Digital skills, l’Europa e l’importanza del pensiero computazionale

Come si decide nel 2017 il piano di studi di un bambino che troverà un impiego tra 18 anni? La programmazione diventa uno dei tasselli del piano di educazione dei nuovi cittadini.

Pubblicato il 27 Mar 2017

Competenza Digitale


Le premesse ci sono tutte: un quadro di regole comuni, fondi da investire, aziende in pole position per non perdere il treno della rivoluzione 4.0. Ora, però, il treno va guidato. E serve reclutare “conducenti” anche per il futuro, immaginando oggi come potrà funzionare il treno di domani. La formazione, insomma, diventa un capitolo strategico nel conseguimento degli obiettivi di sviluppo digitale dell’Europa, come è emerso al Digital day comunitario a Roma. I piani di studio delle scuole, dalle elementari alle università, devono essere aggiornati alle potenzialità di sviluppo dell’industria digitale, per fornire agli studenti di oggi gli strumenti per essere lavoratori domani.

Cosa sappiamo

Come si decide nel 2017 il piano di studi di un bambino che troverà un impiego tra 18 anni, alla luce della velocità con cui cambia il mondo? “Dobbiamo approfondire il sistema alla luce dei cambiamenti del mondo – spiega Martine Reicherts, direttore generale a Educazione e cultura della Commissione europea -. Sappiamo già che devono avere una mente più aperta, che le soft skills sono importanti. Stiamo lavorando a programmi di coding”.

Coding, ecco la parola chiave. Dobbiamo diventare tutti programmatori un domani. “Tutti dovrebbero sapere giocare con le tecnologie digitali, anche se non saranno dei coder”, osserva Stefano Scarpetta, direttore della sezione Impiego dell’Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo.

Parola d’ordine: programmare

“Dobbiamo rendere tutti coscienti del potere del coding”, osserva Alessandro Bogliolo, coordinatore della Codeweek europea. “Coding – prosegue – significa sia sapere come si programma, ma anche sviluppare capacità di pensiero computazionale per risolvere problemi. Il coding è alla base della democrazia, dovremmo inserirlo in tutte le scuole. Ma serve l’appoggio dei ministri dell’educazione”.

“È importante capire cosa ci sia dietro una macchina e il coding di oggi sarà diverso tra 5-10 anni – chiosa Reicherts -. Per questo dobbiamo tenere gli insegnanti costantemente formati perché acquistino conoscenze digitali”.

Processi in corso

In Europa abbiamo 7 milioni di Neet (Not in education, employment or training, ndr) e 150 mila lavori nell’ICT scoperti”, avverte Domingos Folque Guimares, digital champion del Portogallo. Si occupa di programmi per recuperare persone disoccupate. “Formiamo solo persone che non hanno lavoro e in 14 settimane passiamo da persone che costano 8.000 euro di sussidi a persone che hanno il 90% di probabilità di assunzione”, osserva.

Anche alcune multinazionali sono scese in campo. Matt Brittin, presidente della divisione Business & Operations di Google nell’area Emea, spiega che la big corporation offre programmi di digitalizzazione. “Abbiamo un programma per formare un milione di persone in due anni in Europa sulle digital skills”, spiega. In Italia, in collaborazione con le Camere di commercio, Google educa al digitale artigiani e piccoli imprenditori, che imparano così tecniche per migliorare la produzione e allargare il raggio del proprio business.

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Luca Zorloni

Cronaca ed economia mi sono sembrate per anni mondi distanti dal mio futuro. E poi mi sono ritrovato cronista economico. Prima i fatti, poi le opinioni. Collaboro con Il Giorno e Wired e, da qualche mese, con Innovation Post.

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