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Rintracciabilità, che cos’è e quali sono i vantaggi per imprese e consumatori

La rintracciabilità è cruciale per molte aziende, garantendo la qualità del prodotto e la conformità normativa. Le tecnologie come i codici a barre e la blockchain sono utilizzate per rintracciare il percorso del prodotto lungo la catena di approvvigionamento, migliorando la sicurezza, la trasparenza e l’efficienza operativa.

Pubblicato il 19 Ott 2023

gestione circolare rifiuti

La rintracciabilità è un tema cruciale per molte aziende in quanto, oltre ad essere un vincolo normativo in diverse industrie (come quella alimentare e farmaceutica) consente di garantire la qualità e il controllo del prodotto e delle sue componenti e che tutti gli attori della filiera abbiano rispettato gli standard condivisi.

Richiede, quindi, il rilevamento e la corretta conservazione di importanti dati (e spesso eterogenei) inerenti il prodotto finale, le sue componenti, le materie prime utilizzate nei processi e tutti i processi a a monte e a valle della catena di approvvigionamento.

Per questo, la rintracciabilità è spesso una grande sfida per quelle aziende che hanno supply chain lunghe e complesse. Anche per le PMI, tuttavia, tenere traccia delle informazioni rilevanti può essere non semplice se non si adottano le giuste tecnologie e pratiche. Ad oggi, infatti, le aziende dispongono di tanti strumenti volti alla raccolta e alla corretta gestione di tali informazioni, che aiutano a ridurre (e spesso eliminare) sia il rischio di contaminazione del dato che di errore umano.

Che cos’è la rintracciabilità e perché è importante

Il concetto di rintracciabilità si riferisce alla comunicazione di ogni singolo processo ed archiviazione in dati informatici, ciò consente di conoscere ed individuare, in qualsiasi momento, anche a ritroso nel tempo i dettagli di ogni singola fase di trasformazione di un prodotto.

Si tratta di un tema fondamentale in diversi settori – dall’alimentare alla logistica, dal farmaceutico all’elettronica – e importante per diverse ragioni: innanzitutto, garantisce la sicurezza dei prodotti. Nel settore alimentare, ad esempio, la rintracciabilità consente di individuare rapidamente la provenienza di un alimento contaminato e di intervenire tempestivamente per prevenire potenziali danni alla salute dei consumatori.

In secondo luogo, la rintracciabilità promuove la trasparenza e la fiducia dei consumatori: sapere da dove provengono i prodotti e come sono stati prodotti permette ai consumatori di prendere decisioni informate sull’acquisto, favorendo così una maggiore fiducia nel marchio o nell’azienda. Un valore sempre più importante per i consumatori, da anni ormai sempre più attenti alla sostenibilità dei prodotti e del brand che vi è dietro.

Ed è soprattutto questa maggiore attenzione verso la sostenibilità che rende la rintracciabilità sempre più importante anche nel contesto normativo. Le autorità di regolamentazione richiedono spesso alle aziende di essere in grado di dimostrare la rintracciabilità dei loro prodotti o servizi, al fine di garantire la conformità alle norme e alle leggi vigenti.

Inoltre, la rintracciabilità è essenziale per gestire efficacemente la catena di approvvigionamento e ottimizzare i processi di produzione, in quanto consente di individuare eventuali inefficienze o problemi lungo la catena di fornitura, permettendo alle aziende di apportare correzioni e migliorare l’efficienza complessiva.

Differenze tra rintracciabilità e tracciabilità

Nell’ambito del più ampio tema della certificazione della qualità dei prodotti lungo la supply chain, la rintracciabilità gioca quindi un ruolo di primaria importanza, insieme alla tracciabilità.

I due concetti, seppur simili, non devono essere confusi: per tracciabilità, infatti, si intende la possibilità di monitorare con attenzione ogni fase del percorso produttivo di un alimento, compresi i controlli, attraverso una procedura di registrazione trasparente. Questo processo si estende dalla fase iniziale della filiera, ovvero la selezione delle materie prime, fino al prodotto finito. Durante ogni fase del processo vengono assegnati lotti e codici prodotto, i quali forniscono ulteriori informazioni rilevanti.

