L'evoluzione dell'AI

Intelligenza artificiale e mente umana: co-architetti del futuro del lavoro

L’evoluzione dell’intelligenza artificiale da strumento di automazione a partner collaborativo nell’ambito lavorativo offre nuove prospettive di crescita, ma solleva interrogativi sui nuovi equilibri nel rapporto uomo-macchina e sulle implicazioni etiche di questa nuova era di sinergia tecnologica. L’umanità si avvia verso una nuova era glaciale o verso un riorientamento su lavori che enfatizzino qualità prettamente umane?

Pubblicato il 15 Gen 2024

Fabio De Felice

Associate Professor, Università degli Studi di Napoli "PARTHENOPE", Dipartimento di Ingegneria

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Nel corso della storia, l’umanità ha assistito a rivoluzioni tecnologiche che hanno trasformato radicalmente il lavoro, alleggerendo l’uomo da compiti usuranti e ripetitivi. Oggi, ci troviamo sull’orlo di un nuovo, audace capitolo: l’intelligenza artificiale (IA) sta iniziando a sostituire non solo il lavoro manuale, ma anche quello intellettuale.

L’IA, fino a poco tempo fa, era per lo più relegata a compiti di automazione e analisi dati. Tuttavia, recenti progressi hanno aperto scenari inaspettati. Algoritmi sempre più sofisticati sono ora in grado di svolgere attività che richiedono creatività, decisioni complesse e persino empatia, ambiti un tempo considerati esclusivi dell’intelletto umano. Di conseguenza, l’inaspettato sviluppo dell’intelligenza artificiale solleva interrogativi fondamentali ai quali l’intera comunità scientifica e sociale sta cercando risposte. Come cambierà il lavoro nell’era dell’IA? In che modo potremo bilanciare i benefici dell’automazione con le sfide etiche e sociali che essa pone?

HumAI, l‘evoluzione dell’intelligenza umana e artificiale

È importante riconoscere che la percezione che l’intelligenza artificiale (IA) stia sostituendo il lavoro intellettuale non è solo una questione complessa e multidimensionale ma anche una realtà in continua evoluzione. L’IA sta infatti “influenzando” profondamente settori tradizionalmente legati all’ingegno umano, quali medicina, finanza, giurisprudenza, educazione e, naturalmente, l’industria manifatturiera.

Tuttavia, è importante distinguere tra “sostituzione” e “assistenza”. In molti casi, l’IA non sostituisce completamente il lavoro umano, ma piuttosto lo arricchisce o lo rende più efficiente. Ad esempio, nel settore manifatturiero, sistemi di IA possono ottimizzare la catena di montaggio, migliorare la qualità del controllo e prevedere la manutenzione delle macchine, riducendo gli sprechi e aumentando la produttività.

Attualmente, la supervisione e il contributo umano sono indispensabili non solo nel gestire efficacemente le situazioni impreviste, ma anche nel prendere decisioni strategiche complesse che richiedono discernimento, valutazioni etiche e un senso di responsabilità profondamente radicato. Questo ruolo umano fondamentale va oltre la mera reattività, incorporando una comprensione emotiva e contestuale. La supervisione e l’intervento umano rimangono, ad oggi, cruciali.

Secondo l’acuta analisi di Richard Susskind e Daniel Susskind nel loro libro “Il futuro del lavoro”, l’era dell’intelligenza artificiale segna non una sostituzione, ma una rivoluzionaria trasformazione del lavoro. Una visione che immagina un futuro dove la collaborazione sinergica tra umani e macchine inaugura un’epoca di progresso e innovazione senza precedenti.

Pertanto, lo scenario che si prospetta appare più una trasformazione e integrazione piuttosto che una semplice sostituzione. Questo implica sfide, come la necessità di nuove competenze e adattamenti, ma anche opportunità per un lavoro più collaborativo e innovativo tra umani e macchine.

