Elettronica ed elettrotecnica, il settore torna ai livelli pre-Covid, ma lo scenario internazionale impone cautela

I dati salienti sul settore dell’Elettronica e dell’Elettrotecnica presentati dal Presidente di Federazione Anie Filippo Girardi delineano uno scenario che da un lato si lascia alle spalle il contraccolpo dell’emergenza pandemica, con un fatturato di 76 miliardi di euro, e dall’altro impongono di vigilare sui rincari delle commodity e dell’energia.

Pubblicato il 30 Giu 2022

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Produzione industriale a +16,6%, nel 2021: per le filiere dell’elettronica ed elettrotecnica italiane inizia non solo la risalita sull’anno precedente, ma torna addirittura il segno positivo oltre i livelli del pre-Covid. Una variazione percentuale che, rispetto al 2020, supera quella del manifatturiero (+13,5%) e che porta i due macrosettori di Anie addirittura a superare del 3,5% la produzione del 2019.

Per i settori che fanno capo ad Anie il 2021 si traduce quindi in un fatturato di 76 miliardi di euro (49,6 miliardi dalle tecnologie elettrotecniche ed elettroniche; 19,8 miliardi dall’impiantistica industriale). Le esportazioni generano 22 miliardi di euro, con un saldo attivo di 7,3 miliardi di euro per la bilancia commerciale.

Sono i dati salienti presentati ieri dal nuovo presidente della Federazione Anie Filippo Girardi, che delineano uno scenario che da un lato si lascia alle spalle il contraccolpo dell’emergenza pandemica e dall’altro impongono ad Anie e al governo di vigilare sui rincari delle commodity e dell’energia, che hanno iniziato già nel quarto trimestre del 2021 ad attivare dinamiche rialziste sui fatturati di settore.

Elettrotecnica ed elettronica a confronto con il manifatturiero

La ripresa della domanda globale nella prima parte del 2021 e il miglioramento dei fondamentali macroeconomici assieme al graduale riavvio del ciclo degli investimenti per il mercato interno hanno avuto un effetto volano sui volumi della produzione industriale e sul fatturato della manifattura, saliti rispettivamente in media d’anno al +13,5% per la produzione industriale in volumi (-11,8% nel 2020) e al +22,5% per il fatturato aggregato in valore e a prezzi correnti (-11,4% nel 2020).

Anche elettrotecnica ed elettronica dopo il calo dei volumi di produzione industriale dell’11,2% e del fatturato in valore del 7,4%, hanno registrato un incremento a due cifre del fatturato totale (+19,2% rispetto al 2020) e della produzione industriale (+16,6% rispetto al 2020); con un tasso di crescita più sostenuto per l’elettrotecnica (+20,2%) rispetto all’elettronica (+17%).

Purtroppo, il primo trimestre 2022 mostra un calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente di 5,5 punti percentuali, mentre il corrispondente dato della crescita del manifatturiero si attesta a +1,2%. A marzo, decremento lievemente più contenuto rispetto alla media trimestrale con -3,3%.

Fatturato Italia ed export

Nell’area Elettrotecnica, la filiera delle energie rinnovabili cresce del 16% grazie al costante incremento delle installazioni sul mercato interno e a una dinamica positiva sui mercati esteri.

Il rimbalzo del settore cavi, invece, è amplificato dai forti rincari delle materie prime, rame in primis.

La ripartenza degli investimenti nell’edilizia ha sostenuto il recupero per i comparti illuminotecnica (+19%), componenti e sistemi per impianti (+19,2%) e ascensori, dove le dinamiche sono frutto di opposte tendenze (+9,1% il fatturato Italia e -3,6% le esportazioni).

I trasporti ferroviari ed elettrificati hanno visto una crescita sostenuta per il segmento dell’elettrificazione (+18%).

Nell’area elettronica, l’automazione segna un +20,8%; tendenza analoga per i componenti elettronici a +15,9%. Infine, registra un rimbalzo anche il settore sicurezza e automazione edifici (+12,3%) sulla scorta del riavvio del mercato delle costruzioni; più contenuto quello dei servizi di sicurezza privata (+4,1%).

