L’innovazione digitale è la cura per uscire dall’ibernazione indotta dal Covid-19

L’impatto che la pandemia di Covid-19 ha avuto sulle economie di tutto il mondo è evidente e massiccio, per ripartire bisogna focalizzarsi sull’innovazione digitale, che dovrà toccare tutti i settori. Le novità dalla quinta edizione dell’Open Innovation Summit.

Pubblicato il 19 Giu 2020

innovazione digitale

E’ un cambiamento epocale quello a cui stiamo assistendo, l’impatto che la pandemia di Covid-19 ha avuto sulle economie di tutto il mondo è evidente e massiccio. “A livello globale il Pil è sceso del 3% nel primo trimestre, in Italia è calato addirittura del 9%. Le stime per il secondo trimestre promettono ulteriori peggioramenti”, spiega Paola Pisano, Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, nel suo intervento alla quinta edizione dell’Open Innovation Summit.

“Lo scenario economico attuale in Italia è persino più grave di quello che il Paese ha dovuto affrontare nel 2008”.

“Gli effetti delle misure di contenimento sono aggravati dal calo della fiducia delle imprese e dei consumatori, dalle  turbolenze finanziarie, nonché dall’impatto sulla supply chain globale e dalla diminuzione della domanda a livello globale. La crisi ha messo in luce le vulnerabilità della nostra società: il sistema sanitario, le politiche sociali e le politiche economiche hanno dimostrato la loro fragilità”.

“Le imprese sono state tutte colpite, alcune, come quelle del turismo, del tempo libero e del manifatturiero hanno avuto un impatto molto forte, così come le oltre 11 mila start up presenti nel nostro Paese”.

Focus su digitalizzazione, cyber security e nuove tecnologie

Per il ministro Pisano, “la crisi ha avuto anche un risvolto per certi versi positivo: ha rafforzato la necessità di strutturare rapporti a livello internazionale all’interno dell’Europa e oltre. Non solo, ha evidenziato il bisogno di sistemi e soluzioni digitali in cloud, di automazione, di sicurezza cibernetica del Paese e dell’uso di nuove tecnologie come la robotica e l’Intelligenza Artificiale”.

“La crisi ci porta a una scelta netta: o arretriamo o avanziamo. Tutti siamo chiamati a porre in essere nuovi modelli basati su innovazione e digitalizzazione delle imprese e della pubblica amministrazione”.

70 milioni di fondi per la Pubblica Amministrazione Digitale

“Le politiche che noi stiamo adottando per fronteggiare la crisi del Covid-19 saranno determinanti per la ripresa. Ci stiamo concentrando sul recupero delle piccole e medie imprese, ad aiutare i settori più colpiti e a incentivare i sistemi produttivi ad abbracciare l’innovazione. Con il Decreto Rilancio abbiamo previsto anche interventi specifici a sostegno delle start up“.

“Abbiamo messo a disposizione 1,6 miliardi per riuscire a supportare la domanda di connettività da parte di famiglie e imprese; 85 milioni per le scuole e la didattica a distanza. Stiamo spingendo per la Pubblica Amministrazione Digitale, che significa servizi semplici da utilizzare su mobile e accompagnamento verso la creazione di servizi digitali”.

“Per farlo abbiamo allocato 20 milioni di euro di fondo per i comuni al di sotto dei 5mila abitanti e 5o milioni come fondo di innovazione e trasformazione digitale. Sono fondi che non vengono elargiti a pioggia, ma su progetti che si dimostrano sostenibili”.

“Non dobbiamo commettere l’errore di appesantire con la burocrazia il mondo digitale, al contrario dobbiamo favorire la creazione di modelli che semplificano la vita di imprese e cittadini. Il nuovo Decreto Semplificazione ha l’arduo compito di alleggerire le aziende dalla fatica di tante procedure e obblighi burocratici. L’obiettivo è restituire alle imprese italiane il tempo e le energie affinché possano elaborare nuove idee e progetti da mettere a frutto, per offrire opportunità alla nostra società e ai lavoratori di domani”.

“Il binomio emblematico burocrazia e velocità – per l’On. Alessandro Fusacchia, Membro Intergruppo Parlamentare Innovazione – si può cambiare dando ‘respiro’ a chi lavora nella pubblica amministrazione. Bisogna tornare ad alzare il tasso di fiducia, lasciando un margine d’azione, introducendo serrati controlli ex post. Inoltre, abbiamo una forza lavoro che è la più anziana dei Paesi Europei, abbiamo bisogno di assumere giovani, con nuove e differenti competenze”.