La rintracciabilità fa riferimento, invece, alla possibilità di ricostruire a ritroso il processo produttivo attraverso la documentazione precedentemente raccolta.

Le diverse applicazioni della rintracciabilità

La rintracciabilità è quindi un valore fondamentale in diversi settori industriali, non solo poiché consente di garantire la sostenibilità del prodotto – a partire dall’analisi di parametri importanti anche per altri processi di ottimizzazione, come nel caso dell’impiego delle risorse – , ma consente anche di certificarne la qualità e di adempiere ai vincoli e agli standard settoriali.

Nell’industria alimentare, come già accennato, la rintracciabilità è importante per certificare la provenienza del prodotto, consentendo di tenere traccia di informazioni essenziali, come:

  • le materie prime utilizzate per il prodotto, da dove vengono, come sono state raccolte
  • chi sono gli attori della filiera impiegati nel passaggio da materia prima a prodotto finito, quali pratiche adottano, etc.
  • la qualità del prodotto e il rispetto degli standard settoriali. La rintracciabilità permette infatti di garantire la sicurezza alimentare e permettendo di individuare e risolvere eventuali problemi o contaminazioni

Nel settore della logistica, la rintracciabilità permette di monitorare la posizione e il percorso dei prodotti durante il trasporto, ottimizzando le operazioni di stoccaggio e distribuzione.

Nell’ambito della produzione industriale, la rintracciabilità consente di tenere traccia di ogni fase del processo produttivo, monitorando la qualità dei materiali utilizzati e garantendo la conformità agli standard di sicurezza.

Inoltre, la rintracciabilità può essere applicata anche nel settore farmaceutico, nella gestione dei rifiuti e in molte altre aree.

Come funziona la rintracciabilità nella catena di approvvigionamento

In sintesi, dunque, le diverse applicazioni della rintracciabilità rappresentano un elemento fondamentale per garantire il rispetto delle pratiche di tracciabilità e sicurezza dei prodotti lungo tutta la filiera, contribuendo a migliorare la qualità e l’affidabilità dei processi.

Ma come avviene questo tracciamento? Se prima della transizione digitale questi processi erano “offline” nel senso che venivano affidati al controllo dell’uomo – il che rendeva il processo complicato, soprattutto nel caso di supply chain molto lunghe e articolate, ed esposto al rischio di errori –, oggi le aziende sono assistite in questo compito da diverse tecnologie.

Le tecnologie utilizzate

Il processo di rintracciabilità si basa sull’utilizzo di tecnologie come i codici a barre, i codici QR o i sistemi RFID, che permettono di identificare in modo univoco ogni singolo prodotto o lotto.

Questi codici vengono registrati in un sistema di gestione dei dati che conserva informazioni come la provenienza del prodotto, le date di produzione e scadenza, le operazioni di trasporto e le eventuali modifiche o manipolazioni subite. Ogni volta che il prodotto passa da un punto della catena di approvvigionamento all’altro, viene registrato il suo spostamento nel sistema, consentendo di seguire il suo percorso in tempo reale.

In caso di problemi o anomalie, come ad esempio un prodotto difettoso o contaminato, la rintracciabilità consente di individuare immediatamente l’origine del problema e di intervenire tempestivamente, riducendo al minimo il rischio per la salute dei consumatori e la reputazione dell’azienda.

Ma non solo: quando si tratta di alimenti o di prodotti sensibili a determinate condizioni esterne (temperatura, umidità, etc.), questi “tag” possono essere utilizzati per assicurare la qualità del prodotto e controllare che non sia stato esposto a condizioni che potrebbero intaccarne la qualità e l’integratezza.

Altra tecnologia che abilita questo passaggio di informazioni lungo la supply chain, soprattutto nell’ottica di informazioni affidabili e immutabili, è quella della blockchain.

