Anie Confindustria: “Mercato in frenata, serve una svolta e incentivi per investire”

Per Anie Confindustria occorre rilanciare gli investimenti in innovazione, e sostenere le logiche di filiera, che riuniscono grandi e piccole imprese

Pubblicato il 21 Mar 2019

Siemens SAP

La netta frenata del mercato, che c’è stata nella seconda parte del 2018, preoccupa non poco le 1.300 aziende associate ad Anie Confindustria, l’associazione nazionale dell’industria elettronica ed elettrotecnica, che rappresenta i 4 mercati strategici per l’Italia: industria, Building, energia e infrastrutture-trasporti.

Imprese produttrici di innovazione e tecnologie che, per voce del presidente di Anie Confindustria, Giuliano Busetto, lanciano un grido d’allarme rivolto al governo: “dopo i buoni risultati del 2017, sospinti innanzitutto dal Piano nazionale Industria 4.0, c’è stata una netta frenata degli ordinativi nella seconda metà del 2018, più o meno in ogni comparto di attività. E siamo preoccupati per questo andamento: se non si inverte la tendenza, ci sono forti rischi di un’ulteriore flessione dei risultati nel 2019”.

Guardando ai numeri, e ai dati congiunturali relativi al fatturato totale delle imprese Anie, a una crescita del 6% tra il primo semestre 2018 e quello precedente, è seguito nel secondo semestre 2018 un calo del 3,2%.

L’andamento negativo si è fatto sentire anche in termini di esportazioni, con una flessione del 4% tra secondo e primo semestre 2018, rispetto invece a una crescita del 3,7% tra i due semestri precedenti. Sul fronte interno, si sentono gli effetti dovuti al rallentamento degli investimenti, con una diminuzione del 2,6% tra secondo e primo semestre 2018, rispetto a una crescita dell’8% tra i due semestri precedenti.

Gli ordinativi nei settori di attività dell’Anie sono passati da una crescita del 10,5% nel primo semestre 2018 rispetto a un anno prima, a una netta frenata nella seconda parte dell’anno, con un risultato fermo al +0,1% rispetto al secondo semestre 2017.

Delle 1.300 imprese associate ad Anie Confindustria, italiane ed estere con filiali in Italia, circa il 20% sono grandi aziende, il 50% sono Pmi, e il 30% micro imprese. Per un totale di 468 mila addetti, 78 miliardi di euro di fatturato aggregato, e investimenti in Ricerca e sviluppo pari in media al 4% del fatturato aziendale.

Il contributo del mercato e delle attività delle associate Anie rappresenta il 3,3% del Pil nazionale, il 6,2% del fatturato complessivo del manifatturiero, il 6,5% degli occupati del manifatturiero, e il 7% del suo Export.

Ma numeri e risultati rallentano, e occorre un’inversione di tendenza per non frenare ancora di più. “Una reale spinta alla ripresa economica può avvenire soltanto attraverso un efficace sostegno all’industria e agli investimenti pubblici in Infrastrutture”, fanno notare i vertici Anie. E più precisamente: “servirebbe l’adozione da parte del Governo di misure urgenti, che supportino gli investimenti privati, in continuità con il Piano Industria 4.0, che incentivino la spesa delle famiglie, e che sblocchino gli investimenti pubblici”.

Il primo passo per invertire la tendenza al ribasso, rilevano gli esponenti delle aziende tecnologiche, può essere lo sblocco delle circa 600 opere pubbliche già approvate e ancora ferme per le infrastrutture.

Ma Anie presenta anche una serie di proposte per rilanciare il mercato e lo sviluppo nel Belpaese. Partendo dalla continuità nel sostegno alla Manifattura 4.0, potenziando il Piano Impresa 4.0 e rendendo strutturali misure a sostegno degli investimenti nell’ambito di un piano industriale a medio-lungo termine.

E poi lo sviluppo delle energie rinnovabili, unito a investimenti sulle rete energetica nazionale, e a una riforma del mercato Elettrico. L’attuazione da parte del Gruppo Ferrovie dello Stato del piano di investimenti per 9 miliardi di euro nel 2019, per garantire sicurezza a tutta la rete ferroviaria e potenziare i collegamenti con porti e aeroporti. E altri interventi strutturali che riguardano edifici 4.0 ed efficienza energetica degli immobili, mobilità sostenibile, formazione professionale in linea con le nuove esigenze del mercato e delle imprese.

Chi sale e chi scende nei comparti delle aziende Anie

Gli errori da evitare, il dualismo tra grandi e Pmi

Fin qui, la ‘lista dei desideri’, da parte delle aziende del settore Hi-tech. Ma, per contro, cos’è che chi sta guidando la politica e l’economia del Paese dovrebbe invece evitare?

Giuliano Busetto

“Non bisogna sistematicamente demonizzare la grande impresa rispetto alla piccola, o non bisogna favorire solo quest’ultima, perché la piccola impresa senza la grande è destinata a morire. È innanzitutto la grande azienda che fa investimenti importanti, che poi ricadono anche sui fornitori, sull’indotto e sulle realtà minori, per cui bisogna portare avanti il concetto di filiera, che comprende tutte le realtà aziendali”, rimarca Busetto.

Che aggiunge: “E poi non si può fare una politica economica e industriale che procede a singhiozzo, con elementi di incertezza continua, un giorno si dice o si fa una cosa, e poi invece si cambia idea e se ne fa un’altra molto diversa. L’incertezza e la mancanza di chiare linee di sviluppo tagliano le gambe agli investimenti e a nuove iniziative nel mondo degli affari”.

Come vanno le Pmi associate ad Anie

Oggi il Piano Industria 4.0 continua, ma depotenziato, e a breve, probabilmente in aprile, il governo dovrebbe reintrodurre il Super-ammortamento per chi investe in nuovi macchinari, “ma comunque, prima della Manovra 2019, ci sono stati un clima e dei mesi di incertezza che hanno avuto l’effetto di rallentare o bloccare investimenti da parte delle aziende di ogni settore. E poi non si può non notare che l’importanza del manifatturiero non è più al centro dei piani di sviluppo dell’Esecutivo, ed emerge in generale molta attenzione verso le piccole realtà, mentre per le aziende un po’ più grandi gli incentivi si riducono o non se ne fanno”.

Il presidente di Anie non manca di rilevare anche ciò che c’è da correggere sul fronte imprenditoriale e aziendale: “per molte imprese, bisogna sottolineare che il Piano Industria 4.0 è stato spesso interpretato come l’occasione per sostituire i vecchi macchinari, i vecchi ferri del mestiere, ma senza una prospettiva di medio e lungo termine, perdendo di vista quella che è la prospettiva di sviluppo da qui ai prossimi 5 o 10 anni. Occorrono invece strategie e azioni concrete di più ampio respiro, altrimenti non si va lontano”.

C’è poi ancora una forte e diffusa difficoltà, da parte innanzitutto delle micro imprese e delle Pmi, a capire dove è più opportuno investire. In sostanza c’è poca, o a volte manca del tutto, visione sul futuro.

Valuta la qualità di questo articolo

C
Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 5