La strategia industriale europea per disegnare il futuro dell’industria dopo la pandemia

La strategia industriale europea è un documento con cui la Commissione delinea gli obiettivi e la roadmap per un’industria più resiliente, digitale e sostenibile. A causa della pandemia, la Commissione ha dovuto aggiornare, dopo poco più di un anno, il documento, spostando il focus sul rafforzamento del mercato unico europeo, sull’indipendenza in determinati ambiti strategici (materie prime, semiconduttori…), sulle PMI e intensificando le azioni rivolte all’accelerazione delle rivoluzioni digitale e green.

Pubblicato il 07 Dic 2021

Commissione europea


Rafforzare il mercato unico, l’indipendenza dell’Ue su settori strategici e accelerare la duplice transizione (digitale e green): questi sono i focus della strategia industriale europea. Una strategia che, pochi mesi dopo la sua presentazione, la Commissione ha dovuto rivedere, alla luce delle sfide e delle vulnerabilità emerse con la pandemia.

Infatti, il documento originale – che delineava la roadmap per un’industria europea più digitale e sostenibile – è stato presentato il 10 marzo 2020, il giorno prima che l’Organizzazione Mondiale della Sanità classificasse l’outbrake di Covid-19 come pandemia globale.

Nei mesi successivi, la pandemia ha evidenziato gli elementi di forza, ma anche le vulnerabilità, dell’industria europea. La crisi ha rivelato l’interdipendenza delle catene di fornitura globali e il valore di un mercato unico globalmente integrato.

Ha anche illustrato la necessità di una maggiore velocità nella transizione verso un modello economico e industriale più pulito, più digitale e più resiliente, al fine di mantenere e rafforzare la spinta dell’Europa verso una competitività sostenibile.

Strategia industriale europea, così la pandemia ha rimodellato i focus

Il documento originale (di cui abbiamo parlato in dettaglio in questo articolo), descriveva una strategia basata su tre pilastri: gli interventi necessari a promuovere la competitività del mercato unico europeo – porre le condizioni per far crescere le aziende, aumentare dimensione, impatto e integrazione del mercato unico e rafforzare gli scambi commerciali dell’Ue con i mercati globali –, rispettare gli obiettivi stabiliti dal New Green Deal e la strategia per un’Europa digitale, con investimenti in tecnologie strategiche, quali Intelligenza Artificiale (AI), 5G, data e metadata analytics.

La valutazione dell’impatto della pandemia sull’economia europea ha reso evidente la necessità di aggiornare la strategia, per adattarla a una realtà decisamente diversa da quella che era l’economia europea pre-pandemia: il 2020 ha infatti fatto registrare una contrazione del Pil europeo del 6,3%, accompagnato da significanti perdite di fatturato e di posti di lavoro.

Nonostante il rimbalzo di quest’anno, che la Commissione prevede continuerà anche nel 2022, la riduzione dei piani di investimento privati a breve termine – secondo le stime della Commissione, nel 2021 il 45% delle aziende europee ha ridotto gli investimenti – e il numero crescente di imprese consolidate che si trovano di fronte a significativi problemi di liquidità indicano che la ripresa richiederà tempo e un sostegno continuo.

Tra i focus della strategia industriale europea, ampio spazio è dato al rafforzamento del mercato unico europeo. Un mercato che, come hanno dimostrato i periodi di lockdown che hanno interessato molti Paesi europei, è ormai integrato e interdipendente. E se questa integrazione è stata sempre considerata un elemento di forza del mercato unico – con la possibilità di libero movimento di persone, merci e servizi –, la pandemia ne ha anche dimostrato i limiti.

La sospensione della libertà di movimento, sottolinea la Commissione, ha minato la solidarietà europea e ostacolato, almeno nelle prime fasi della pandemia, una risposta coordinata alla crisi. Le forniture sono rimaste bloccate alle frontiere (nel secondo e nel terzo trimestre del 2020 si è registrata una flessione del 24% negli scambi intra-Ue), i prezzi del trasporto aereo sono saliti alle stelle (perché gli aerei sono rimasti a terra) e gli squilibri nei flussi commerciali hanno portato a una carenza di container marittimi.

