In Italia solo un’impresa su quattro sceglie il Cloud

Nonostante meno di un’azienda italiana su 4 utilizzi soluzioni di Cloud Computing, questa tecnologia convince quasi la totalità delle imprese che la scelgono. Ma non solo: il Cloud Computing permetterebbe alle nostre PMI di crescere ogni anno dello 0,22% (dal 2000 al 2019 la crescita complessiva è stata dello 0,4%) per un incremento del Pil di 20 miliardi di euro da qui al 2025.

Pubblicato il 07 Set 2020

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Nonostante meno di un’azienda italiana su 4 utilizzi soluzioni di Cloud Computing, questa tecnologia convince quasi la totalità delle imprese che la scelgono. Ma non solo: il Cloud Computing permetterebbe alle nostre PMI di crescere ogni anno dello 0,22% (dal 2000 al 2019 la crescita complessiva è stata dello 0,4%) per un incremento del Pil di 20 miliardi di euro da qui al 2025.

Sono solo alcuni risultati emersi nello studio “L’impatto del Cloud Computing sul sistema-Paese e sul modo di fare impresa in Italia”, realizzato da The European House – Ambrosetti e Microsoft Italia: un’indagine sulla diffusione di questa tecnologia nel nostro Paese e sui suoi principali benefici in termini di crescita, oltre ai fattori che ancora ne limitano la diffusione.

Lo studio (disponibile in PDF in fondo all’articolo) rivela infatti che in Italia il 22,5% delle aziende utilizza già soluzioni di Cloud Computing, e che il 97,1% delle aziende intervistate che utilizza questa tecnologia si è dichiarata soddisfatta. Inoltre, se l’83% del campione prevede un’estensione del suo utilizzo, le aree di miglioramento restano legate ai costi di migrazione e al nodo competenze.

Diffusione e benefici del Cloud Computing in Italia

Sul totale di aziende intervistate nella realizzazione dello studio, è pari all’81,3% il numero di quelle che utilizzano il Cloud Computing. Nonostante ciò, è solo il 31,9% del campione la quota di chi lo considera una risorsa strategica, abilitante della trasformazione digitale, mentre il 49,4% utilizza servizi Cloud accessori adottati per lo più in modo tattico, per rispondere a necessità contingenti e non inseriti in un approccio strategico o facenti parte di progetti di digitalizzazione di più ampio respiro.

Se invece si considerano unicamente le grandi aziende (pari a circa la metà del campione), si riduce al 6% la componente di chi non utilizza il Cloud. Al contrario, considerando le PMI, il 30,4% dichiara di non aver adottato alcun tipo di soluzione Cloud e solo il 17,4% considera il Cloud Computing una risorsa strategica per la propria crescita.

Se, come abbiamo visto, il 97,1% di chi utilizza il Cloud si dichiara soddisfatto, questo lo si deve prevalentemente alla capacità di reagire rapidamente al cambiamento (20,8%), un’esigenza resa ancora più attuale dalle limitazioni alle attività produttive imposte dall’emergenza da Covid-19, che hanno provocato una crescita del lavoro da remoto che infatti, per l’83% del campione, è stato abilitato proprio dal Cloud.

Tra i benefici principali apportati dal Cloud seguono una migliore gestione dei picchi di lavoro (16,5%), un maggiore controllo dei costi (16%) e un incremento della sicurezza informatica (15,9%).

I limiti alla diffusione del Cloud Computing

Come anticipato, ad ostacolare la diffusione del Cloud tra le aziende italiane vi sono soprattutto tre questioni: i costi di migrazione, il tema della gestione dei dati e quello delle competenze.

Il 32,1% del campione indica infatti negli alti costi di transizione verso il Cloud come ostacolo principali alla sua implementazione (ma tra le PMI la quota sale al 42,9%). Più in particolare, questo si traduce prevalentemente nel fatto che, pur non essendo necessario fare un investimento iniziale, i costi derivano dalle spese di consulenza IT e di adeguamento, ridisegno e transizione dei processi sul Cloud.

Le preoccupazioni sulla gestione dei dati (anche in ottica privacy) sono un ostacolo per il 25,1% del campione, seguito (con il 20,2%) dal tema della preparazione del personale. Il 60% delle aziende che hanno implementato il Cloud Computing, infatti, considerava le proprie risorse non sufficientemente preparate nel periodo pre-adozione (si sale al 62,1% tra le PMI).

Interessante guardare invece alla principale motivazione indicata dalle aziende che ancora non hanno intrapreso la migrazione al Cloud: per il 21% si tratta di preoccupazioni per un non adeguato livello di prontezza della propria azienda e delle sue risorse.

Le tre proposte di Ambrosetti e Microsoft Italia

Lo studio pubblicato dal Gruppo Ambrosetti e Microsoft Italia è l’occasione anche per lanciare tre proposte in altrettante aree di intervento (PA, PMI e competenze digitali) per massimizzare i benefici delle nuove tecnologie Cloud-based in ottica di competitività e di rilancio del Paese e dei suoi attori pubblici e privati.

Vediamole nel dettaglio:

  1. Semplificare la Pubblica Amministrazione italiana e aumentare la sua efficacia nell’erogazione di servizi a cittadini e imprese sfruttando la leva della trasformazione digitale e le opportunità offerte dal Cloud Computing. In particolare, definire un Piano di Migrazione della Pubblica Amministrazione sul Cloud di orizzonte triennale, accelerando il consolidamento delle infrastrutture IT esistenti anche in modalità ibrida e facendo leva sulle piattaforme di mercato offerte da tutti i cloud service providers certificati da AGID. La residenza dei dati in Italia e regole appropriate di governance, trasparenza, privacy, sicurezza e interoperabilità saranno in grado di garantire la sovranità digitale
  2. Incentivare l’adozione di soluzioni di Cloud Computing da parte delle Piccole e Medie imprese italiane con particolare attenzione per le funzioni strategiche e i servizi ad elevato valore aggiunto. In particolare, promuovere la transizione verso il Cloud come elemento di riferimento nelle scelte delle PMI che vogliono accedere alle risorse del recente decreto attuativo Piano Transizione 4.0, volto a incentivare e supportare la competitività delle nostre imprese e valorizzare il Made in Italy
  3. Sviluppare le competenze digitali della popolazione italiana, con particolare attenzione alle skills necessarie per la Data Economy e l’Intelligenza Artificiale. In particolare, creare un Piano integrato per lo sviluppo delle competenze digitali a 360°, che benefici del supporto degli attori privati dell’innovazione e che si rivolga a studenti, lavoratori e cittadini, attraverso la costruzione di programmi ad hoc per le scuole, il potenziamento del ruolo degli ITS, l’incremento del numero di laureati STEM, l’incentivazione di iniziative per l’aggiornamento e la riqualificazione delle competenze da parte delle PMI e di pratiche di Lifelong Learning da parte dei lavoratori

Lo studio

Di seguito è possibile consultare e scaricare in PDF la versione integrale dello studio di The European House – Ambrosetti e Microsoft Italia dal titolo “L’impatto del Cloud Computing sul sistema-Paese e sul modo di fare impresa in Italia”.

Limpatto-del-Cloud-Computing-sul-sistema-Paese-e-sul-modo-di-fare-impresa-in-Italia-digitale

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Francesco Bruno

Giornalista professionista, laureato in Lettere all'Università Cattolica di Milano, dove ha completato gli studi con un master in giornalismo. Appassionato di sport e tecnologia, compie i primi passi presso AdnKronos e Mediaset. Oggi collabora con Dazn e Innovation Post.

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