Dal Parlamento europeo potrebbe arrivare lo stop all’inclusione di Nucleare e Gas naturale tra le fonti energetiche sostenibili

Il Parlamento potrebbe porre un veto alla proposta della Commissione di includere nucleare e gas naturale tra le fonti energetiche sostenibili, avanzata nell’ambito della revisione della tassonomia europea, il sistema di classificazione che stabilisce una lista di attività economiche sostenibili a livello ambientale. Secondo i membri delle Commissioni per gli Affari economici e monetari e della Commissione per l’Ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare, i criteri di verifica proposti dalla Commissione per queste due fonti energetiche non rispetterebbero i criteri stabiliti dal regolamento sulla tassonomia in materia di sostenibilità ambientale, sicurezza e diritti dei lavoratori.

Pubblicato il 14 Giu 2022

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Il Parlamento europeo potrebbe mettere un veto alla proposta della Commissione di includere, a determinate condizioni, anche gas naturale e nucleare nelle forme di energia sostenibile dal punto di vista ambientale coperte dalla cosiddetta tassonomia UE.

In una riunione congiunta della Commissione per gli Affari economici e monetari (Econ) e della Commissione per l’Ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare (Envi), gli eurodeputati hanno infatti adottato un’obiezione alla proposta che la Commissione ha avanzato lo scorso 2 febbraio, nell’ambito del secondo atto delegato (“Complementary Climate Delegated Act”) sulla tassonomia europea, il sistema di classificazione che stabilisce una lista di attività economiche sostenibili a livello ambientale.

L’obiezione che arriva dai parlamentari riguarda proprio l’inclusione di gas naturale e nucleare tra le fonti energetiche sostenibili: i MEP (dall’inglese Member of European Parliament), infatti, pur riconoscendo il ruolo di queste fonti energetiche nell’assicurare gli approvvigionamenti nel percorso di transizione energetica, ritengono che le norme tecniche di selezione proposte dalla Commissione per sostenere la loro inclusione non rispettino i criteri per le attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale.

Nello specifico, secondo ma maggioranza dei membri delle due Commissioni – la risoluzione è passata con 76 voti a favore, 62 contrari e 4 astensioni – i criteri presentati dalla Commissione non rispetterebbero i requisiti stabiliti nell’articolo 3 del regolamento sulla tassonomia, che stabilisce che ai fini della determinazione del grado di sostenibilità ambientale di un investimento, un’attività economica si qualifica come sostenibile dal punto di vista ambientale se:

  • contribuisce in modo sostanziale al raggiungimento di uno o più obiettivi ambientali europei
  • non danneggi in modo significativo nessuno degli obiettivi ambientali europei
  • sia realizzato nel rispetto delle garanzie minime dei principi su lavoro e diritti umani stabiliti dalle linee guida e convenzioni internazionali, tra cui i principi e i diritti stabiliti nelle otto convenzioni fondamentali individuate nella Dichiarazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro e nella Carta internazionale dei diritti umani
  • soddisfa i criteri di selezione tecnica stabiliti dalla Commissione in conformità con la normativa vigente

La risoluzione adottata dagli eurodeputati chiede inoltre che qualsiasi atto delegato nuovo o modificato sia sottoposto a una consultazione pubblica e a una valutazione d’impatto, poiché potrebbe avere un impatto economico, ambientale e sociale significativo.

Potrebbe quindi complicarsi ulteriormente il percorso di revisione della tassonomia europea, caratterizzato già nelle prime fasi da scontri tra gli Stati membri. Scontri che rispecchiavano interessi contrastanti in materia di energia: da un lato, Spagna, Austria e Lussemburgo, che hanno assunto da subito una posizione nettamente contraria all’inserimento di gas naturale ed energia nucleare tra le fonti energetiche green. Posizione diversa da quella di Francia (che ha forti interessi nel nucleare), Italia e Germania, più interessate all’allentamento delle restrizioni sul gas naturale.

Il testo presentato dalla Commissione era stato frutto di un compromesso, lungo e complicato, con le posizioni degli Stati membri. Sulla questione il Parlamento europeo deciderà con un voto nella sessione plenaria del 4-7 luglio. Nel suo ruolo di co-legislatore, il Parlamento ha infatti il potere di porre il veto alle proposte della Commissione – in questo caso specifico ha tempo fino all’11 luglio per farlo (vale lo stesso per il Consiglio) –, con un voto a maggioranza assoluta.

Se l’obiezione sarà votata da 355 MEP (il 50%+1), la Commissione sarà costretta a ritirare o modificare la proposta.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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