Per questo, la Commissione ha proposto la creazione di uno strumento di emergenza per il mercato unico, in grado di fornire una soluzione strutturale per garantire la disponibilità e la libera circolazione di persone, beni e servizi anche in caso di eventuali crisi future

Inoltre, all’interno del report annuale sul mercato unico, la Commissione ha individuato 14 ecosistemi industriali che verranno monitorati per meglio analizzare i bisogni e le problematiche delle aziende europee: edilizia; industrie digitali; sanità, agroalimentare; energie rinnovabili; industrie ad alta intensità energetica: trasporti e industria automobilistica; elettronica; tessile; aerospaziale e difesa; cultura e industrie culturali e creative; turismo; prossimità ed economia sociale e commercio al dettaglio.

Dall’analisi è emerso come la pandemia non abbia colpito tutti i settori (e i cittadini) in egual misura: mentre il turismo è stato colpito più duramente e il tessile, la mobilità e le imprese culturali e creative affrontano una ripresa più lenta e irregolare, l’ecosistema digitale ha aumentato il suo fatturato durante la crisi.

strategia industriale europea ecosistemi

Valutazioni che hanno spinto la Commissione ad aggiornare la strategia industriale europea ad appena un anno dalla sua pubblicazione, precisando però che il documento “non sostituisce né completa quello scritto un anno prima, perché la strategia industriale europea deve considerarsi ancora un ‘work in progress'”.

Un’altra lezione che può essere appresa dalla pandemia riguarda l’approvvigionamento di prodotti strategici per l’Unione. L’interruzione di catene di fornitura globali ha infatti impattato significativamente sulla fornitura di specifici prodotti e input essenziali per l’economia e la società dall’Unione, come nel caso delle forniture mediche.

Ed è proprio per questo che la nuova strategia si basa su una migliore comprensione delle dipendenze strategiche attuali e future dell’Europa. Un’analisi che, sottolinea la Commissione, “fornirà la base per lo sviluppo di misure politiche basate sui fatti, proporzionate e mirate per affrontare le dipendenze strategiche, salvaguardando l’economia aperta, competitiva e basata sul commercio dell’Ue”.

L’Europa che si intende costruire con la strategia industriale aggiornata è, quindi, un’Europa che “continuerà a mostrare la sua preferenza per la cooperazione e il dialogo internazionale, ma anche la sua prontezza nel combattere le pratiche sleali e le sovvenzioni straniere che minano la parità di condizioni nel mercato unico”.

Ma la pandemia ha anche dimostrato i vantaggi che le aziende possono trarre intraprendendo le strade verso una trasformazione digitale e verde del proprio business. Non solo, la rottura di molte vecchie abitudini, metterà molte aziende nella condizione di accelerare queste trasformazioni.

L’aggiornamento della strategia prende dunque in considerazione gli elementi di cui le aziende hanno e avranno bisogno per intraprendere questo percorso accelerato, come l’accesso all’energia pulita (a prezzi giusti) e una forza lavoro in possesso delle giuste competenze.

Le dipendenze strategiche dell’Unione europea

La scarsità di dispositivi di protezione personale durante le prime fasi della pandemia e tutti i problemi legati all’approvvigionamento di materie prime necessarie alle industrie europee hanno acceso i riflettori sulla necessità di raggiungere un’autonomia in settori strategici all’economia e alla società dell’Unione.

Al fine di avere un quadro più chiaro della situazione, la Commissione ha realizzato una prima analisi dettagliata di quei settori strategici in cui è troppo dipendente da Paesi terzi.

L’analisi ha portato all’individuazione di 6 settori chiave:

  • le materie prime strategiche all’Unione, il cui consumo si stima crescerà del 40% entro il 2024. Tra queste (circa 30 quelle individuate) troviamo terre rare, gallio e indio, silicone e metalli del gruppo del platino. In questi, l’Ue è molto lontana a raggiungere l’indipendenza. Il 98% delle scorte di terre rare utilizzate dall’Ue, infatti, proviene dalla Cina, il 98% del boro dalla Turchia e il 71% dei metalli del gruppo del platino dal Sud Africa. Inoltre, le restrizioni all’export di questi prodotti stanno progressivamente aumentando, quindi l’approvvigionamento diventa sempre più problematico
  • principi attivi farmaceutici (API), che sono prevalentemente prodotti in Cina e in India
  • batterie al litio, il cui fabbisogno si stima incrementerà notevolmente nei prossimi anni all’interno dell’Unione (anche in virtù dei piani europei per costruire diverse gigafactory sul territorio dell’Unione), con una crescente necessità sia di materie prime per la produzione (litio e cobalto), sia di materiali processati e componenti. In questo settore, tuttavia, si vede ancora una predominanza dei Paesi Asiatici, con 7 grandi aziende asiatiche che, al 2020, possedevano circa il 75% della capacità produttiva totale
  • idrogeno, cruciale per l’attuazione della strategia di decarbonizzazione dell’Unione. In questo ambito, l’Ue dovrà concentrarsi sia nel trovare fonti affidabili di idrogeno pulito, che nella riduzione della dipendenza da altri Paesi per quanto riguarda le materie prime necessarie alla produzione, quali elettrolizzatori e celle a combustione
  • semiconduttori, dove l’Europa dipende prevalentemente da Stati Uniti per strumenti di progettazione e dall’Asia per la fabbricazione. Queste componenti, essenziali degli smart device che utilizziamo ogni giorno, diventano sempre più difficili e costosi da produrre, mentre aumenta il loro peso nelle relazioni geopolitiche tra Paesi
  • cloud ed edge computing, la cui adozione è stata accelerata dalla pandemia, ma dove l’Ue si trova in una posizione di inferiorità rispetto ad altri Paesi. Inoltre, man mano che l’adozione aumenterà, come suggeriscono le previsioni, la dipendenza da Paesi terzi pone importanti questioni relative alla sicurezza dei dati dei cittadini europei

