Competenze, cultura e consapevolezza digitale: gli imprenditori del Piemonte in campo

Confindustria Piemonte e l’Unione Industriale di Torino promuovono una serie di iniziative per aumentare la cultura digitale e la conoscenza dei cambiamenti sul territorio tra le imprese e i lavoratori

Pubblicato il 15 Gen 2020

Artigiani in una miniatura del XIV secolo, epoca delle società delle arti e dei mestieri

Per sviluppare e shakerare bene il mix virtuoso di competenze, formazione, cultura e consapevolezza digitale all’interno delle imprese e nel mondo del lavoro si muovono anche gli industriali e gli imprenditori. Come, ad esempio, in Piemonte e a Torino. Con iniziative dedicate, attività di sensibilizzazione, eventi ad hoc, incontri con le PMI, per trovare tante e nuove risposte alla forte domanda di evoluzione digitale.

Il prossimo appuntamento di spicco, organizzato dall’Unione Industriali di Torino nel capoluogo, verrà organizzato all’inizio di aprile (la data precisa deve ancora essere confermata), e sarà un momento d’incontro a cui invitare le imprese, il mondo della scuola e della politica, con logica trasversale e multisettoriale.

Dovrebbe intitolarsi, non a caso, ‘Consapevolezza Digitale‘, proprio per portare avanti l’alfabetizzazione e la cultura dell’innovazione che sono indispensabili per non farsi superare dell’evoluzione Hi-tech, e dalla concorrenza.

Obiettivi: scuotere e smuovere le imprese, le PMI, il mondo della formazione, la politica, le famiglie. Far capire le tendenze del Digitale, i cambiamenti in atto, le opportunità, di una trasformazione che entra nella vita e nel lavoro di tutti i giorni. Perché il territorio deve crescere in ‘consapevolezza’. Perché in tema di competenze e innovazione al passo con i tempi, digitale e ICT sono settori molto critici, dove le esigenze delle aziende faticano a incontrare personale qualificato, soprattutto tra i giovani.

C’è anche un gap culturale da colmare, per far passare il concetto che le professioni nel campo del digitale offrono delle opportunità concrete, non solo nel comparto ICT, ma anche, ad esempio, nella manifattura. E sono spesso meglio pagate di altre specializzazioni. Ma ancora scarseggiano.

Soprattutto considerando che la ‘fame’ di teste Hi-tech e soluzioni innovative nelle aziende non è certo destinata a calare nel tempo. Anzi, semmai, a crescere ancora di più.

Diffondere consapevolezza (digitale)

“Stiamo spingendo molto per diffondere piena consapevolezza in tema di Digital transformation, perché tutto ciò può essere di aiuto anche per vari comparti in difficoltà”, rimarca Massimiliano Cipolletta, presidente del Gruppo regionale di lavoro sull’ICT, oltre che vicepresidente dell’Unione Industriale di Torino e presidente del Digital Innovation Hub del Piemonte.

Che spiega: “un’accelerazione dei processi digitali può essere la condizione per il rilancio e lo sviluppo di molti settori, innanzitutto dell’industria e della manifattura, ma anche dell’AgriFood, turismo e cultura, ambiti verso cui la provincia di Torino e tutto il Piemonte sono molto rivolti”.

La digitalizzazione delle imprese ottimizza i costi, e quindi migliora la competizione, anche nel rapporto tra qualità e prezzo dei prodotti, rispetto ad esempio alle aree dei Paesi emergenti. Bisogna aggiungere valore al prodotto, che si arricchisce di elementi nuovi, in un po’ tutti i settori. Ma, prima ancora, bisogna cogliere tutte le opportunità del momento e di questa fase.

Chi ha competenze Hi-tech guadagna di più

“In questo percorso, il primo passo da compiere è quello della consapevolezza, delle risorse e possibilità del Digitale, nelle imprese, in politica, nelle famiglie”, osserva Cipolletta. E in tema di formazione e preparazione professionale, “emerge la necessità di una ‘curvatura digitale’ del sistema formativo, e di una contaminazione con altre conoscenze”.

In questo modo la Trasformazione digitale può spingere sia le aziende, sia l’occupazione e il lavoro più qualificato. Ecco qualche dato: da un lato, in Piemonte la disoccupazione giovanile è oltre il 30%, dall’altro, a Torino nell’ICT lavorano oltre 200 aziende, con più di 20mila addetti. Sempre a livello torinese, il fabbisogno di figure professionali nel settore ICT è di circa 2mila l’anno, e dall’indagine retributiva dell’Unione Industriale di Torino emerge che, a parità di livello e anzianità, chi ha competenze digitali guadagna il 15-20% in più.

Ma mentre la Germania ogni anno forma e diploma 700mila giovani negli Istituti tecnici superiori (ITS), in Italia la quota analoga si ferma ad appena 6mila diplomati negli ITS. Un divario enorme, praticamente incolmabile, di competenze e forza lavoro specializzata nel mondo 4.0 e dell’innovazione.

Condividere esperienze comuni e Best practice

Già a fine novembre si è svolto a Ivrea il primo di una serie di incontri tra i gruppi del settore ICT delle Associazioni Territoriali del Piemonte. Tra i punti trattati, un tema strategico è quello della formazione in ottica sia di competenze (per le imprese ICT) sia di cultura digitale (per le imprese clienti).

“È stata poi condivisa la necessità di poter disporre di un coordinamento regionale di settore”, spiega il vicepresidente dell’Unione Industriale di Torino, “con il compito non solo di condividere esperienze comuni e Best practice, ma anche di supportare Confindustria Piemonte nella sua attività di lobby e rappresentanza nei confronti della Regione e all’interno del Consiglio delle Rappresentanze Regionali di Confindustria”.

È stato così avviato un coordinamento regionale, in capo a Confindustria Piemonte, che svolgerà l’attività di segreteria, attraverso la costituzione di un gruppo tecnico composto da imprenditori che sono espressione di tutte le Associazioni Territoriali Piemontesi.

Secondo gli imprenditori e industriali, è poi forte anche l’esigenza di un “raccordo strutturato” con il mondo delle Università (per esempio Politecnico di Torino, Università di Torino e Università Piemonte Orientale), e con realtà come Digital Innovation Hub Piemonte, ITS ICT, Competence Center. È fondamentale, per tutte le parti in gioco, che aziende, imprenditori, Università e centri di formazione ‘si parlino’ di più e spesso, in modo da adeguare l’offerta formativa e la preparazione dei giovani alle più aggiornate richieste ed esigenze del mondo del lavoro e delle imprese.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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