La blockchain, infatti, svolge un ruolo fondamentale nella rintracciabilità dei prodotti, consentendo di registrare e condividere in modo sicuro e trasparente informazioni cruciali lungo l’intera catena di approvvigionamento.

Attraverso la blockchain, è possibile creare un registro digitale distribuito che immagazzina le informazioni relative a ciascun passaggio nella catena di fornitura, come la provenienza dei materiali, i processi di produzione, le condizioni di stoccaggio e le informazioni sulla qualità. Queste informazioni vengono registrate come blocchi di dati collegati tra loro in modo crittografico, creando una catena di blocchi immutabile.

Grazie a questa tecnologia, è possibile garantire la tracciabilità completa dei prodotti, consentendo a tutti i partecipanti autorizzati di verificare l’autenticità e la provenienza di un prodotto in qualsiasi momento, aiutando così le aziende a contrastare la contraffazione, garantire la sicurezza alimentare, migliorare la qualità dei prodotti e fornire ai consumatori informazioni più accurate e trasparenti.

Inoltre, la blockchain può automatizzare i processi di convalida e verifica delle informazioni, riducendo la dipendenza da procedure manuali e riducendo il rischio di errori o frodi. Grazie alla sua natura decentralizzata e sicura, la blockchain offre un livello di fiducia e sicurezza elevato per la rintracciabilità dei prodotti.

Normative e regolamenti sulla rintracciabilità nel settore alimentare

Nel settore alimentare il tema della tracciabilità e la rintracciabilità dei prodotti è di cruciale importanza ed è regolamentato da normative specifiche. All’interno dell’UE si fa riferimento al  Regolamento Europeo 178/2002 (Reg. 178/02), entrato in vigore a partire dal 1° gennaio 2005.

Il regolamento ha introdotto l’obbligo, per tutti gli operatori del settore alimentare, di essere in grado di “ricostruire e seguire il percorso di un alimento, di un mangime, di un animale destinato alla produzione alimentare o di una sostanza destinata o atta ad entrare a far parte di un alimento o di un mangime attraverso tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione”.

A partire dall’entrata in vigore del Regolamento Comunitario 178/2002, la regolamentazione è stata progressivamente sviluppata. Con l’introduzione del “Pacchetto Igiene” il 1° gennaio 2006, l’obbligo di tracciabilità è stato esteso ai prodotti agroalimentari, non limitandosi più solo a quelli ad alto rischio per la salute come carni, pesce e uova.

L’art. 17 del Regolamento europeo 1935/04, in vigore dall’ottobre 2006, ha reso obbligatoria la tracciabilità anche per gli imballaggi alimentari che entrano in contatto con i cibi, poiché sono strettamente legati ad essi.

Inoltre, l’introduzione dell’obbligo di specificare nell’etichetta di un prodotto l’origine delle materie prime, come nel caso dell’olio d’oliva, garantisce l’identità territoriale del prodotto e protegge i consumatori da frodi o contraffazioni. Infine, la conoscenza dell’origine dei mangimi utilizzati per nutrire il bestiame consente di ricostruire la dieta seguita dagli animali destinati alla macellazione.

Queste informazioni devono essere messe a disposizione dell’autorità competente se richieste. Gli operatori del settore alimentare hanno l’obbligo di conservare tali informazioni per un arco di tempo che varia a seconda del prodotto in questione. Più nello specifico, l’art.18 del Regolamento europeo sopra citato fa riferimento a:

  • 3 mesi per i prodotti freschi
  • i 6 mesi successivi alla data di conservazione del prodotto deperibile, prodotti che recano la scritta “da consumarsi entro il”
  • i 12 mesi successivi alla data di conservazione consigliata, per i prodotti “da consumarsi preferibilmente entro”
  • i 2 anni successivi, per i prodotti per i quali non è prevista dalle norme vigenti l’indicazione del termine minimo di conservazione ne altra data

Per quanto riguarda le sanzioni che si applicano in caso di mancato adempimento a tali obblighi, qualora il fatto non costituisca reato si applicano sanzioni pecuniarie che vanno da un importo di 750 euro a un massimo di 4,500 euro, così come stabilito dal decreto legislativo n.190 del 2006.