Dipendenze che l’Ue conta di affrontare attraverso partenariati internazionali diversificati, per garantire che il commercio e gli investimenti continuino a svolgere un ruolo chiave nello sviluppo della nostra resilienza economica. A questi si uniranno alleanze industriali, che forniscono una piattaforma ampia e aperta in linea di principio e che presteranno particolare attenzione all’inclusività per le start-up e le PMI.

La Commissione sta preparando il lancio dell’alleanza per le tecnologie per i processori e semiconduttori e dell’alleanza per i dati industriali, l’edge e il cloud, e sta valutando la preparazione di un’alleanza per i vettori spaziali e di un’alleanza per un’aviazione a emissioni zero.

Oltre a questo, si pianifica di intensificare lo sforzo per dirottare i fondi pubblici sugli Importanti progetti di interesse comune europeo (IPCEI) in aree in cui il mercato da solo non può fornire innovazioni rivoluzionarie, come nei settori delle batterie e della microelettronica.

Gli Stati membri e le aziende hanno espresso congiuntamente l’interesse ad impegnarsi in ulteriori IPCEI, come il cloud di prossima generazione, l’idrogeno, l’industria a basse emissioni di carbonio, i prodotti farmaceutici e un secondo IPCEI sui semiconduttori all’avanguardia.

La Commissione esaminerà attentamente questi piani di progetto e, se i criteri sono soddisfatti, li accompagnerà man mano che raggiungono la maturità. In casi appropriati, come nel caso delle batterie, le alleanze industriali possono
aiutare a preparare tali IPCEI.

strategia industriale europea dipendenze strategiche
I Paesi da cui l’Ue dipende maggiormente nei settori strategici.

Più attenzione alle PMI

La pandemia ha particolarmente colpito le piccole e medie imprese: il 60% di esse, a livello europeo, ha infatti riportato un calo di fatturato nel 2020 e un calo di occupazione dell’1,7% (equivalente a 1.4 milioni di posti di lavoro persi).

Tenuto conto l’alto potenziale innovativo di queste imprese, la valutazione del possibile impatto sulle PMI è un focus costante della strategia industriale europea, a cominciare dalle normative.

Infatti, la Commissione ha deciso di adottare un approccio che definisce “one-in, one-out”, che consiste nel compensare qualsiasi nuovo onere per i cittadini e le imprese derivante dalle sue proposte eliminando un equivalente onere esistente nella stessa area politica. Un approccio che, secondo la Commissione, andrà a vantaggio soprattutto delle PMI.

Al sostegno delle PMI è dedicata una strategia mirata all’interno del piano di sviluppo industriale europeo, dove la Commissione ha sottolineato la necessità di migliorare l’equità nelle relazioni B2B per sostenere le PMI che, a causa di asimmetrie nel potere contrattuale con le organizzazioni più grandi, sono soggette a pratiche e condizioni commerciali sleali, sia online che offline.

E alla luce dell’importanza strategica dell’e-Commerce per il business sottolineata dalla pandemia, ridurre questi rischi è fondamentale. Anche a questo si rivolge la legge sui mercati digitali dell’Unione, che propone una serie di norme comuni sugli obblighi e la responsabilità degli intermediari in tutto il mercato unico, che aprirà opportunità per tutte le imprese, comprese le PMI, e garantirà un elevato livello di protezione a tutti gli utenti.

