Entro il 2026 serviranno 4 milioni di lavoratori con competenze green: i profili necessari a gestire il cambiamento

Il rapporto dell’Osservatorio di 4.Manager sottolinea che tra il 2023 e il 2026 tanto alle aziende private che alla pubblica amministrazione serviranno circa 4 milioni di lavoratori con competenze inerenti la sostenibilità. Attraverso un’indagine che ha coinvolto 4.000 imprese, il rapporto sottolinea anche le strategie di innovazione e sostenibilità adottate dalle aziende italiane, i principali ostacoli all’implementazione di progetti improntati alla sostenibilità e le figure e le competenze che nel prossimo futuro diventeranno sempre più strategiche alla competitività delle imprese.

Pubblicato il 10 Feb 2023

transizione digitale ed ecologica

La richiesta di competenze inerenti la sostenibilità sta aumentando di anno in anno del 5% ed entro il 2026 tanto le imprese come la pubblica amministrazione avranno bisogno di 4 milioni di lavoratori con in possesso di competenze “green”: è quanto sottolinea il rapporto “Alte competenze per un futuro sostenibile” dell’Osservatorio di 4.Manager, associazione che progetta e realizzare iniziative ad alto valore aggiunto per rispondere ai fabbisogni emergenti per la crescita complessiva dei manager industriali e degli imprenditori.

La ricerca, che ha coinvolto un panel rappresentativo di oltre 4.000 imprese, ha voluto indagare sull’approccio delle aziende alla sostenibilità e il contesto in cui questi sforzi vengono messi in atto, sottlineando i progressi fatti negli ultimi anni ma anche i tanti ostacoli ancora da superare.

Tra le evidenze emerse dall’indagine si riscontra una consapevolezza più diffusa, anche tra le aziende meno orientate all’innovazione, che solo la trasformazione sostenibile eviterà limiti operativi di accesso ai mercati e al credito e che restare indietro rispetto a un mercato che si muove lungo queste direttive porrà queste organizzazioni nella condizione di essere “l’eccezione” in un mercato dove beni e servizi sostenibili diventeranno ben presto la norma.

Il 46% delle imprese ha elaborato una strategia di trasformazione di lungo periodo

Dallo studio si evince che il 46% delle imprese consultate ha elaborato una strategia di trasformazione di lungo periodo per diventare un’impresa sostenibile, di cui:

  • l’11% detiene un grado altamente innovativo con un impegno al 100% sia in ambito di sostenibilità ambientale che sociale
  • il 36% è moderatamente innovativa ed ha iniziato a lavorare per il 53% dei casi sulla sostenibilità ambientale e per il 38% sulla sostenibilità sociale
  • il 53% del campione è scarsamente innovativa e nel 51% dei casi ha iniziato ad operare sulla sostenibilità ambientale, dato che scende al 36% per la responsabilità sociale

Gli ambiti d’innovazione sui quali le imprese più virtuose stanno investendo energie e risorse sono: la direzione strategica, utile a definire la rotta e il posizionamento competitivo futuro dell’impresa; gli strumenti per amplificare la percezione del mercato, ossia per comprendere gli orientamenti di consumo, di approvvigionamento e normativi; le competenze manageriali, scientifiche e tecniche; gli input tecnologici.

Gli ostacoli alla conversione sostenibile e all’innovazione

La rilevazione effettuata dall’Osservatorio evidenzia una percezione molto simile tra Grandi e Medie imprese e Piccole Imprese per quanto riguarda gli ostacoli alla trasformazione sostenibile.

Per il 38% delle aziende, gli ostacoli riguardano il contesto normativo e burocratico, mentre il 33% inividua nella ridotta profittabilità della sostenibilità una barriera.

Il 28% delle aziende intervistate ritiene che siano le risorse finanziarie a disposizione a ostacolare la trasformazione innovativa e sostenibile dell’organizzazione, mentre per il 18% a mancare sono le competenze manageriali interne e le competenze per il cambiamento del modello di business.

Un problema, questo delle competenze che, come sottolineano i dati Istat, interessa circa un terzo delle imprese italiane che operano nell’industria e nei servizi.