Resta al momento evidente, in ogni scenario strategico, la necessità di una responsabilità umana finale. Oggi tale aspetto è imprescindibilmente legato al giudizio umano, poiché, nonostante i progressi dell’IA, è altrettanto evidente che il dover ultimamente rispondere e assumersi la responsabilità etica e legale delle decisioni prese è affidata ad una mente umana, motivata e consapevole. Tuttavia, è importante riconoscere il potenziale dell’IA nel supportare i decisori etici, aiutandoli a prendere decisioni più oggettive, libere da bias cognitivi e emotivi, portando così a scelte più accurate e probabilmente meno soggette a errori.

Pionierismo nell’innovazione del lavoro

Nell’esplorare il campo dell’intelligenza artificiale, è altresì fondamentale riconoscere che, al momento attuale, non possiamo attribuire alle intelligenze artificiali generative (come per es, ChatGPT, Bard, Gemini…) originalità e creatività. Se poniamo a ChatGPT la domanda “Sei creativa? Sei originale?”, la sua risposta è NO, ma allo stesso tempo precisa che “..il mio ruolo è quello di facilitare processi creativi umani con informazioni e suggerimenti. Quindi, mentre posso supportare la creatività umana, non sono in grado di essere creativa in senso autonomo e originale”. Inoltre, a proposito di originalità precisa “la mia capacità di essere “originale” è una riflessione della vastità e diversità delle informazioni a cui sono stata addestrata, piuttosto che un’abilità innata di creare qualcosa di completamente nuovo o unico”.

Tuttavia, siamo anche consapevoli che in un’era dove essere originali sembra sempre più arduo, con ogni concetto apparentemente esplorato ed ogni idea già sviluppata, emerge un interrogativo cruciale: come può la sinergia tra intelligenza umana e intelligenza artificiale diventare un catalizzatore per la generazione di originalità e innovazione? Questa domanda si colloca al centro del dibattito sul potenziale dell’IA di andare oltre il ruolo di mero strumento di supporto, per diventare un vero e proprio “volano” per nuove scoperte e progressi. In particolare, si esplora come questa collaborazione possa aprire nuove frontiere nell’affrontare le grandi sfide dell’umanità, dai cambiamenti climatici alla salute globale, spingendo i limiti del pensiero creativo e innovativo. In tale contesto, l’IA può non solo è in grado di elaborare e analizzare enormi quantità di dati più rapidamente di quanto un umano possa mai fare, ma anche di presentare questi dati in modi che ispirano nuove prospettive e soluzioni, ampliando così l’orizzonte della creatività umana.

Riflettendo sull’impatto storico e sulle potenzialità future dell’intelligenza artificiale, possiamo immaginare un’interessante ipotesi: se una mente brillante come quella di Alan Turing, già dotata di un’intelligenza e una visione straordinarie, avesse avuto accesso alle sofisticate capacità di un’intelligenza artificiale come quelle disponibili oggi, il suo approccio e i progressi nel campo dell’IA avrebbero potuto essere notevolmente più avanzati? Turing, che ha gettato le basi teoriche dell’informatica e ha contribuito alla nascita dell’IA, avrebbe potuto sfruttare gli strumenti AI moderni per esplorare e sviluppare concetti con una velocità e una profondità senza precedenti?

L’Invisibile Rivoluzione: come l’Intelligenza Artificiale sta silenziosamente trasformando il mondo produttivo

Considerando l’impressionante sviluppo delle AI generative, che supera di gran lunga le rappresentazioni iconiche come quella di HAL 9000 in “2001: Odissea nello spazio”, un film pionieristico nell’immaginario dell’interazione uomo-AI, diventa essenziale riflettere sulle conseguenze di una tale “collaborazione”.

Questa riflessione deve tenere conto di come l’interazione sempre più frequente con l’AI influenzi il tessuto sociale e relazionale, in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale diventa una presenza quotidiana. Allo stesso tempo, è cruciale considerare come evitare che l’uso eccessivo dell’AI conduca a una standardizzazione delle idee. Un tale rischio potrebbe paradossalmente limitare quella scintilla di originalità che ha contraddistinto i lavori di geni come Mozart ed Einstein.