La rintracciabilità nella filiera farmaceutica: sicurezza e controllo

La rintracciabilità nella filiera farmaceutica rappresenta un elemento fondamentale per garantire la sicurezza e il controllo dei prodotti farmaceutici: consente, infatti, di monitorare e registrare ogni passaggio che un farmaco compie lungo la catena di approvvigionamento, dalla produzione alla distribuzione e alla somministrazione ai pazienti.

Sfruttando i codici a barre, i sistemi di identificazione univoci e i database centralizzati, è infatti possibile tenere traccia di informazioni cruciali in questo settore, come l’origine del prodotto, le diverse fasi di produzione, le modalità di distribuzione e le eventuali manipolazioni o trasferimenti di proprietà.

I vantaggi della rintracciabilità nella filiera farmaceutica sono molteplici. Innanzitutto, garantisce la sicurezza dei farmaci, consentendo di individuare eventuali anomalie o falsificazioni nel percorso di distribuzione, aiutando così a proteggere la salute dei pazienti attraverso al lotta al commercio di farmaci contraffatti o adulterati.

Essendo così rilevante per la salute dei consumatori, il settore farmaceutico è anche altamente attenzionato dai regolatori. A livello europeo, la Direttiva Europea 2011/62/UE ha introdotto misure per prevenire l’ingresso di farmaci falsificati nella catena di approvvigionamento, imponendo l’utilizzo di sistemi di sicurezza come i codici a barre bidimensionali e i dispositivi di autenticazione.

Esempi di successo di implementazione della rintracciabilità

La rintracciabilità è diventata sempre più importante per le aziende in diversi settori, offrendo numerosi vantaggi come la sicurezza alimentare, la conformità normativa e la gestione efficiente della supply chain.

Restando all’interno del settore farmaceutico, un esempio di implementazione di successo della rintracciabilità viene da Pfizer che ha implementato un sistema di rintracciabilità per combattere la contraffazione dei farmaci. Utilizzando tecnologie come i codici QR e le etichette di sicurezza, Pfizer è in grado di tracciare ogni lotto di farmaci lungo l’intera catena di approvvigionamento.

Per aziende con supply chain molto articolate, la rintracciabilità è tanto sfidante come necessaria, in quanto occorre poter conoscere le informazioni rilevanti le componenti che andranno a formare il prodotto, al fine di garantirne la qualità. Tesla, ad esempio, sfrutta soluzioni di IoT e AI per tracciare ogni singolo componente, dalla sua origine fino all’assemblaggio finale. Ciò consente loro di garantire la qualità e la conformità dei componenti utilizzati, migliorando l’affidabilità dei loro veicoli.

Le procedure necessarie alla rintracciabilità rendono infatti possibile lavorare anche su altri aspetti strategici al business, che possono aiutare l’organizzazione a incrementare la resilienza e la sostenibilità del business model. Ad esempio, Apple ha implementato un sistema di rintracciabilità dei minerali utilizzati per i suoi dispositivi, così non solo da garantire la qualità dei prodotti, ma anche di poter riorganizzare la propria supply chain in modo da utilizzare minerali riciclati.

Non si può non nominare le applicazioni nella logistica, con tutti i maggiori operatori che adottano sistemi di tracciabilità e rintracciabilità per monitorare l’avanzamento delle consegne. Sempre nella logistica, è possibile anche monitorare le condizioni di un prodotto fragile durante il trasporto – ad esempio gli urti o i sobbalzi subiti – che permettono al destinatario del pacco di avere un’indicazione sul possibile stato del contenuto già prima di aprirlo e, ad esempio, possono aiutarli nel valutare se rifiutare la consegna o accettarla con riserva.