Una necessità che negli ultimi anni è in aumento: secondo il rapporto, infatti, il nostro sistema impresa ha aumentato del 5% ogni anno la richiesta di manager dotati di competenze sempre più precise nel settore green, oltre che qualificati in materia di criteri ESG, un mercato obbligazionario che dal 2021 è cresciuto del 19%.

A tale riguardo, il Rapporto rivela che oltre il 50% delle Grandi e Medie imprese sta elaborando una strategia di trasformazione in funzione della sostenibilità, cercando professionisti in grado di comprendere tutti i processi aziendali, migliorando al contempo tanto i processi, quanto la pianificazione e la gestione.

Gli sforzi maggiori nell’ambito della ricerca dei profili necessari sono stati messi in atto proprio da quelle aziende maggiormente orientate all’innovazione e alla trasformazione sostenibile, che negli ultimi tre anni hanno assunto manager (83%), lavoratori con elevate competenze tecniche (87%) e scientifiche (76%).

Ma non solo, perché insieme alla ricerca esterna delle competenze necessarie, queste aziende hanno anche incrementato le risorse finanziarie destinate proprio alla trasformazione di queste figrue.

Nello specifico, il 75% ha messo in campo risorse per la trasfromazione di manager, il 78% per quella dei lavoratori con elevate competenze tecniche e il 75% per i profili con competenze scientifiche (75%).

Al fine di individuare possibili azioni per superare gli ostacoli alla trasformazione sostenibile e tecnologica, l’Osservatorio ritiene che un ruolo innovativo potrebbe essere assolto da:

  • le filiere produttive e i distretti industriali
  • i cluster tecnologici nazionali, che potrebbero sostenere soprattutto le imprese innovative
  • le grandi imprese, che potrebbero accelerare i processi evolutivi all’interno delle filiere e dei distretti italiani
  • gli organismi di rappresentanza, che potrebbero contribuire efficacemente nel colmare il gap tra consapevolezza e azione, guardando a nuovi paradigmi e a una narrazione nuova della sostenibilità

Le competenze necessarie alla sostenibilità

Dai dati raccolti su LinkedIn, nell’ultimo anno si osserva in Italia la costante richiesta e crescita di alcune qualifiche professionali dell’area sostenibilità, tra cui il ruolo di Responsabile sostenibilità (+52%), seguito dal ruolo di Sustainability Specialist (+43%) e dal ruolo di Consulente sostenibilità (+34%).

Le principali tre città che registrano la più altra concentrazione di professionisti sono: Milano, Roma e Torino.

L’analisi delle competenze per la sostenibilità evidenzia, tra le competenze in forte crescita: Analisi finanziaria (+53,3%); “Responsabilità” (+48%); “Supporto Tecnico” (+48%); “Finanza” (+40%); “Marketing digitale” (+40%); “E-commerce” (+39%); “CRM” (+37%); “Controllo qualità” (+32%).

Si osserva un crescente spostamento delle competenze in crescita verso l’ambito della Finanza, con un focus particolare relativo all’Analisi Finanziaria e al Social Responsible Investing. Tale spostamento si riflette anche sui settori relativi alla sostenibilità, tra cui, in particolare, si evidenzia in crescita quello del Capitale di rischio e private equity.

Tra il 2023 e il 2026, tanto le imprese quanto la PA avranno necessità di circa 4 milioni di lavoratori con competenze green di alto e medio profilo. In tale contesto, diviene strumentale l’inserimento in azienda di una figura profes­sionale dotata di competenze trasversali come il Sustainability Manager.

Innovazione e sostenibilità, i profili che saranno sempre più stretegici per le imprese

Alla luce di questa necessità e del contesto di partenza delle imprese italiane, Confindustria e Federmanager con il coinvolgimento di 4.Manager hanno portato avanti un importante progetto incentrato sulla figura strategica del Sustainability Manager, per quantificare e qualificare la domanda di competenze per la sostenibilità da parte delle nostre imprese, non sempre consapevoli delle skill necessarie ad accompagnare una corretta transizione.