Ad oggi queste preoccupazioni esistono, ma esiste anche la consapevolezza che l’AI sta iniziando a giocare un ruolo significativo anche in settori altamente innovativi come la fotonica, una delle principali fonti d’innovazione multidisciplinare del XXI secolo per l’industria europea ed italiana. Basti pensare che secondo l’ultimo Rapporto di Exactitude Consultancy, il mercato della fotonica crescerà 6.26% CAGR dal 2022 al 2029. Prodotti e i servizi fotonici potrebbero fornire un forte impulso positivo all’intera economia rafforzando non solo la competitività delle imprese italiane a livello globale anche in termini di nuovi posti di lavoro, altamente qualificati.

Questa sinergia tra AI e fotonica è destinata a giocare un ruolo chiave nello sviluppo tecnologico futuro.

Guardando al futuro, con l’innovativo 6G all’orizzonte, ci avviciniamo a un’epoca rivoluzionaria: un’era dove la simbiosi tra umano e macchina si intensifica, creando un tessuto digitale dove persone e macchine non solo coesistono, ma comunicano e collaborano in un intricato balletto di connessioni.

Iniziative come il Progetto Starline di Google, che utilizza l’intelligenza artificiale per creare immagini 3D di persone in tempo reale, sono esempi di come la realtà aumentata e altre tecnologie avanzate stanno ridisegnando le comunicazioni, con applicazioni potenziali anche nell’industria manifatturiera. Nell’industria manifatturiera (ma non solo), ciò potrebbe significare comunicazioni più efficaci attraverso incontri “quasi reali” a distanza tra i team dislocati in diverse sedi, facilitando la collaborazione su progetti complessi o la discussione di problemi di produzione in tempo reale.

Alla luce di queste tendenze, emergono anche innovazioni come il Rabbit R1, presentato al CES 2024 di Las Vegas. Questo dispositivo portatile rivoluzionario si adatta alle attività quotidiane degli utenti, segnando un passo significativo nell’evoluzione dei dispositivi AI, proponendo come alternativa agli smartphone tradizionali.

Allo stesso modo, ma in un contesto “diversificato” di innovazione, la nuova generazione di Moonwalkers debuttata al CES 2024 illustra come l’innovazione possa influenzare anche il settore manifatturiero. Questi sandali motorizzati combinano la mobilità dei pattini a rotelle con la praticità delle scarpe, potenzialmente migliorando l’efficienza del lavoro, riducendo la fatica e aumentando la sicurezza dei lavoratori.

L’importanza dello standard ISO/IEC 42001

Di fronte a tali sviluppi, la recente pubblicazione, datata 18 dicembre 2023, dello standard ISO/IEC 42001 assume un ruolo cruciale e rappresenta un passo significativo nel campo della regolamentazione dei sistemi di intelligenza artificiale. Sviluppato congiuntamente dall’Organizzazione Internazionale per la Standardizzazione (ISO) e dalla Commissione Elettrotecnica Internazionale (IEC), questo standard internazionale fornisce linee guida fondamentali per una gestione responsabile dei sistemi AI all’interno delle organizzazioni.

Esso offre un quadro per affrontare sistematicamente i rischi associati allo sviluppo e all’implementazione di sistemi AI, coprendo aree critiche come l’etica, la responsabilità, la trasparenza e la privacy dei dati. In un’epoca caratterizzata da rapidi avanzamenti tecnologici e crescenti preoccupazioni riguardo l’uso dell’AI, lo standard ISO/IEC 42001 si pone come uno strumento fondamentale per aiutare le organizzazioni a gestire efficacemente i rischi e a garantire un’applicazione dell’AI che sia non solo efficace e sicura, ma anche eticamente responsabile. Questo può contribuire significativamente a costruire e mantenere la fiducia tra le organizzazioni che implementano tali tecnologie e gli utenti finali, promuovendo un uso dell’intelligenza artificiale che sia sostenibile e accettabile a livello sociale

La nascita in Italia di commissioni come il Comitato di Coordinamento per l’Intelligenza Artificiale e la Commissione sull’Intelligenza Artificiale nel Giornalismo e nell’Editoria (nota anche come “comitato” o “Commissione Algoritmi”) rappresenta un importante punto di svolta nella riflessione nazionale sull’IA. Questi organismi simboleggiano un riconoscimento crescente dell’impatto dell’intelligenza artificiale su settori chiave della società e dell’economia.

