Transizione ecologica, l’appello delle associazioni al Governo: “Serve un piano per la mobilità elettrica che non danneggi mercato e cittadini”

Diverse associazioni che rappresentano gli interessi di imprese, lavoratori e consumatori delle filiere produttive e commerciali dell’automotive, delle fonderie, dei macchinari industriali, dell’energia e della mobilità elettrica hanno lanciato un appello al Governo affinché venga elaborato al più presto un piano strutturale per la mobilità elettrica. In assenza di interventi e misure adeguate, sottolineano i firmatari, verranno penalizzati sia i cittadini che le aziende dell’automotive, nonché la capacità del Paese di rispettare gli accordi presi in materia di riduzione delle emissioni.

Pubblicato il 17 Gen 2022

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È necessario definire un piano strutturale per la mobilità elettrica, di vitale importanza per non interrompere il trend di crescita degli ultimi anni nel momento in cui è necessaria una rapida accelerazione verso la transizione ecologica: è questo l’appello lanciato al Governo da diverse associazioni che rappresentano gli interessi di imprese, lavoratori e consumatori delle filiere produttive e commerciali dell’automotive, delle fonderie, dei macchinari industriali, dell’energia e della mobilità elettrica.

L’appello vede tra i firmatari Ucimu- Sistemi per Produrre, Adiconsum (Associazione Difesa Consumatori), Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) e Anie (la federazione che rappresenta, all’interno di Confindustria, le imprese elettroniche ed elettrotecniche italiane).

Le associazioni denunciano l’assenza nella Legge di Bilancio 2022 di una strategia per la transizione energetica del settore automotive e per lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica private.

Senza interventi strutturali, sottolineano i firmatari, molto probabilmente nel 2022 la quota di mercato dei veicoli a zero o ridottissime emissioni precipiterà: mentre l’anno scorso è iniziato con una quota del 4,7% e si è concluso con il 13,6% di dicembre, quest’anno rischia di assestarsi su valori tra il 6 e il 7%, ben lontani dalle previsioni per gli altri Paesi europei.

Senza interventi l’Italia sarebbe meno competitiva nel confronto con altri Paesi, dove articolati pacchetti di misure pro mobilità elettrica agevoleranno una rapida accelerazione nell’installazione di una capillare rete di infrastrutture di ricarica anche privata.

I firmatari dell’appello ritengono critica e strategicamente pericolosa la totale assenza di programmazione e di misure adeguate al momento storico e al peso industriale, economico e sociale dei comparti rappresentati. Chiedono pertanto al Governo di intervenire fin da subito con un piano d’azione e dare un segnale importante al Paese.

Nel dettaglio, tre sono le proposte presentate dalle associazioni:

  • prosecuzione dell’ecobonus nel triennio 2022-24 con una progressiva rimodulazione degli incentivi nel tempo
  • interventi per le infrastrutture di ricarica private, tra cui la prosecuzione del credito di imposta del 50% per le utenze domestiche, le piccole imprese e partite IVA e una misura per lo sviluppo della ricarica all’interno dei condomini. A queste si dovrebbe aggiungere l’inclusione delle spese per la ricarica nei sistemi di welfare aziendale, come oggi già avviene per le carte carburante, e la previsione di una specifica tariffa elettrica dedicata alla mobilità privata, simile alla tariffa domestica
  • misure a sostegno della riconversione industriale e dei lavoratori, indispensabili per non perdere competitività e per sostenere la transizione delle aziende della filiera

Senza questi tre pilastri di interventi, sottolineano i firmatari, lo sviluppo della mobilità elettrica rischia di restare bloccato, interrompendo la crescita di un mercato che, dal 2018 ad oggi, ogni anno ha raddoppiato il suo valore e sul quale sono basati gli impegni presi dall’Italia in sede europea per la riduzione delle emissioni al 2030.

Il rischio è quello di penalizzare molti cittadini, escludendoli completamente dall’accesso alle tecnologie più efficienti che senza incentivi non sarebbero competitive, perdere in occupazione a causa degli inevitabili cali della domanda, impedire lo sviluppo di settori emergenti legati ai servizi connessi alla mobilità elettrica.

In pratica, generare forti gap di competitività rispetto al resto d’Europa, invece di puntare sulla mobilità elettrica come opportunità di crescita.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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