Sfide e criticità nella gestione

Nonostante sia un aspetto fondamentale per garantire la sicurezza e la qualità dei prodotti, la gestione della rintracciabilità comporta diverse sfide e criticità che le aziende devono affrontare.

Uno dei principali ostacoli è rappresentato dalla complessità delle catene di approvvigionamento moderne, che coinvolgono una serie di attori diversi, come fornitori, produttori, distributori e rivenditori. Coordinare tutte queste parti – così come connetterle e integrarle – e garantire la tracciabilità e rintracciabilità accurata di un prodotto può essere un compito impegnativo.

Un’altra sfida è rappresentata dalla quantità di dati da gestire. Come abbiamo visto, la rintracciabilità richiede la raccolta e la conservazione di una vasta quantità di informazioni, come le informazioni sul prodotto, i fornitori, i lotti di produzione e le date di scadenza. Gestire in modo efficiente tutti questi dati è oggi facilitato dall’utilizzo di sistemi e tecnologie avanzate, come software e sistemi di gestione della catena di approvvigionamento basati su blockchain che, tuttavia, non ancora adottati da molte organizzazioni.

Inoltre, la rintracciabilità può essere influenzata da fattori esterni, come i cambiamenti normativi. Le aziende devono essere in grado di adattarsi rapidamente alle nuove regolamentazioni e norme in materia di rintracciabilità, al fine di garantire la conformità legale e evitare sanzioni o perdita di reputazione.

Infine, la rintracciabilità può anche essere compromessa da errori umani o frodi. È fondamentale che le aziende siano in grado di identificare e prevenire eventuali violazioni o manipolazioni della catena di approvvigionamento, al fine di garantire l’autenticità e l’integrità dei prodotti. Anche in questo, le tecnologie digitali possono fornire un valido aiuto, permettendo di garantire la sicurezza, certificazione e l’incorruttibilità del dato.

I vantaggi per le aziende

La rintracciabilità, oltre ad essere un requisito normativo, abilita per le aziende diversi vantaggi relativi all’ottimizzazione dell’offerta e dei servizi ai clienti, oltre ad abilitare una gestione più efficiente lungo la supply chain. Riassumiamo quindi i vantaggi della rintracciabilità per le aziende:

  • gestione efficiente della catena di approvvigionamento. La rintracciabilità consente alle aziende di monitorare l’intera catena di approvvigionamento, dal punto di origine al punto di vendita. Ciò consente di identificare eventuali inefficienze, ridurre i tempi di consegna e migliorare la pianificazione delle risorse
  • ripensare le supply chain in ottica di maggiore sostenibilità e responsabilità. L’analisi delle informazioni relative alla catena di approvvigionamento permette anche di valutare strategie di miglioramento della supply chain per promuovere maggiore sostenibilità e accountability
  • garanzia di qualità e sicurezza. La rintracciabilità consente alle aziende di tenere traccia delle materie prime utilizzate nella produzione, dei processi di lavorazione e delle condizioni di stoccaggio. Permette così di identificare eventuali problemi di qualità o di sicurezza in modo tempestivo, riducendo il rischio di richiami di prodotto e danni alla reputazione dell’azienda
  • conformità normativa. Molte industrie sono soggette a regolamenti e normative riguardanti la rintracciabilità dei prodotti. Essere in grado di dimostrare la conformità a queste norme può evitare sanzioni e problemi legali
  • miglioramento della trasparenza e promozione del brand. La rintracciabilità consente alle aziende di comunicare in modo trasparente con i consumatori riguardo all’origine dei prodotti, alle pratiche di produzione e agli standard di qualità, contribuendo a creare fiducia e fedeltà dei clienti
  • miglioramento dell’efficienza operativa. Grazie alla rintracciabilità, le aziende possono identificare e correggere eventuali problemi o inefficienze nella catena di produzione o di distribuzione. Abilita, quindi un miglioramento complessivo dell’efficienza operativa, con conseguente riduzione dei costi e aumento della produttività
  • ottimizzazione del servizio offerto ai clienti, come nel caso della tracciabilità delle spedizioni

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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