Riorientamento vs estinzione

L’intelligenza artificiale (AI) è diventata una realtà imprescindibile nel tessuto della vita moderna. Un tempo dominio esclusivo di laboratori di ricerca e romanzi di fantascienza, oggi l’AI permea ogni aspetto della nostra esistenza quotidiana. La sua presenza si estende dai sistemi di raccomandazione che influenzano le nostre scelte di consumo online, fino agli algoritmi sofisticati che stanno rivoluzionando ogni settore.

Il recente periodo di lockdown, scatenato dalla pandemia globale, ha agito come un potente motore di cambiamento nell’evoluzione della tecnologia AI. Emergono domande intriganti: senza la spinta imprevista della pandemia, avremmo assistito a un’accelerazione simile? In questo scenario unico, l’intelligenza artificiale ha dimostrato di essere uno straordinario “strumento” abilitatore consentendoci un adattamento a scenari in costante evoluzione, svolgendo un ruolo cruciale nel garantire la continuità delle operazioni in settori chiave per l’economia, tra cui spicca l’industria manifatturiera. Ciò che stiamo vivendo non è solo un avanzamento tecnologico, ma un autentico cambio di paradigma che interessa la società a tutti i livelli.

Pertanto, mentre ci interroghiamo sul futuro del lavoro nell’era dell’intelligenza artificiale, una domanda più profonda emerge dalle nostre incertezze: ci troviamo di fronte al pericolo di diventare “i nuovi dinosauri” di una nuova era glaciale dominata dall’AI? È una prospettiva che invita alla riflessione.

Judea Peral con la sua celebre teoria della causazione esposta nel libro “The Book of Why” suggerisce l’importanza della causalità nella comprensione del mondo. Considerando questo punto di vista si potrebbe affermare che a differenza dei dinosauri, noi – immersi in un ambiente di percezioni sensoriali (5 sensi) e intuitive – possediamo la consapevolezza e la capacità di plasmare il nostro futuro.

In effetti, l’intelligenza artificiale, per quanto avanzata, è uno strumento creato dall’uomo, che riflette le nostre aspirazioni, i nostri valori e le nostre conoscenze. Piuttosto che temere una “estinzione” simbolica, questo periodo potrebbe essere visto una spinta propulsiva per un riorientamento verso lavori che enfatizzino qualità unicamente umane, e per una riflessione su come possiamo utilizzare l’AI per migliorare la qualità della vita globale.

Il nostro futuro sarà “definito” dall’IA? o possiamo aspirare a diventare i custodi consapevoli di un’era in cui tecnologia e umanità si fondono in modi che potenziano la dignità, la creatività e il benessere dell’intera specie umana? … da un punto di vista scientifico (e non filosofico) la risposta per molti di noi a questo interrogativo è “Ovviamente SI!”.

La sfida cruciale che ci attende è quella di nutrire e utilizzare la nostra intelligenza in modo tale da guidare l’IA verso un ruolo di collaboratore equilibrato. Questo processo richiederà un impegno costante al fine che l’IA sia uno strumento potente per il progresso collettivo senza perdere di vista i nostri valori fondamentali.

La domanda non è se l’IA plasmerà il nostro futuro – questo è un dato di fatto – ma come lo plasmerà. L’obiettivo è chiaro: “coltivare” la nostra saggezza umana per guidare l’IA in modi che arricchiscano e non diminuiscano l’esperienza umana.

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Fabio De Felice
Associate Professor, Università degli Studi di Napoli "PARTHENOPE", Dipartimento di Ingegneria
P
Antonella Petrillo

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