Un cambiamento, che rispetto al paradigma competitivo tradizionale, può avvenire unicamente in presenza di professionalità manageriali esperte, preparate sui temi ESG (Environmental-Social-Governance), continuamente formate, dotate di leadership capace di influenzare le organizzazioni e di rispondere ai fabbisogni delle imprese: aumento del volume di affari e della profittabilità attraverso lo sviluppo del business e il sistema reputazionale; aumento delle opportunità finanziarie , quindi di accesso al credito, di investimento, di fiscalità; potenziamento strutturale della competitività aziendale e delle relazioni con gli stakeholder.

Vediamo quindi quali sono i profili di cui le aziende avranno sempre maggior bisogno.

Sustainability Manager

Il Sustainability Manager è una figura di alto livello manageriale, che trasversalmente promuove, definisce e coordina ogni iniziativa di sostenibilità, idealmente posta alle dirette dipendenze del vertice e di raccordo con gli amministratori aziendali con deleghe su ESG.

In particolare, si occupa di definire, gestire e monitorare le politiche aziendali finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità nel loro insieme.

Si occupa inoltre di delineare e sviluppare iniziative volte alla costante evoluzione e valorizzazione del business in chiave sostenibile, circolare e responsabile, coinvolgendo stakeholder, realtà territoriali e istituzioni, nella piena consapevolezza delle tematiche ESG.

Tra le principali responsabilità ci sono: promuovere una cultura aziendale orientata alla sostenibilità, conciliare la gestione ordinaria con attività innovative, considerare fattori ambientali, sociali e di governance nelle decisioni finanziarie, analizzare le aree di miglioramento e di rischio sui fattori di sostenibilità, oltre a misurare e rendicontare la sostenibilità aziendale.

Ci sono poi tre successivi filoni verticali di figure manageriali più tecnico/operative focalizzate sui tre specifici ambiti ESG, che vediamo di seguito.

Environmental Manager

Il principale compito dell’Environmental Manager è quello di gestire e monitorare l’impatto ambientale dell’azienda (ambito E dei fattori ESG), attraverso:

  • l’implementazione di politiche sostenibili
  • la promozione di tecnologie pulite
  • l’individuazione di rischi e opportunità in ambito ambientale

Sforzi che sono finalizzati a potenziare e migliorare le attività, i prodotti e le performance ambientali dell’organizzazione.

L’Environmental Manager, inoltre, ha il compito di definire le politiche di economia circolare e mobilità, delineando al contempo le strategie di riduzione dei consumi energetici.

Social Manager

Il Social Manager si occupa di assicurare l’applicazione delle politiche di sostenibilità aziendale volte al perseguimento di specifici obiettivi di impatto sociale.

Il suo compito principale consiste nello sviluppare un modello di impresa che identifichi, valuti e monitori i rischi e le opportunità sociali dell’attività aziendale e delle relazioni tra gli stakeholder, anche in relazione alle nuove opzioni offerte dal lavoro agile.

Tra le mansioni enucleate in questa figura è possibile citare: le definizioni di politiche di diversità e inclusione, di welfare, oltre all’implementazione di progetti e strategie che riguardano i diversi aspetti della CSR.

Da ultimo, il Social Manager è responsabile di individuare e applicare le idonee opportunità innovative, tecnologiche e regolatorie in grado di potenziare il miglioramento degli impatti sociali e la gestione e misurazione degli specifici rischi e opportunità.

Governance Manager

Il Governance Manager si occupa di coordinare le attività legate alla governance di un’organizzazione attraverso l’implementazione e l’aggiornamento di policy e strumenti di sostenibilità al fine di garantire la completa trasparenza e accountability dell’organizzazione.

L’obiettivo del suo operato è quello di: prevenire atti come la corruzione e il conflitto di interessi; monitorare i rischi etici della realtà organizzativa e delle relazioni tra gli stakeholder; garantire la conformità dei prodotti/servizi offerti alle normative e agli standard/certificazioni a cui l’azienda aderisce in termini di impatti e rischi socio-ambientali.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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