Federtec, fare rete per le sfide Hi-Tech del futuro

L’Associazione Federtec, nata dall’unione di Assofluid e Assiot, presenta il nuovo logo e gli obiettivi da perseguire nell’Industria 4.0

Pubblicato il 09 Mag 2019

innovazione

Creare sinergie di tipo tecnico e tecnologico, organizzativo, formativo, di rappresentanza verso l’esterno. Marciare uniti, a ranghi serrati e compatti, verso le sfide che attendono in futuro. Sono alcuni tra i principali obiettivi di Federtec, la nuova associazione nata dall’unione di Assofluid (l’associazione dei costruttori e operatori del settore oleoidraulico e pneumatico) e Assiot (l’associazione dei costruttori di organi di trasmissione e ingranaggi), che mette insieme circa 250 aziende, per un giro d’affari complessivo di oltre 30 miliardi di euro, e circa 50 mila addetti.

Federtec, che oggi a Milano, nel corso di un incontro organizzato da Messe Frankfurt Italia, ha tracciato il quadro dei propri associati e presentato il nuovo logo dell’associazione, rappresenta l’esempio concreto che fare rete, fare sistema, creare sinergie tra imprese e settori vicini e complementari si può.

“Competenze e strategie aziendali, di realtà diverse ma che operano negli stessi settori o complementari, non possono più essere inquadrate come compartimenti stagni, ma sono l’innovazione e il mercato stessi che spingono verso un’integrazione delle risorse, verso la creazione di sinergie tra gli operatori”, sottolinea Marco Bocciolone, recentemente eletto presidente di Federtec e responsabile del Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano.

E, sulla stessa lunghezza d’onda, gli fa eco Domenico Di Monte, presidente di Assofluid, che con i suoi 170 associati confluisce in Federtec: “le tecnologie, che costituiscono il fulcro delle nostre attività, vanno sempre più integrate tra loro, è il mercato che si evolve e va in questa direzione. Per cui, riunendoci in un’unica associazione più grande, stiamo interpretando l’evoluzione tecnologica e del mercato”.

Di Monte osserva: “l’idea iniziale di fare squadra, fare sistema, unire le forze e gli obiettivi, è subito piaciuta a tutti, ma poi farlo in concreto è un’altra cosa, spesso in questi processi riorganizzativi ci sono delle difficoltà: ce l’abbiamo fatta, e ora iniziamo a lavorare in modo da valorizzare l’eccellenza d’insieme delle nostre realtà”. E sul nuovo logo di Federtec: “l’icona e i suoi simboli riuniscono l’ingranaggio e la meccanica di Assiot, la goccia dei fluidi di Assofluid, e il circuito elettronico della tecnologia che ormai pervade ogni comparto innovativo”.

L’incontro organizzato da Messe Frankfurt Italia presso la sede de IlSole24Ore è stata anche l’occasione per presentare i risultati di uno studio realizzato dal gruppo di ricerca E4.0 che fa capo al Deib (Dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria) del Politecnico di Milano, incentrato sulle aziende che ora confluiscono nella nuova associazione.

Il logo di Federtec, che unisce la meccanica di Assiot, la goccia dei fluidi di Assofluid, e i circuiti 4.0

Dall’analisi del Deib emerge ad esempio che gli associati Federtec sono per il 21% del totale grandi aziende (che rappresentano il 76,5% del fatturato complessivo), per il 39% medie aziende (con il 19% del fatturato totale), per il 30% piccole imprese (4% del fatturato tra gli associati), e 10% di micro-imprese (0,5% del fatturato complessivo).

“La redditività media, tra gli associati Federtec, è alta, ancora di più per le piccole e le micro imprese. Il Trend della redditività è in crescita, e le nuove tecnologie impiegate confermano che contribuiscono a ottimizzare la produzione e i costi finali”, rileva Giambattista Gruosso, docente del Deib al Politecnico milanese. Che sottolinea: “complessivamente, le associate Federtec mettono insieme un fatturato di oltre 30 miliardi di euro, ma potenzialmente i risultati possono crescere anche nel fatturato”.

I principali settori di sbocco per Federtec

I settori di sbocco delle loro attività sono variegati: per il 15% del totale è l’Industria il cliente principale, seguono l’Agricoltura (14%), Packaging e Movimento Terra (entrambi al 13%), altri beni strumentali (10%), Automotive (6%). “Guardando al futuro, il settore di sbocco ritenuto più interessante è quello dell’Energia, seguito dall’Automotive, ma anche il mondo del Farmaceutico e del Life Science fanno intravvedere prospettive incoraggianti, e poi vengono Agricoltura e Beni strumentali generici”, anticipa il docente del Politecnico.