Per l’export, le migliori performance arrivano grazie alla domanda europea, cui sono destinate oltre il 60% delle vendite oltre confine, con una crescita del 23,4%, e la conferma di Germania e Francia come primi mercati per le esportazioni di tecnologie italiane. Fuori dall’Europa, Stati Uniti (+17,4%), Cina (+38,1%) e Turchia (+15,2%) sono i tre mercati più performanti per il sistema Anie nel 2021.

Le sfide imposte dallo scenario internazionale

A margine della presentazione dei dati, un’interessante analisi dello scenario attuale è stata offerta da Alessandra Lanza, Senior partner di Prometeia, che ha parlato di materie prime, inflazione e transizioni gemelle (green e digitale), ovvero delle sfide e opportunità per l’elettronica ed elettrotecnica italiana.

La scarsità di materie prime, innanzitutto, costringerà le aziende a ripensare agli approvvigionamenti, e disegnerà inevitabilmente nuove mappe commerciali.

Il conflitto in atto tra Russia e Ucraina, inoltre, incide sulle prospettive di crescita. Nel caso in cui si dovesse concludere in tempi brevi, e con il permanere delle sanzioni sulla Russia, il suo impatto sull’economia globale secondo Prometeia sarà visibile e porterà a una revisione al ribasso della crescita del Pil mondiale di quasi 2 punti percentuali nel 2022 e di 0,4 punti nel 2023.

L’impennata dei prezzi delle commodity energetiche e alimentari è il principale canale di trasmissione dello shock bellico. L’impatto risulterà più intenso in modo particolare per Germania e Italia, alla luce delle più strette relazioni commerciali con la Russia e dell’elevata dipendenza dal gas e petrolio russi.

Oltre alle materie prime e alle guerra, altri input strategici vanno tenuti sotto osservazione. La transizione green, in primis, che costringerà a un aumento dei costi di produzione nei settori energivori obbligati a controllare/ridurre le emissioni inquinanti. Sul sourcing di filiera, inoltre, i paesi non democratici incidono in maniera differente da settore a settore: chimica-energia sono le filiere in cui tale peso si sente di più (49%), segue la moda (36%), i metalli (24%), i trasporti e comunicazioni (20%), edilizia e meccanica (17%), turismo e filiera medicale (16%), filiera agro alimentare (15%) e vendita di servizi (14%), mentre in coda (13%) troviamo il commercio all’ingrosso e dettaglio (escluso l’alimentare). Questa situazione espone soprattutto le commodity per la transizione energetica a un rischio di razionamento internazionale.

Il rischio climatico, poi, aumenta il clima di incertezza a causa delle anomalie sempre più intense e meno prevedibili, mentre approvvigionamenti e logistica rappresentano un altro nodo: la rapida ripresa della domanda dopo la pandemia ha infatti messo in difficoltà l’offerta, con un’impennata dei noli navali e strozzature logistiche.

L’incertezza sul fronte della domanda, l’impennata dei costi e la carenza di materiale portano quindi Prometeia a rivedere al ribasso la crescita del manifatturiero nel 2022 (+1,5% nella media dell’anno in corso), ma per il periodo 2023-26, grazie al sostegno del PNRR l’attività manifatturiera aumenterà a ritmi prossimi al 2,5% medio annuo, con effetti positivi sulla capacità di autofinanziamento delle imprese.