A questo si aggiunge il lavoro dell’Osservatorio Ue sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, fortemente voluto dalla Commissione, visto che il 40% dei business all’iterno dell’Unione viene pagato in ritardo e che la pandemia ha fatto ulteriormente slittare i pagamenti (in media di ulteriori 30 giorni).

Trenta giorni che, per una PMI e in questo preciso momento storico, possono portare al fallimento dell’impresa. Per questo nella strategia industriale la Commissione ribadisce che presenterà la proposta per la creazione di un Alternative Dispute Resolution scheme, per risolvere questo tipo di controversie.

Oltre a questo strumento, nel breve termine la Commissione è pronta a mobilitare investimenti significativi rivolti proprio alle PMI. Inoltre, la Commissione prevede che lo sportello a loro dedicato all’interno del piano InvestEU – la strategia europea volta ad aumentare gli investimenti in Europa, sostenere la ripresa e preparare l’economia per il futuro – potrebbe innescare 45 miliardi di euro di investimenti nelle PMI entro la fine del 2023.

Ma non basta, perché per cercare di arginare l’aumento dei fallimenti tra le piccole e medie imprese, la strategia industriale europea prevede ulteriori azioni, strumenti di tutela e incentivi. Nel documento, infatti, la Commissione si impegna anche a:

  • promuovere lo scambio di buone pratiche a supporto delle imprese e dei loro investimenti adottate dagli Stati membri
  • accelerare il lavoro sul finanziamento azionario per le PMI, espandendo il sostegno al capitale di scala, agli investimenti strategici e alle offerte pubbliche iniziali (IPO). Un lavoro che, secondo la Commissione, attiverà investimenti in tecnologie verdi e digitali in tutte le fasi della vita di una PMI, dalle start-up alla fase di crescita ed espansione, fino all’uscita sui mercati pubblici. Un nuovo Fondo IPO pubblico-privato, inoltre, sosterrà le PMI e le mid-cap lungo (e oltre) il processo di quotazione
  • nuove misure per una tassazione più giusta e sostenibile, che tenga conto dei bisogni delle PMI. Misure che la Commissione ha delineato nella “Comunicazione per una tassazione di business per il XXI secolo
  • revisione delle misure dello State aid Temporary Framework per valutarne l’efficacia e stabilire gli interventi necessari

Anche all’interno della strategia per accelerare la transizione digitale e verde (di cui parleremo nel prossimo paragrafo), non manca un focus sulle PMI. Per aiutarle con gli investimenti necessari a sostenere queste trasformazioni, infatti, la Commissione prevede la creazione di consulenti per la sostenibilità, figure che presteranno consulenza dedicata alle PMI e che saranno pienamente in atto a partire dal 2022.

La strategia industriale europea per accelerare la trasformazione digitale e green delle imprese

Già nella precedente strategia la Commissione aveva predisposto delle misure, alcune delle quali già implementate, per sostenere la trasformazione digitale delle imprese e indirizzarle lungo il cammino per il raggiungimento di una maggiore sostenibilità.

Con la revisione del documento, la Commissione ha voluto incrementare questi sforzi, legando a ciascun ecosistema industriale individuato dei percorsi specifici rivolti alla duplice transizione. Percorsi che devono essere co-progettati coinvolgendo industrie, autorità pubbliche, parti sociali e altri stakeholder, per offrire una chiara visione (con un approccio “bottom-up”) della scala, dei costi, dei benefici a lungo termine e delle azioni necessarie per accompagnare la doppia transizione per gli ecosistemi più rilevanti.

Un focus particolare verrà riservato all’industria dell’acciaio, con un’analisi dettagliata su cosa significa la transizione verde e digitale per questo particolare settore e mettendo il luce il ruolo delle misure politiche dell’Ue a sostegno della trasformazione di  questa industria.

Anche per questo, la Commissione si è assicurata che nei piani di ripresa e resilienza dei singoli Stati membri, almeno il 37% delle risorse fossero dedicate a investimenti green e almeno il 20% a quelli nel digitale.

Inoltre, per sostenere gli sforzi a favore della ripresa e sviluppare capacità verdi e digitali, la Commissione sosterrà gli Stati membri in progetti comuni volti a massimizzare gli investimenti nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza

Alcuni Stati membri hanno segnalato la loro intenzione di includere nei loro piani nazionali progetti multinazionali, pertanto la Commissione sta valutando le opzioni per un meccanismo efficace per accelerare l’attuazione di tali progetti, consentendo in particolare una possibile combinazione di finanziamenti degli Stati membri e dell’Ue.

