Il mercato dei robot industriali: vendite in calo, base installata in crescita e boom dei cobot

Nel 2019 sono stati venduti 373.000 nuovi robot nel mondo, il 12% in meno rispetto al 2018, a causa della debolezza del mercato Automotive. Ma la base dei robot installati fa segnare un nuovo record con 2,7 milioni di robot industriali operativi nelle fabbriche di tutto il mondo (+12%). In Europa cala la Germania e sale l’Italia. In crescita dell’11% le vendite di robot collaborativi. Tutti i numeri del nuovo World Robotics Report 2020 dell’IFR

Pubblicato il 26 Set 2020

Un robot Fanuc impegnato in una lavorazione nel settore Automotive

Nel 2019 sono stati venduti 373.000 nuovi robot nel mondo: un valore alto in termini assoluti, ma inferiore del 12% rispetto ai numeri registrati nel 2018. Le nuove unità venute sono comunque più numerose rispetto a quelle dismesse per vetustà tecnologica; per questo la base dei robot installati cresce significativamente facendo segnare un nuovo record con 2,7 milioni di robot industriali operativi nelle fabbriche di tutto il mondo (+12%). Sono alcuni dei numeri contenuti nel nuovo World Robotics Report 2020 Industrial Robots curato dalla “confindustria” mondiale dei robot, la Federazione Internazionale di Robotica – IFR.

“Lo stock di robot industriali che operano nelle fabbriche di tutto il mondo segna oggi il livello più alto della storia”, sottolinea Milton Guerry, Presidente della Federazione. “Si tratta di un aumento a livello mondiale di circa l’85% in cinque anni (2014-2019)”.

Il 70% delle vendite di robot industriali è concentrato in tre mercati. Il principale settore applicativo è l’Automotive, con il 34% della base installata, seguito dall’elettronica (25%) e dalla lavorazione dei metalli (10%). Questo spiega anche il calo delle vendite dei robot, considerato l’andamento dei due principali mercato di sbocco. Lo sottolinea lo stesso Guerry: “Il recente rallentamento delle vendite del 12% riflette i tempi difficili che hanno vissuto le due principali industrie clienti, quella automobilistica e quella elettrica/elettronica”.

Boom dei robot collaborativi

L’adozione di robot in grado di collaborare con operatori umani (robot collaboratici) è in aumento. Le vendite di cobot sono infatti in crescita dell’11%.

Cresce così anche la quota rappresentata dai robot collaborativi sul totale dei robot industriali. I quasi 18.000 cobot venduti fanno sì che i robot collaborativi rappresentino oggi il 4,8% di tutti i robot industriali installati nel 2019.

La situazione in Cina, Giappone e India

L’Asia rimane il mercato più forte per i robot industriali. Il continente asiatico è stata la sede di destinazione di circa di due terzi dei nuovi robot installati. Le vendite di quasi 140.500 nuovi robot in Cina sono inferiori agli ultimi due anni, ma più del doppio rispetto a cinque anni fa (2014: 57.000 unità).

La base installata in Cina, il più grande paese utilizzatore della regione, è aumentata del 21% e ha raggiunto circa 783.000 unità nel 2019, anche se le vendite sono in calo del 9%. Qui la grande maggioranza dei nuovi robot (il 71%) è stata venduta da fornitori stranieri. I produttori cinesi si rivolgono ancora principalmente al mercato interno, dove guadagnano quote di mercato crescenti. Poiché le vendite dei fornitori internazionali in Cina sono dirette prevalentemente all’industria automobilistica (circa il 29%), è evidente che siano loro quelli che hanno accusato maggiormente il calo del settore.

Il Giappone è al secondo posto con circa 355.000 unità (+12%), con vendite anche qui in calo del 10%. In forte crescita l’India con un nuovo record di circa 26.300 robot (+15%). In cinque anni, l’India ha raddoppiato il numero di robot industriali che operano negli stabilimenti del paese.

La Germania in calo, l’Italia in crescita

L’Europa ha raggiunto una base installata di 580.000 unità nel 2019 (+7%). La Germania rimane il principale utilizzatore con una base installata di circa 221.500 unità. L’Italia è il secondo Paese utilizzatore con 74.400 unità, seguita dalla Francia (42.000 unità) e dal Regno Unito (21.700 unità).

Quanto alle vendite, in Germania sono stati installati circa 20.500 nuovi robot (+23%). Le vendite sono invece aumentate in Italia (11.100 nuovi robot, +13%), Francia (6.700 robot, +15%) e Paesi Bassi (+8%). Le vendite nel Regno Unito restano su un livello basso: le nuove installazioni hanno subito un rallentamento del 16%. Le 2.000 unità di nuova installazione nel Paese d’oltremanica sono circa dieci volte inferiori a quelle in Germania (20.500 unità) e circa cinque volte inferiori a quelle in Italia (11.100 unità).

L’Italia, dicevamo, si conferma secondo Paese consumatore di robot in Europa, ma è anche il decimo Paese al mondo per densità di robot con 212 robot installati ogni 10.000 lavoratori.

In America le vendite crescono solo in Canada

Gli Stati Uniti sono il più grande utilizzatore di robot industriali nel nuovo continente, raggiungendo un nuovo record con una base installata di circa 293.200 unità, in crescita del 7%.

Il Messico è al secondo posto con 40.300 unità, con un incremento dell’11%, seguito dal Canada con circa 28.600 unità (+2%).

Quanto alle nuove installazioni, gli Stati Uniti hanno registrato un rallentamento del 17%, con 33.300 unità. La maggior parte dei robot negli USA sono importati dal Giappone e dall’Europa. 1

Il Messico è al secondo posto in Nord America con quasi 4.600 unità consegnate, in calo del 20%. Le vendite in Canada sono invece in aumento dell’1% (circa 3.600 unità).

La principale base installata del Sud America è in Brasile con quasi 15.300 unità (+8%), ma le nuove consegne sono diminuite del 17% (circa 1.800 installazioni).

Le prospettive

Per il 2020 il mercato è previsto in ulteriore calo a causa della pandemia che ha fermato l’economia di quasi tutti i Paesi. Ma le prospettive non sono solo negative, anzi: “Gli ultimi mesi del 2020 saranno dedicati all’adattamento al ‘new normal’ e i fornitori di robot stanno supportando la domanda di nuove applicazioni con nuove soluzioni. È improbabile che quest’anno si verifichi un forte stimolo da ordini su larga scala. La Cina potrebbe essere un’eccezione, perché il coronavirus è stato identificato per la prima volta nella città cinese di Wuhan nel dicembre 2019 e il Paese ha già iniziato la sua ripresa nel secondo trimestre. Altre economie dovrebbero essere ormai in ripresa, ma ci vorranno alcuni mesi prima che questo si traduca in progetti di automazione e quindi in domanda di robot. Il 2021 vedrà la ripresa, ma potrebbe volerci fino al 2022 o al 2023 per raggiungere il livello pre-crisi”.

La pandemia, secondo l’IFR, offre anche “una possibilità di modernizzazione e digitalizzazione della produzione sulla via della ripresa”.

A lungo termine, i vantaggi derivanti dall’aumento delle installazioni di robot rimangono gli stessi: la produzione rapida e la consegna di prodotti personalizzati a prezzi competitivi sono i principali incentivi all’adozione. L’automazione consente ai produttori di mantenere o riportare la produzione nelle economie sviluppate –  il fenomeno del reshoring – senza sacrificare l’efficienza dei costi.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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