa notare Ilaria Sangalli, Senior economist Industry research, studi e ricerche di Intesa Sanpaolo.

La ripresa potrà essere più intensa per i settori ancora indietro nel percorso di recupero post-Covid (Autoveicoli e moto e Sistema moda) e per quelli più legati alla doppia transizione green e digitale, come l’Elettrotecnica e la Meccanica.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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