Dall’indagine del Deib si rileva anche che il 62% degli associati Federtec sta già lavorando nell’ambito della Digital transformation e dell’Industria 4.0, il 20% è in fase di pianificazione, mentre il 18% del totale non ha ancora fatto nulla in chiave di innovazione 4.0. Più nel dettaglio, emerge anche che il 59% ha all’interno dell’azienda un reparto di Ricerca e Sviluppo, ma per una fetta ancora molto consistente, il 41% del totale (rappresentata innanzitutto da piccole e micro imprese), questo reparto non esiste. La spesa media in attività di Ricerca e Sviluppo ammonta a meno del 2% del fatturato nel 21% dei casi, e tra il 2 e il 5% del fatturato per il 37% degli associati.

Internet of Things, AI e Additive manufacturing

Secondo gli imprenditori e i manager interpellati dal Politecnico di Milano, le principali azioni da intraprendere sulla strada dell’Impresa 4.0 riguardano innanzitutto tecnologie e soluzioni per l’Internet of Things, e poi investimenti in nuovi strumenti e macchinari, e sistemi di Digital backbone.

“Oltre all’IoT per la raccolta dei dati, anche l’Intelligenza artificiale sta diventando un elemento sempre più rilevante, e necessario, per prendere decisioni dai dati raccolti. Servono quindi algoritmi che conoscano alla radice i prodotti sui quali vengono applicati, in modo che dai dati disponibili attraverso l’IoT l’Intelligenza artificiale possa individuare regole, linee guida, valore aggiunto”, rimarca Marco Bertoldi, Country manager di Bonfiglioli mechatronic research. Le tecnologie “più promettenti” per il futuro, in ottica Industria 4.0, risultano invece: Additive manufacturing (nel 43% dei casi), Robotica (22%), Automazione (13%), Digital twins (9%), Wireless low power (7%), Smart sensor (6%).

Occorre innovare di più e progettare insieme

Guardando all’intera filiera del settore, che Federtec ora riunisce in maniera più organica e integrata, secondo gli addetti ai lavori le principali opportunità da valorizzare sono la competitività nel prezzo, la riqualificazione delle competenze, la co-progettazione con gli Oem (Original equipment manufacturer), lo sviluppo di logiche di filiera.

I limiti da affrontare sono invece principalmente costituiti da una filiera di fornitori e clienti non ancora 4.0, competenze 4.0 non adeguate, dimensioni di impresa che frenano la collaborazione e l’innovazione, scarse sinergie con gli Oem che realizzano i prodotti finali. E su questi punti Gruosso fa notare: “tecnologie innovative e competenze adeguate sono i presupposti necessari e fondamentali che portano ai prodotti da offrire sul mercato”.

Le sfide per un futuro incerto e imprevedibile

“Una delle principali sfide che ogni azienda del settore deve affrontare consiste nel saper intercettare, in tempo e in maniera adeguata, quelle che saranno le tecnologie del futuro”, spiega Andrea Camisani, Project engineer di Camozzi Automation. Che osserva: “un’altra sfida rilevante consiste nel capire quelli che saranno i reali costi di esercizio e di servizio, in un settore manifatturiero sempre così attento ai costi di esercizio delle attività da svolgere”.

E secondo Giovanni Notarnicola, Associate partner per la Digital transformation di Porsche Consulting, una delle priorità per cui attrezzarsi è quella di “prepararsi a un futuro difficile da prevedere”, e la prima risposta all’incertezza è “fare rete, fare Network e sinergia, proprio come nello spirito costitutivo di Federtec”.

Un’azienda non deve, non può più muoversi nel mercato dell’Industria 4.0 come un’entità isolata da tutto il resto, le connessioni e le interconnessioni tra attività e specializzazioni diverse sono sempre più evidenti e necessarie, per cui la strategia vincente è quella di progettare, costruire, svilupparsi all’interno del proprio eco-sistema e insieme a esso: “dobbiamo creare aziende non più prodotto-centriche ma cliente-centriche”, rimarca l’esperto di Porsche Consulting, “all’interno di un eco-sistema produttivo e innovativo in grado di fornire al cliente finale servizi e valore aggiunto che nessuno può ormai offrire da solo”.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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