Altro elemento chiave della strategia saranno le azioni per promuovere gli accordi di acquisto di energia rinnovabile all’interno della proposta di Direttiva sull’energia rinnovabile. In questo ambito, la Commissione collaborerà con gli Stati membri per accelerare gli investimenti nelle energie rinnovabili e nelle reti elettriche e rimuovere gli ostacoli.

Per mettere insieme finanziamenti pubblici e privati a favore della ricerca e dell’innovazione nel campo delle tecnologie e dei processi a bassa intensità di CO2, la Commissione continuerà anche a promuovere dei partenariati europei all’interno del Programma Horizon.

Questo – insieme a tutti gli strumenti agevolativi, al Consiglio europeo dell’innovazione e l’Istituto di innovazione e tecnologia – sosterrà l’ecosistema di innovazione paneuropeo per la transizione verde e digitale.

Gli investimenti e le azioni per migliorare le competenze della forza lavoro

Per sostenere la duplice transizione ci sarà bisogno delle giuste competenze. A questo proposito, già nel luglio 2020, la Commissione aveva pubblicato la sua Agenda per le competenze, che fissava gli obiettivi da raggiungere sul capitale umano nei prossimi cinque anni e che era già stata integrata alla versione originale della strategia industriale europea.

Al centro dell’agenda vi sono diverse azioni rivolte al coinvolgimento della popolazione in età lavorativa nei percorsi di upskilling e reskilling, oltre ad un focus sulle competenze digitali di base, che la Commissione vuole estendere a un ulteriore 25% della popolazione entro il 2025. Questo vorrebbe dire che almeno 230 milioni di persone dovranno possedere, entro il 2025, competenze digitali di base.

strategia industriale europea competenze

Obiettivi che l’Ue intende raggiungere con una strategia basata su 12 passi per mobilitare gli investimenti in formazione, monitorare il fabbisogno in settori strategici e promuovere la collaborazione transnazionale tra gli istituti universitari e di ricerca degli Stati membri.

Percorsi che non saranno rivolti soltanto ai lavoratori, ma anche ai giovani, che sono tra le categorie sociali più colpite dagli effetti della pandemia, la Commissione sta infatti pensando di delineare un quadro di “competenze per la vita”, ovvero sosterrà l’apprendimento di giovani e adulti di tutte le età su aspetti quali le competenze civiche e l’alfabetizzazione mediatica, nonché finanziaria, ambientale e sanitaria.

Inoltre, per promuovere lo sviluppo di competenze chiave, l’agenda prevede che la Commissione valuterà l’introduzione di diritti alla formazione.

Tra le iniziative più importanti dell’agenda vi è il Patto per le competenze, che mira a mobilitare tutti i partner per offrire maggiori e migliori opportunità di formazione e per sbloccare gli investimenti pubblici e privati in tutti gli ecosistemi industriali e di competenze.

Il Patto sostiene partenariati di competenze su larga scala per ogni ecosistema, alcuni dei quali hanno già presentato impegni di qualificazione (industria automobilistica, microelettronica, aerospaziale e della difesa).

Le tavole rotonde sulle competenze, organizzate dalla Commissione con le parti interessate di ogni ecosistema, copriranno tutti gli ecosistemi entro la metà del 2021 e contribuiranno alla progettazione e all’attuazione dei percorsi.

Le Giornate europee dell’industria

Il successo della strategia industriale europee si basa anche sulla capacità di mobilitare interesse di tutti gli stakeholder per delineare, insieme, il futuro dell’industria europea.

Per questo scopo, ogni anno (dal 2017) vengono organizzate le giornate europee dell’industria (EU Industry Days), un evento che chiama a raccolta gli industriali europei per discutere le sfide dell’industria e sviluppare insieme opportunità e risposte politiche in un dialogo inclusivo con tutte le parti interessate.

Delle giornate che servono, inoltre, per informare i cittadini sulle politiche industriali a livello europeo, nazionale e regionale e per assicurare che le politiche siano in linea con gli obiettivi stabiliti.

Ogni anno queste giornate si incentrano su tematiche diverse. L’edizione del 2022, che si terrà dall’8 all’11 febbraio, stimolerà le discussioni tra gli ecosistemi industriali sui loro percorsi verdi e digitali, per rafforzare la resilienza delle aziende e delle PMI europee.

Inoltre, l’evento tenterà di analizzare come la giovane generazione europea può plasmare il futuro dell’industria dell’Ue, in linea con la proposta della Commissione di fare del 2022 l’anno europeo della gioventù.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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