Ottimismo, nonostante tutto

“Lo scenario economico che le imprese Anie stanno affrontando in questo 2022 è molto complesso”, ha commentato Girardi. “Anie ha dalla sua una necessaria propensione a far proposte. Dal tavolo Telco al Piano transizione 4.0, sino al gruppo di lavoro a stretto contatto con il Mise per le proposte migliorative all’European Chips Act che Bruxelles ha prontamente predisposto per superare la carenza di microchip sui mercati. L’Istat ha recentemente fotografato la centralità del nostro sistema. Fatto 100 la base delle imprese, nel manifatturiero è il 58% di queste ad esprimere un potenziale innovativo. Ma per l’elettrotecnica la percentuale arriva al 73% e per l’elettronica all’86%. E ancora: nel manifatturiero il 56% della spesa in innovazione va in ricerca e sviluppo. Nei nostri settori, questa percentuale sale al 77%. In questa fotografia c’è la centralità del sistema Anie per raccogliere la sfida del PNRR. Noi non siamo innovatori in seguito a uno shock di mercato, noi innoviamo da sempre per stare sul mercato”, ha aggiunto.

Secondo Bruno Giordano, Vice Presidente Anie con delega Transizione Green e Sviluppo Sostenibile, “l’elettronica è sempre più presente in tutti i settori, grazie all’Internet delle cose: ci immaginiamo che tutti i prodotti saranno in futuro connessi e questo porterà una serie di vantaggi, nella gestione intelligente dell’energia e dell’efficientamento dei processi, che oggi facciamo ancora fatica a immaginare”. Ma se per questi aspetti la transizione green è già in atto, per altri, soprattutto l’automotive e il riscaldamento, secondo Giordano il paese non è ancora pronto. “È importante disegnare un percorso raggiungibile e in linea con la salvaguardia delle nostre filiere produttive e la nostra tecnologia. Secondo me, e secondo molti, il 2035 non è un traguardo realistico per il passaggio alla mobilità elettrica e questo creerà perdita di posti di lavoro. L’Italia non è pronta, non sono stati fatti investimenti per portare chi produce componentistica per le auto a combustione a produrre componenti per auto completamente elettriche. Ci vuole tempo per cogliere queste sfide in maniera corretta. E poi c’è un problema di capacità di produrre sufficiente energia elettrica per riscaldare le nostre case e alimentare le nostre auto. Non siamo pronti con le infrastrutture e non ci stiamo muovendo in maniera corretta in questa direzione, soprattutto se questa energia elettrica viene prodotta a partire dal carbone”.

Altre due questioni importanti sul tavolo riguardano le annose differenze tra nord e sud del paese e il capitale umano, in particolare il reperimento di personale qualificato. Vincenzo De Martino, vice Presidente Anie con delega Rapporti Interassociativi, sottolinea il bisogno di infrastrutture sia sentito e urgente soprattutto al Sud, mentre Renato Martire, Vice Presidente Anie con delega Innovazione ed Education, punta i riflettori sul rapporto tra le università e le aziende. “Oggi università e azienda devono andare di pari passo e i dottorati vanno svolti in azienda, in modo che la ricerca sia davvero applicata” commenta. “Non basta però, formare talenti, questi talenti vanno poi trattenuti in azienda, valorizzandoli”.

Tutte queste criticità, comunque, secondo Girardi rientrano nelle sfide che un imprenditore mette in conto e affronta comunque con ottimismo, perché quella è la base di partenza del “fare impresa”. “Chi nasce imprenditore ha dentro una spinta che lo motiva a fare sempre di più e meglio costantemente. Che lo motiva ad affrontare sfide sociali e politiche e lo spinge sempre a trovare una soluzione. Proprio perché facciamo tecnologia, ed è in atto la “rivoluzione blu”, le nostre aziende in questo momento sono sotto la lente d’ingrandimento. Non siamo solo chiamati a generare valore, ma abbiamo anche un compito sociale. Io resto sicuramente ottimista e credo che davanti a noi il futuro sia positivo”, ha concluso.

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Daniela Garbillo

Giornalista pubblicista con 30 anni di esperienza di redazione, coordinamento e direzione maturata presso case editrici, gruppi e associazioni in diversi settori, dalle tecnologie innovative alle energie rinnovabili, dall'occhialeria al beauty, all'architettura. All'attivo anche importanti esperienze in comunicazione, organizzazione di eventi e marketing.

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