Il dipendente distratto che clicca dalla mail di lavoro link malevoli per sbaglio cadendo nei tranelli del phishing, il collega malintenzionato che ruba i dati personali dei clienti dell’azienda per poi rivenderli alla concorrenza, il consulente zelante che mentre è in viaggio si collega a una rete pubblica per inviare documenti al suo capo ma non usa la VPN. Non importa la personalità e il livello di professionalità, c’è un rischio cyber per ognuno. E conseguenze nefaste per le organizzazioni in cui questi soggetti lavorano.
I problemi di sicurezza derivanti da azioni umane interne alle imprese rappresentano un trend in crescita, su cui è necessario acquisire sicurezza. Infatti, le minacce non arrivano solo dall’esterno. Secondo i dati di Proofpoint, che ha pubblicato il nuovo report globale 2022 Cost of Insider Threats realizzato dal Ponemon Institute che analizza la sicurezza delle aziende in relazione alle minacce che arrivano dal suo interno, nel corso del 2021 in media le organizzazioni colpite hanno speso 15,4 milioni di dollari all’anno per risolvere i problemi derivanti dalle minacce interne con un tempo di contenimento di ogni incidente stimato in 85 giorni. Non solo: il fenomeno rispetto al 2020 è cresciuto del 34%.
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Minacce cyber interne, cosa dicono i dati
L’analisi del Ponemon Institute ha coinvolto organizzazioni in Nord America, Europa, Medio Oriente, Africa e Asia-Pacifico con un organico globale da 500 a oltre 75.000 dipendenti, per un periodo di due mesi, conclusosi a settembre 2021. Per il report di quest’anno, sono stati intervistati 1.004 professionisti IT e della sicurezza informatica in 278 organizzazioni che hanno subito uno o più eventi materiali causati da un insider, per un totale di 6.803 incidenti insider raccolti.
Gli highlits
Il report globale 2022 Cost of Insider Threats evidenzia che:
- Le aziende che hanno subito un impatto da minacce interne hanno speso in media 15,4 milioni di dollari all’anno —un aumento del 34% rispetto agli 11,45 milioni di dollari del 2020.
- Il numero complessivo di incidenti è aumentato in modo incredibile del 44% in soli due anni. Anche la frequenza degli incidenti per azienda è aumentata, con il 67% delle organizzazioni che sperimentano tra 21 e oltre 40 incidenti all’anno, rispetto al 60% del 2020.
- Il tempo per contenere un incidente interno è aumentato rispetto all’ultimo report. Servono in media quasi tre mesi (85 giorni), rispetto ai 77 giorni dello studio precedente. Gli incidenti che hanno richiesto più di 90 giorni costano 17,19 milioni di dollari su base annua, mentre quelli durati meno di 30 giorni hanno in costo medio di 11,23 milioni di dollari.
- Il settore finanziario e quello dei servizi professionali hanno costi medi di attività più elevati. Il costo medio dell’attività per i servizi finanziari è di 21,25 milioni di dollari, per i servizi di 18,65 milioni di dollari. Le organizzazioni di servizi includono una vasta gamma di aziende, tra cui contabilità, consulenza e società di servizi professionali.
- Le dimensioni dell’organizzazione influenzano il costo per incidente. Le grandi aziende con un organico di oltre 75.000 persone hanno speso una media di 22,68 milioni di dollari l’anno scorso per risolvere gli incidenti legati agli insider, mentre le più piccole, con un organico inferiore a 500 persone, una media di 8,13 milioni di dollari.
Le cause
Gli insider negligenti sono la causa principale della maggior parte degli incidenti. Il 56% è il causato da un dipendente o collaboratore negligente, con un costo medio di 484.931 dollari per incidente. Questo è il risultato di numerosi fattori diversi, come non assicurarsi che i propri dispositivi siano protetti, non seguire la policy di sicurezza dell’azienda o dimenticare di applicare patch e aggiornamenti.
Gli insider malintenzionati o criminali sono stati la causa di un incidente su quattro (26%), con un costo medio per evento di 648.062 dollari. Questa categoria è rappresentata da dipendenti o individui autorizzati che utilizzano il loro accesso ai dati per attività dannose, non etiche o illegali. Poiché ai dipendenti è concesso l’accesso sempre più ampio a numerose informazioni al fine di migliorare la produttività della forza lavoro di oggi, i malintenzionati insider sono più difficili da individuare rispetto ad attaccanti esterni o agli hacker.
I furti di credenziali sono quasi raddoppiati rispetto all’ultimo report. Con una media di 804.997 dollari per incidente, questa categoria si rivela la più costosa da rimediare. L’intento di questi insider è di rubare le credenziali degli utenti che garantiranno loro accesso a dati e informazioni critiche. Una media totale di 1.247 incidenti (o 18%) ha coinvolto criminali informatici che rubano le credenziali.
I cinque campanelli d’allarme
Proofpoint ha individuato cinque segnali che dovrebbero rappresentare per le aziende veri campanelli d’allarme:
- I dipendenti non hanno ricevuto formazione sulla comprensione e applicazione di leggi, mandati o requisiti normativi del loro lavoro relativi alla sicurezza dell’organizzazione.
- I dipendenti non sono consapevoli delle azioni da compiere al fine di garantire che i dispositivi utilizzati, sia aziendali che BYOD, siano protetti in ogni momento.
- I dipendenti stanno inviando dati altamente confidenziali a una destinazione non protetta nel cloud, esponendo l’organizzazione al rischio.
- I dipendenti non rispettano le policy di sicurezza aziendali per semplificare le attività.
- I dipendenti espongono mettono a rischio l’organizzazione se eseguono le ultime versioni di patch e aggiornamenti su dispositivi e servizi.
L’analisi della situazione
“Le minacce interne continuano ad aumentare, sia in frequenza che in costi di risoluzione e osserviamo un incremento del rischio di minacce interne pericoloso – con un numero più elevato di utenti che accedono ai dati aziendali fuori dall’ufficio. Questo può offuscare la capacità del team di sicurezza di identificare e distinguere dipendenti onesti e insider malintenzionati che cercano di trafugare dati aziendali sensibili”, commenta Larry Ponemon, Chairman e Founder del Ponemon Institute.
“Non solo il passaggio forzato al lavoro remoto e ibrido prolungato ha condotto a un forte aumento nel numero di dimissioni definito The Great Resignation, ma ha anche causato un aumento del rischio relativo agli incidenti di insider threat, poiché le persone lasciano le organizzazioni, portando con sé i dati – sottolinea Ryan Kalember, executive vice president of cybersecurity strategy di Proofpoint -. Inoltre, gli insider, categoria che comprende dipendenti, collaboratori e fornitori indipendenti, sono un vettore di attacco attraente per i cyber criminali, a causa del loro accesso esteso a sistemi, dati e infrastrutture critici. Con le persone che rappresentano ora il nuovo perimetro, la raccomandazione è quella di una difesa a più livelli, compresa una soluzione dedicata alla gestione delle minacce interne, e una forte formazione sulla consapevolezza della sicurezza, per fornire la migliore protezione da questi tipi di rischi”.