Co-innovazione imprese e start up

A svolgere un ruolo di fondamentale importanza nei processi di innovazione sono le start up. Per Pierantonio Macola, Presidente SMAU, “il nostro Paese dovrebbe considerare progetti di co-innovazione con le start up con il coinvolgimento anche di altre imprese, sfruttando la forte connessione esistente tra le realtà economiche di tutti gli Stati membri. Co-innovazione e sistema Europa è il binomio che potrebbe rendere l’Italia protagonista nell’Unione Europea, nell’immediato futuro”.

Le start up nel nostro Paese sono in crescita, “ne sono nate più di 3mila soltanto negli ultimi 15 mesi, diverse centinaia durante l’emergenza Covid-19. Meno del 18%, negli ultimi 10 anni, è transitato da acceleratori e incubatori. Questo è un focus nazionale su cui dobbiamo lavorare”, spiega Enrico Resmini, Amministratore Delegato e Direttore Generale di CDP Venture Capital SGR – Fondo Nazionale Innovazione.

I finanziamenti come catalizzatori di cambiamento

La nuova consapevolezza dell’importanza dell’innovazione digitale, per Luigi Gubitosi, Vice Presidente Confindustria, è l’eredità che ci ha lasciato il Covid-19. “Durante l’epidemia, il cuore digitale del nostro Paese non ha mai smesso di pulsare, l’economia è entrata in uno stato di ibernazione, ma sotto la superficie congelata, la corrente digitale dell’Italia ha continuato a operare. Abbiamo affrontato uno stress test importante e abbiamo retto bene. Il boom della digitalizzazione ci ha permesso di compiere un salto di molti mesi in pochissimo tempo”.

“Ha inciso in maniera importante su alcuni comparti, uno su tutti, la didattica: se da un lato i ragazzi si sono facilmente adeguati alla formazione a distanza, dall’altra per gli insegnati è stata una dura prova. Ora però bisogna lavorare per il ritorno a scuola, garantendo unità di accesso, perché purtroppo in alcune aree del Paese la copertura non è ancora sufficiente. Tra 4 anni mi piacerebbe poter affermare che il digital device non ci sarà più”, afferma Gubitosi.

“La pandemia ha portato un cambiamento radicale anche nel settore del lavoro: siamo passati da 500mila a 8milioni di persone in smart working. E’ una modalità che rimarrà, ha funzionato meglio del previsto e abbiamo capito che era possibile. Ecco che quindi è importante ora agevolare i lavoratori non solo attraverso il potenziamento delle infrastrutture, ma anche attraverso la formazione, soprattutto nella pubblica amministrazione”.

“Ci apprestiamo a vivere il New Normal, un mondo nuovo, più ricco di digitale. Aumenteranno le opportunità di sviluppo nell’ambito processi produttivi e delle tecnologie digitali, ma è nella sanità che la crescita sarà ancor più decisa”.

“Entreremo in una fase intermedia, tra il passato e il periodo dell’emergenza, dove non ci sarà solo smart working e didattica a distanza, ma in parte si recupererà la socialità perduta. L’Italia è pronta a questa accelerazione sul piano digitale e riteniamo dovrà attuarsi in tempi brevi. E’ importante per la nostra competitività”.

“Il Decreto Rilancio ha posto grande attenzione al comparto delle start up, alle imprese del Sud del Paese, in generale al digitale, ora si tratta di avere progettualità, per rilanciare e creare. Del resto i finanziamenti non possono essere ancore di salvezza, devono essere qualcosa di più, catalizzatori di cambiamento“, ha concluso Gubitosi.

Scuola e pubblica amministrazione focus dell’innovazione

Il cambiamento, nel New Normal, dovrà essere incisivo anche altri settori, secondo Gianpaolo Manzella, Sottosegretario allo sviluppo economico del MISE: “A me piacerebbe che la stessa forza e intensità impiegata dalle start up, in occasione del Decreto Rilancio, per far sentire al Governo la propria importanza di bacino di ricerca e innovazione a cielo aperto, venisse impiegata per evidenziare l’urgenza di intraprendere un percorso di innovazione su altri ambiti, penso alla scuola, per la quale vorrei venisse organizzato un grande progetto”.

“Per il mondo dell’impresa bisogna pensare a delle nuove misure non più legate alle singole realtà, ma collettive, per muovere insieme il sistema delle piccole imprese italiane, verso un alto livello di innovazione. Lo stesso sforzo dovrebbe essere applicato anche alla Pubblica Amministrazione. In fondo questo è un momento buono per farlo, perché tutti hanno capito l’importanza strategica del digitale“, conclude il sottosegretario.

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Beatrice Elerdini

Giornalista di professione, reporter, copywriter, Social Media Manager e autrice di testi per la tv e il web. Da dieci anni lavoro su piattaforma Wordpress e mi nutro di SEO. Ogni giorno mi occupo di cronaca, attualità, economia e nuove tecnologie. Avete storie, notizie e curiosità da raccontare? Scrivetemi a biaraven@libero.it

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